Vita Nova - anno II - n. 1 - dic. 1925-gen. 1926

LA CRONACA DI UN' EPOPEA (RILEGGENDO ABBA) · Ho riletto le Noterelle dell'Abba, Da Quarto al Voltumoi delle quali è ora uscita una nuova edizione (I). Il primo ricordo di esse è legato agli anni di ginnasio: fra le precipitose e ingenue letture di quel tempo, quella delle Noterelle e della Storia dei Mille dell'Abba mi fece vedere veramente per la prima volta Garibaldi e i suoi volontari, che alcune rozze oleografie appese alle pareti di una terza classe elementare in una cittaduzza del Mezzogiorno avevano già volgarizzato ai miei occhi, e fatto decadere a figurine convenzionali senza espressione e senza vita. Ma si sa quel che avviene delle letture della prima giovinezza: lì per lì fanno una grande impressione; poi, non rafforzate da un discernimento critico, si confondono con altre, in una moltitudine indistinta, nella quale appena riesci a scorgere qualche figura o qualche gesto. Per questo, la s~mplice cronaca dell'Abba mi è parsa, ora, quasi, una cosa che figura o qualche gesto. Per questo, la semplice nuova, tanta è la freschezza ingenua, la semplicità di cuore, la devozione umile e mistica a un ideale, l'umanità vera e sincera che vi spira dentro e dà unità alle note sparse, sì da farne un poema inconsapevole. L'aveva gettata nell'ombra la posteriore letteratura garibaldina, più adatta a suscitare l'appluaso, La Notte di Caprera del D'Annunzio, per esempio, e le Rapsodie garibaldine del Marradi. Ho ancora chiaramente nella memoria, fra i ricordi scolastic quello di un mio maestro del ginnasio superiore che, una volta, restituendo io dei libri alla biblioteca del liceo, avendo visto fra essi il fascicolo delle Rapsodie, mi domandò se m'erano piaciute. lo feci un gesto d'incertezza, e dissi che preferivo La Notte di Caprera, nella quale ritrovavo tanta più vita e calore, .e gesti violenti e contrasti sgargianti e una semplicità che mi pareva antica. Ma francamente quelle Rapsodie mi facevano sbadigliare. Questo particolare tacqui, per rispetto, al mio vecchio professore, maestro · efficace d'altronde e ottimo uomo, il quale mi rispose che invece proprio in quei sonetti era la più alta celebrazione poetica di Garibaldi. Lo stesso contrasto, ma in forma violenta e vivace, sentii quando, ali' Università, udii elogiare dalla cattedra la pretesa epopea del blando poeta livornese. Il professore era fts (1) G. C. ABBA, Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei mille, a cura di Lu1c1Russo. V dlJecchi editore, Firenze 1925 (in -16°, pp. LX - 215). Al testo segue un ricco commento (pp. 157-210). Biblioteca Gi o Bianco • della famiglia dei vecchi letterati, mite e arcadico; noi giovani ci andavamo formando sotto l'influenza della guerra e della nuova filosofi.a, e quei versi freddi e fiacchi non li potevamo sopportare. Cadde proprio in quel tempo la celebrazione del " poeta liburnico ", • nella quale non mancarono certo le lodi e, purtroppo, neanche un' autoapologia, nella quale il festeggiato disse male parole contro i critici che non avevano fatto troppo conto delle sue esercitazioni nell'epica. Ciò suscitò in un piccolo gruppo di studenti pisani un senso di ribellione; si voleva fare, in qualche . . . ' maniera, per conto nostro, una protesta; poi s1 penso che si trattava di un vecchio. e di cerimonie, e non ne fu fatto nulla. Questi ricordi, suscitati dalla lettura delle pagine dell'Abba e da quelle, critiche, del commentatore, servono a ·individuare in persone ancora vive o di recente scomparse, la profonda diversità di gusto e di educazione letteraria e, più largamente e precisamente, di formazione spirituale e morale fra noi giovani e gli uomini delle generazioni immediatamente a noi precedenti. Come ottimamente dice il Russo nell'ottimo studio storico-critico su L'opera dell'Abba e la letteratura garibaldina premesso a questa edizione, " tutta la letteratura garibaldina ... e in genere tutta la letteratura civile che ha accompagnato l'opera dell'unità e dell'educazione politica d'Italia, oltre a un suo valore oratorio-pedagogico di notevole importanza, ha avuto anche una funzione di indice e crisi manifesta del bene e del male operanti nel nostro svolgimento politico. Rara la poesia, larghissima la risonanza degli affetti; ma l'evidenza e la celebrità stessa delle manifestazioni letterarie, pur nel corrompersi dell'azione con la letteratura, forse hanno giovato per una più netta individuazione dei vari momenti psicologici, che successivamente cam~ peggiarono nella nostra vita civile, favorendone il rapido esaurimento ,,. La leggenda garibaldina ha, infatti, una sua vita, che è la vita di coloro che quella tramandarono ed elaborarono, e in essa si può vedere rispecchiata la formazione spirituale e morale, e quindi anche letteraria, del popolo italiano. Questa storia letteraria e, riflessamente, etica del mito garibaldino, è attentamente e finemente ricostruita da Russo nel saggio citato, che dall'analisi letteraria riesce, ab intra, a una ricostruzione schiett1mente storica> tanto più profonda e convincente di quella apparentemente storica, in realtà estrinseca, che s'usava una volta, quando alla memoria di condizioni storiche erano aggiunte notizie letterarie. .Per •

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