• 4 VITA NOVA Sono pronto ad assumere la mia parte di responsabilità per le mie mancanze. Desidero che anch'essi, in buona fede, facciano un po' d'esame di coscienza. Quelli che sono chiamati a far parte delle commissioni giudicatrici rappresentan~ il legislatore stesso, e hanno l'obbligo di esaminare con perfetta aderenza ai motivi ispiratori della riforma. Chi 110nsi sentisse da tanto, o, peggio, in cuor suo non fosse ancora persuaso della bontà di essa, farebbe cosa onesta a rifiutare. La riforma resterà lettera morta, se l'esami- . natore non comincia, lui per primo, ad applicarla. Se gl' insegnanti vedono che tutta la novità dell'esame di stato consiste meramente nel fatto che i loro alunni sono esaminati da altri, sopporteranno in pace questo che molti cli loro considerano ancora come una specie di offesa personale: si consoleranno con l'onore che a turno vien loro concesso di passare da offesi a offensori, e seguiteranno, offesi od offensori, a battere la stessa strada nel loro insegnamento. Se nessun animale, in generale, ama cibarsi de' suoi simili, tanto meno ·I' uomo: l'antropofagia non è da persone civili, e gl' insegnanti, in generale, sono persone molto civili. Spero che nessuno vorrà fraintendermi. lo non dico che l'esaminatore, giudice a traverso dei candidati, de' suoi colleghi, debba erigersi a loro maestro. Può darsi anche eh' egli valga cli meno per ·ingegno e per cultura. Ma non deve valere di meno per intelligenza e per fede in quello ch'è il·suo compito di interprete dello spirito fondamentale della riforma. Soltanto in questo modo egli sarà un giudice degno. Soltanto cosi i presidi avranno uno stimolo a interessarsi seriamente di come vanno le cose nei propri Istituti: di come vanno f e cose, non esteriormente: ché esteriormente non andavano tanto male neppur prima della Riforma Gentile. Ma come vanno interiormente, in quelli che il legislatore ha indicati come fini clell' insegnamento culturale e della formazione mentale dei giovani. Che si sappia, ha avuto modo nessun preside di accingersi a questa opera di formazione di un corpo insegnante affiatato con lo spirito piu vero e fecondo dei programmi ~ Se essi si limitano a vigilare che gl' insegnanti faeciano lezione e propinino agli iblioteca· Gino Bianco ' scolari quella certa quantità di materia, che serva di viatico per affrontare la sorte del1 'esame (sorte buona -o cattiva a seconda che buono o cattivo sarà l'esaminatore), - tradiranno, essi per primi, l' importantissimo compito che la legge ha affidato a loro. Lo sforzo di affinamento dell' intelligenza degli insegnanti mi par corra il rischio di esser morto sul nascere. Per molti indizi è convali- . dato il sospetto che nella forma nuova additata dal legislatore tenda ad adagiarsi tranquillo, pari pari, lo spirito della vecchia scuola, del vecchio insegnamento, tutto preoccupato del contenuto e della quantità, poco o nulla del . valore educativo e dell~ qualità. Che il giovane sappia e ricordi al momento dell'esame: non per la vita, per se stesso. Cultura vana, dunque, che si può anche apprender presto, così come presto si dimentica. Uomini che sentano I' importanza e il fascino di certi problemi, uomini pensosi e volitivi, di intelligenza e di . . . carattere, per questa via non ne usciranno neppure dopo la riforma Gentile, se dopo questa le cose seguitano come prima, peggio di prima. Anche peggio, infatti, in certi casi : dove la necessità di cambiar metodo al~eno in apparenza ha indotto alcuni insegnanti mal destri a contaminare il nuovo col vecchio in tale ibrido connubio, che, mentre non genera nulla di buono nel senso della novità, perde anche quel poco che pur valeva qualcosa nel metodo precedente. E vero che la riforma della scuola sarà opera necessariamente lenta, e che le speranze maggiori dobbiamo riporle nei giovani che prenderanno il posto dei vecchi insegnanti. Ma, a un patto : che i giovani non vengano su peggio dei v~cch1,_o come i vecchi. Chi li formerà questi giovani, se non gli attuali insegnanti? Bisognerà, dunque, che questi si decidano, una b:uona v?lta, a ringiovanire: a tentare, per lo · meno, di trovare nel fondo della loro cultura e. de! loro c~or~ una_ parola nuova, una parola d1 vita, per I g1ovam della nuova generazione. Forse è una questione di buona volontà e di fede, pili ancora che di dottrina e d' ingegno. ~ se è cosl, come fermamente credo, e poiché ingegno e cultura non mancano in generale n~gl' in~e~nanti delle nostre scuole, tanto maggiore diviene la colpa di chi manca al dovere
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