Vita Nova - anno II - n. 1 - dic. 1925-gen. 1926

- - - .. - -. - ---------- -- ..,,. VITA NOVA points : 1 °) Dans la pr~mpte reconnaissance de la republique française. Cela l' empèchera de tomber dans les excès; 2°) Dans une alliance de l'Angleterre, de l'ltalie, de la France et de la Suisse » < 1). Ali' abate Boglino, a Torino, scriveva: « La repubblica francese va benone. Nata per incanto, continua con maraviglia. Parigi è viva, animata, ma tranquilla. I capi del governo provvisionale sono uomini da bene, che hanno la fiducia di tutti. Il popolo sovrano si porta con molto giudizio. Insomma la F rancia e l'Italia sono degne l'una dell'altra, e (malgrado la diversità del reggimento politico) , non debbono indugiare a stendersi amica la mano>>(2), *** Ben s' intende come in tale ordine di idee, stabilita un'antitesi precisa tra Francia ed Aust~ia,· non fosse possibile continuare in quel1 'antitesi tra Parigi e Roma che aveva ispirato la pagina del Primato. La Francia non era più quella di Luigi Filippo, e il Gioberti, non prevedendo il colpo di stato di Napoleone III, sperava di vederla attuare una politica libera e moderatrice a un tempo, favorevole e propizia alla redenzione d'Italia. In tale stato di cose, perdevano in parte valore anche gli argomenti addotti contro la fallace libertà conçessa alla Corsica. Purtroppo, come è noto, la realtà dei fatti venne a smentire le illusioni del Gioberti. ·Questi, nel tragico e intenso periodo di lotte politiche che va dal giorno della sua venuta in ·Italia (30 aprile 1848) sino alla battaglia di Novara (23 marzo 1849), più d'una volta apparve dubitoso dell'utilità d'un' alleanza con la F rancia. Ma infine, dopo l'armistizio del Salasco (4 agosto 1848) e dopo l' inutile avvicinamento ai democratici segnato dal Congresso federativo (10 ottobre 1848), incluse l'idea dell'alleanza francese nel vasto progetto da cui ancora sperava la salvezza della causa italiana. Lo Stato Sardo avrebbe dovuto riprendere le ostilità insieme con la Francia, e intanto ridestare la ribellione ungherese e intervenire in Toscana, prima dell'Austria. In questo modo la guerra sarebbe stata ripresa in condizioni diverse, con (I) Ibide;n. (2) lbid~m Biblioteca Gino Bianco la speranza di evitare la sicura disfatta. I _de~ocratici - come è noto - f~<:erocadere ~I Gioberti per la questione dell m!ervento _m T oscana; l'alleanza con la Francia non s1 attuò. e Novara fu l'epilogo di tante lotte e speranze. Ma il Gioberti aveva prevenuto, idealmente, la futura politica di Cavou~. *** . E ancòra, ritornato nel volontario esilio di Parigi, il fìlosofo torinese serbò fede alla Francia. Abbandonato il programma neoguelfo per un programma unitario, basato sulla progressiva egemonia piemontese, il -Gioberti sperò che la Francia dovesse divenire la naturale alleata del movimento italiano. f:>erquesto, nel Rinnova- , mento, non vediamo riapparire il problema corso prospettato nel Primato. Però il Gioberti sembra· sperare dalla nuova Francia repubblicana una politica tale, da permettere anche di riprendere un giorno quella questione. cc Dubiterà taluno, egli scrive, se la Francia, benchè éntrata davvero nella via repubblicana, sia per veder di buon occhio l'egemonia piemontese e l'unione nazionale della penisola; quando nel periodo del Risorgimento si mostrò gelosa del regno dell'alta Italia. Ma allora la Francia (come oggi più ancora) era repubblica pur di nome: governavasi colle vecchie massime e arti dei potentati; cioè con una politica falsa, sciattà, iniqua, che pone la propria forza nell'altrui debolezza, e trasferisce le strettoie del genio· municipale nelle attinenze scambievoli delle nazioni. I fatti hanno dimostro quali ne sieno i frutti ; e se non si vuol credere che le esperienze iterate sieno inutili e i popoli destinati a rigi.. rarsi fatalmente nello stesso circuito d'errori, è sperabile che la nuova Francia entrerà in una via più• generosa >> (1). In questa pagina del Rinnovamento il Gioberti non parla della Corsica, però richiama le . identiche. considerazioni fatte sul Bonaparte nella pagma corsa del Primato: è evidente che il suo pensiero volgea, in modo diverso sul medesimo problema. Anche qui egli aff~rma · che Napoleone errò per non avere attuata l'unità italiana, o per averne rimandata l'attua- \. ( 1) _DelRinnovamento civile d'Italia, Parigi-Torino,Ed. Bocaa. 185 J. hbro II. cap. IV.

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