VITA NOVA ma non rideva nè sorrideva mai. Riguardava a lungo, con gli occhi modestamentè quieti, ma fissi; e la bionda dolcezza del sangue sassone pareva temperare non so che, non dirò rigido, e non vorrei dire imperioso, che domina alla radice della fronte; e tra ciglio e ciglio un· corusco fulgore di aquiletta balenava su quella pietà di donna. Della soavità di colomba, de' sorrisi più rosei, ella, la discendente degli Amidei e di Vitichindo, è cortese al popolo: in palazzo è regina ". La democrazia insorse a protestare; i giornali conservatori, pur non tacendo la loro compiacenza, ad ammonire, così, per esempio: " Il Professore Carducci avrà veduto che il soldato di Villafranca può essere giudicato in un modo un po' più benevolo di quello che ha usato qualche volta una musa imbizzita " . Agli attacchi rispose veemente e ironico; a questa insinuazione invitò gli scrittori· del Farr/ulla a ricercare ed a citare un verso o un periodo qualunque " nel quale sia espresso un giudizio qualunque su Umberto principe o su Umberto re ". Ma al disopra delle querele e degli attacchi si rammaricava di " apparire ingrato e disobbligante " a chi " m'abbia fatto segno di benevolenza e di attenzione ". " E veda - diceva a Luigi Lodi - se io no_n fossi io, cioè il poeta (come mi chiamano) della democrazia, poco mi ci vorrebbe per mostrare a questi monarchici borghesi come uno può esser cavaliere senza aver mai a' suoi giorni portato una croce ''. Lodi. Faccia un'ode alla Regina - suggerì Luigi Chi sa, - rispose. La mattina dopo cominciava a scrivere la prima strofa dell'Ode alla Regina d'Italia ... 11 - Onde venisti? quali a noi secoli sì mite e bella ti tramandarono? fra i canti de' sacri poeti dove un giorno, o regina, ti vidi? *** Fu uno scandalo! La reazionaria Perseveranza affermava che '' al suono delle odi alcaiche gli evoluzionisti volevano seppellire la monarchia "; i repubblicani gridarono al transfuga e peggio. Carducci non risparmiò le sue saette: " I più, dal repubblicano fra' Ghisleri al gesuita padre Zocchi, per la penna che sa. le tempeste intesero la penna d'oca o vero questa povera cannella con la punta d'acciaio che finisce di vergare queste pagine tristi. Ah vii maggioranza! A te il suffragio universale, e tante scatole di penne di ferro quante servano a scrivere altrettanti romanzi che t'appestino e muoian con te. Ma strofe a te, mai. Sciagurato il poeta che pensi a te! Da lui la strofa alata rifugge su penna d'aquila o d'usignolo, cantando Odi pro/anum vulgus et arces ''. Ed all'amico Achille Bizzoni, che aveva creduto a lui diretta l'apostrofe che il Carducci indirizzava ad Arcangelo Ghisleri, spiegava i sentimenti che l'avevano spinto a scrivere l'Ode: I Bib ioteca Gino Bianco " Prima di tutto, la Regina amava e sapeva a mente le Odi barbare... Ora, per un poeta, che una gentile e culta signora lo approvi è delle massime soddisfazioni. Se questa signora non fosse stata la Regina d'Italia, ne~suno mi avrebbe recato a colpa di dimostrarle la mia gratitudine. Ora, perchè ella è regina e io sono repubblicano, mi sarà proibito d'essere gentile, anzi dovrò essere villano? In secondo luogo, fu la Regina che persuase il Ministro dell'Interno a darmi l'onorificenza del merito civile di Savoia. lo rinunziai a quella onorificenza e all'annessa pensione. Dopo ciò mi pareva di poter esser libero di mostrare alla Regina che io le ero riconoscente anche di quella che per lei era la somma dimostrazione di stima. In terzo luogo, la Regina è bella e gentilissima signora, che parla molto bene, che veste stupendamente: Ora non sarà mai detto che un poeta greco e girondino passi innanzi alla bellezza e alla grazia l '' senza sa utare . I I I. Ma ci tenne il Carducci ad essere ancora considerato repubblicano, e tale lo crederono specialmente gli studenti, tanto che nel 1891, per avere accettato,. col Crispi, di inaugurare la bandiera dei giovani monarchici, si ebbe quella clamorosa dimostrazione seguìta da un più clamoroso processo. Appena entrato nell'aula, fu accolto da fischi assordanti e da grida. Carducci guatò con i suoi occhietti lampeggianti quella turba, poi salì su un tavolo '' per ricevere in pieno petto gli oltraggi ". Ciò più inviperì gli energumeni. " E da poi che, narrava il Carducci (1), i miei alunni si erano stretti intorno a me e anche le signorine vollero (dicevan esse) stare con me~ ammiratori e spasimanti si ruinarono contro la tavola,. fracassarono le lampade, mandarono in pezzi più assi della cattedra, e rintuzzarono me e le signorine tra la cattedra e il muro tanto che la respirazione diveniva ogni momento più difficile e la stretta era non senza pena e pericolo ... ". E tutta quella gazzarra perchè? Lo disse un reduce dei Mille, il cav. Damiani, che pur era accorso in difesa del Professore, in Tribunale: " Il nome di Carducci fu sempre tenuto nell'Università bolognese tra i più radicali: a ragione o a torto, non so. L'evoluzione politica di Carducci data da lungo tempo (Ode alla Regina, Il Piemonte, Per la memoria -Ji Carlo Alberto, ecc.). E nessuno disse niente. Non fu dunque quest~ la causa principale o determinante. Purtroppo venne la questione della bandiera che opportunamente si escluse dalla Università (pensate : era un patriota decorato di medaglia d'oro a parlar così. ... !) Ma un circolo di studenti moderati ebbe una bandiera da signore bolognesi. E per solen .. nità ali' inaugurazione di essa, invitarono Crispi e (1) Gazzetta dell'Emilia del 19 marzo 1891. •
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