Vita Nova - anno II - n. 2 - febbraio 1926

risparmjare all'Italia l'onta di un 'umiliante ipoteca, ma ottenere anche un compenso economico dei sacrifici di sangue: giacché facendosi un fronte bellico unico, era ragionevole che tosse unico anche il fronte finanziario; e, nella previsione della vittoria finale, condurre i negoziati in modo che l'esclusione dalla preda terri-- toriale fosse compensata da agevolazioni economichf. Ma che si poteva aspettare da un governo, il quale non solo non aveva compreso la minaccia che incombeva sull' Europa (mentre essendo rimasto nel gabinetto Salandra il conte di S. Giuliano che era stato ministro degli Esteri con Giolitti, non poteva · essere ignoto il progetto dell'Austria di un 'azione combinata contro la Serbia), ma si mise subito a governare democraticamente, fingendo di ignorare le cospirazioni note perfino al sottoscritto che fruttificarono nella settimana ros~a? Un ministro coscienzioso, anche a non essere un genio come il conte di Cavour, avrebbe, appena insediato nel potere, pensato a prepararsi una linea di condotta nel caso di una conflagrazione che poteva essere anche, come fu, a breve scadenza, e non si sarebbe lasciato sorprendere dagli eventi. Ma Sa-- landra trovò più liberale e più democratico continuare le ineffabili tradizioni giolittiane, secondo le quali non gli interessi del paese, ma le clientele parlamentari stavano in cima ai pensieri del governo. In tempi tranquilli, pur deplorandolo, si poteva spiegare quest'andazzo, perché la mancanza d'un pericolo per la propria sicurezza fa adagiare i popoli nell'inerzia e i governi secondano quest'apatia; ma solo per l' incoscienza più supina si può rimanere passivi di fronte a un pericolo imminente: solo con la mancanza d'ogni senso di responsabilità si spiega la leggerezza di far trovare il paese impreparato in un conflitto, la cui effettuazione doveva essere messa in bilancio da chi · era in possesso di elementi di giudizio vincolati col segreto diplomatico. E per tanta colpevole imprevidenza ci trovammo ali' infuriare della bufera disar -- mati, spettatori impotenti d'un colpo di mano, incapaci d'ogni energica risoluzione. Si dovette incominciare allora la preparazione materiale e purtroppo anche la preparazione morale, poiché grazie alla criminosa tolleranza dei passati governi, ma specialmente di quello di Salandra, allo scoppio della guerra europea la propaganda antinazionale aveva comin..- ciato, e più che cominciato, a smerigliare lo spirito militare e l'amore di patria. Quando poi .si fu in grado di entrare in campagna, e far pesare sulla bilancia la forza del nostro esercito, si credette a una rapida liquidazione della guerra, pur non essendo ignoti i formidabili apprestamenti difensivi dell'Austria alla frontiera italiana, pur conoscendosi gli svantaggi della nostra iniqua frontiera. Con gente così priva non solo di genialità e di sagacia, ma di ogni elementare criterio di governo, si spiega come, malgrado il prezioso contributo del nostro esercito alla guerra contro le potenze centrali, gli uomini nelle cui mani si trovavano disgraziatamente i destini d'Italia potessero far discendere l'Italia dal grad:> di concorrente alla lotta comune, alla condizione di un ausiliare accolto per somma benignità e grazia da coloro di cui veniva a rialzare le sorti e a rinvigorire la fede nella vittoria finale. Ricapitolando si può così presentare la figura di Antonio Salandra, capo del governo nel periodo più difficile e più tragico della nostra esistenza nazionale: 1) Il ministro della Settimana Rossa, che informa la sua condotta alla più colpevole acquiescenza mentre si maturavano rivolte di carattere anarcoide, e compie le più vergognose dedizioni ai partiti parricidi, cooperando con questi amichevolmente mediante le persecuzioni agli agenti del governo che avevano difeso -l'autorità dello Stato. 2) L' incosciente complice dei sovversivi nel sabotaggio dell'esercito durante il periodo prebellico, e I' incoraggiatore alla diserzione in grazia dell'iniqua sperequazione di trattamento tra chi esponeva la vita nelle trincee in mezzo ali' inclemenza della stagione," e chi lavorava tranquillamente nelle officine. 3) Il ministro che ha fatto scempio del prestigio e del valore della nostra alleanza, permettendo un' indecorosa ipoteca sul nostro patrimonio aureo, ·invece di mettersi in grado di dettare condizioni anche discrete, per l' intervento. Il recriminare sarebbe sterile soddisfazione se quest'uomo coi suoi discorsi - riconosciamolo pure - magistrali, sull'autorità dello Stato, impareggiabile emulo del padre Zappata, e col ritirare l'appoggio al governo di Mussolini nel momento in cui· la defezione era illogica e colpevole, non avesse rivelata la sua libidine del potere e le buone disposizioni ali' assalto della diligenza ministeriale. Ma vivaddio, il popolo italiano non vuole essere più deliziato da retori leggeri e vanitosi, avendo pagato assai cara la fiducia riposta nella loro rumoreggiante fraseologia; e molto meno ha vaghezza di rinnovare le vicende crisaiuole a base di compromessi che paralizzano ogni sana iniziativa e minano la stabilità di ogni governo, cui stanno più a cuore le sorti del paese che la~cautela verso le manovre subacquee delle consorterie di Montecitorio. VINCENZO COSTANZI ZANARINI • Pasticcerie / t ca ·no Bian o l ,,

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