Vita Nova - anno II - n. 1 - dic. 1925-gen. 1926

NOI E GLI ALTRI SPUNTI POLEMICI IL '' CORRIERE D' ITALIA ,, E NOI. Un nostro spunto polemico ha suscitato le ire dei colleghi del Corriere d'lt'alia i quali ci accusan? di aver accuniulato ,sul loro atteg- ~1ame~to politi~o parecchie ingiurie. C1 duole ,d1dover ,d'ire che ciò non è esatto: noi non abbiamo l' abitudine ,d'ingiuriare nessuno, perc·hè non facci amo mai que-stioni puramente personalistiche. Riconosciamo che siamo stati vivaci, anzi troppo vivaci, ma non intendevamo per nulla offend1 ere i colleghi del Corriere d' ltalia, che fanno bene benissimo a difendere le loro idee' . ' ma, sper1am,o, che non vorranno pretendere che noi non d'ifendiamo le nostre, che sono molto diverse dalle loro. In fondo, che cosa sostenevamo : noi ? Ch.e ilo stato fascista non si può .identificare collo Stato cattolico. C·he è un concetto che sosten ... gono persino i fascisti ch·e mi1lita- . vano nel nazionalismo. ' li Corriere d'Italia dice di no e s'appella alle recenti manif.estazi~ni del Govemo .fascista verso la •religion~ dominante, che anche noi approviamo. Ma queste manifestazioni inte~e alla valorizzazione della religione non auto:rizzéllllonon solo a porre l'identificazione fra Stato· cattolico e Stato fascista, ma neppure a lanciarci l'accusa ,di an- !icl~ricalismo ant_iquato e di appa1arc1 con uno seri ttore dell'Avanti. Il Corriere d' ltalia ha dimenticato troppo presto che l'indirizzo di pensiero, a cui noi apparteniamo, è stato Il'unico da più di un ventennio a battere in breccia quel1•anticlericalismo, che, certamente, per artificio polem,ico, vorrebbe ora affibbiarci. Può darsi che noi, come insinua il CorrZ-ered'Italia . , non capiamo nulla di nulla e che Biblioteca Gino Bianco gli illuminati e i p-erfetti siano ne1'la sua R.edazione. Mia è lecito rivolgere la p,reghiera che prima d' accusare d '.ignoranza, esso cerchi cli mettersi d'accordo con tutta la tradizione cattolica sull' interpretazJÌone ,del famoso passo evang.elico che riguardta la distinzione dei due poteri ? Per quainto ne1'la nostra grande ignoranza sappiamo, dai teolooi gregoriani, che, fra parentesi, er:~ no fieramente avversi alla filosofia scolastica, ainZJiad ogni filosofia, fino ai teologi dei nostri tempi, le parole : « .O.ate a Cesare quello ohe è d'i Cesare, .date a Dio quello che ~ d'i [?io » sono state, interpretate 1n maniera molto diversa da que!lla del Corriere d' ltalia e anche ... de! Conte Della Torre. Che cosa poi c'entri S. T omaso come inse~ante dell'Università di Bologna, noi non riusciamo veramente a capire. Forse i colleghi del Corriere d' ltalia vorre1 bbero dire che a Bologna, non è lecito insegnare una filosofia diversa da quella di S. T om.aso ? Se fosse così ci duole d,i dover dire ch•e noi stiamo con · S. Agostino, il quale in un latino ~olito_espressivo opinava che su/fic1t sc1re, volentem et acquiescentem tantum et non coactum Christo acceptu!"'. Ma l'appetito, si sa, vien m~ng1ando : i cattolici nazionali chiederanno probabillmente che la scelta degli insegnati delle Università del Regno sia affidata al nostro simp_ati~issimo amico padre Gemell~ ; 11q·uale, però, rifiuterebbe ne siamo certi, il difficile .incaric~ e si contenterà di lanciare special- ~ente 1 c~ntro n~i ide~listi, i volumi d1 que•ll altro s1mpat1co e valoroso frate che è i.I p. Chiocc·hetti. ESAGERAZIONE. Il nostro amico On. Giovanni Marchi in• un suo articolo un po' fragoroso, pubblicato nel Nuovo Giornale di Firenze, dice, fra l' altro, questo: << Ogni rivoluzione ha tratto i suoi quadri dai gregari ma quando questi hanno dimostrato di non essere all'altezza delle nuove situazioni, non ha esitato a sacrificarli nell'interesse della rivoluzione stessa ; perchè, ricordiamolo, non ,, . ., . ., e e saggiatore p1u r-igoroso e p1u giusto delta ·capacità umana deille rivoluzioni che dettero all'uomo com•e tale, sempre un va'lore relativo e contingente al momento in cui qperava ( ?) Fu sempre così e sarà sempre così : la fede non è depositata nei quadri dei grandi, che sotti~lizzaino ~ <lis_cutono. Apparbiene a1 carbonai rudi, che in ogni evenienza, sia essa lieta o triste, alzando .gli occhi a!l cie1o e recitano con lo sguardo (sic!) il loro feneo cre- ~o ». Che è. un periodo, ci perdoni 1 l nostro aml'co, non troppo felice, ma, a parte questo, c'è in esso I' elogio d,ell'ignoranza, che ormai tra noi fascisti è divenuto un motivo rettorico. Carbonaio sì, ma carbonaio intelligente, cioè cosciente pe_rchè il no~tro Duce non ha pio~ pr10 che f.arsi de'l gregge muto, che cred·e ma non sa di creder•e. Non esageriamo. Se ili Fascismo esprime una potente spiritualità, che si traduce nel riconoscimento di ciò che il Gio~ert! chiamava .l'ingegno, i sei vagg.1sm1non possono essere conderati che come stati d'animo tran- · sitorii. Senza dire che intestandosi a d~are u~ ~ego ali' intelligenza, taluni fasc1st1, come .i,l nostro valoroso Marahi, tendooo, ahimè! a co- ~i~e. tali e .... qua1i .i metodi sociallistJCI. Ora bisogna ficcarsi in mente questa gran,de verità che il socialismo italiano fu tra~olto principalm-ent~ per_ i suoi gravi peccati contro l 1_ntellige!1za.Senza pensiero non s1 costruisce nulla di veramente concreto e duraturo ed il F·ascis·mo lo ha capito tanto bene che ha già gettato le fondamenta per costruire l'edificio dellla sua cultura, vera espressione della sua

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