Vita Nova - anno II - n. 1 - dic. 1925-gen. 1926

-- - VITA NOVA loro rappresentant' nel Parlamento francese, in un tempo in. cui, fra gli altri popoli italiani, i soli sudditi del Re di Sardegna godevano di analoghe condizioni politiche. Ma il Gioberti pone in rilievo lo scarso valore dei diritti parla-- mentari dei Corsi: « Che libertà è la vostra per aver qualche scarso suffragio in un parlamento forestiero? I pochi in ogni governo debbono ubbidire ai pochi od ai molti; ma la vera libertà e il decoro di chi ubbidisce richieggono che questi molti o pochi siano seco congiunti di stirpe, di lingua, di patria, di costumi. Or qual è la vostra union colla Francia, se non quella di una infame vendita, e di un patto illusorio, per cui dugentomila uomini si credono liberi, immolando 1 'arbitrio loro a trentadue milioni di estrani? Ma poichè liberi vi chiamano e tali siete almen per diritto, sappiate cogliere il destro di esercitare questa prerogativa, come prima la Providenza vel porga >>• .E qui sorge, necessariamente, l'antitesi po-- litica e spirituale fra il Parlamento francese e la Dieta neoguelfa, sognata dal Gioberti con la sua sede a Roma. A questo punto il Gioberti consiglia ad inviare i giovani corsi nella penisola « a disciplinarsi » ed a conoscere le dottrine, e i « santi riti della patria». Infine, a chiusa dell'appello, rievoca liricamente la figura di Napoleone, caduto per non aver voluto essere il redentore d'Italia. *** Ma gli eventi dovevano più tardi temperare I' impulso del Primato. Fra il 1843 e· il 1848, il Gioberti seguì - da Bruxelles prima e poi ancòra da Parigi, le vicende d' Europa, e venne acquistando una sempre più realistica coscienza delle esigenze della politica europea. Ne è prova per non dir d'altro, il carteggio del 1847 con il conte llarione Petitti di Roreto (I), in cui si leggono acute osservazioni sulla politica di Francia e del Regno Sardo. Quando 1'ondata spirituale che precorreva il '48 si fece sentire in Francia, il Gioberti faceva notare al Petitti, con intimo compiacimento, il favore dei Francesi verso la politica di Pio IX di fronte ali'Au- _stria (2) ; e osservava l' opportunità di « un (I) Cfr. E. SOLMI, L'egemonia italica:di V. Gioberti, in « Rivista d Italia » , gennaio 1912, pp. 144-151. (2) Lettera da Parigi, del 3 settembre 1847, art. cit.,pag. 150. Biblioteca Gino Bianco appello solenne di Pio alla nazione Jrancese » (I). T aie ordine di idee portava il Gioberti al progetto di un'opera politica che poi non venne compiuta. Ne è fatto cenno in una importante lettera al conte Petitti di Roreto: « Mi convinco sempre meglio, scriveva il filosofo torinese (2), essere opportuno e quasi necessario il pubblicare un'opera in cui si provi l'utilità che la Francia e l'Inghilterra caverebbero dal risorgimento italiano, quella acquistando nella nostra penisola alleati omogenei · d' interessi e d' istituzioni e di simpatie dinastiche e popolari, questa trovando nelle miglio.. · rate nostre condizioni sociali uno scalo più pronto e più abbondante a' suoi commerci». . ~ Il Gioberti pensava che .in Torino si sarebbero trovati i collaboratori necessari per mettere insieme quest'opera, che avrebbe dovuto essere intitolata L'Italia consideratanelle sue relazioni politiche e commercialicolla Francia e l'Inghilterra, e. divisa in due parti: 1 a) L'Italia e la Francia, 2a) L'Italia e l'Inghilterra. Nella prima parte, il Gioberti faceva il seguente sommario schematico : « Questa sarebbe la parte più facile non· uscendo dai generali. Bisognerebbe provare che, se l'Italia durasse nelle condizioni che ebbe dal '14 al '47, sarebbe alleata dell'Austria, non della Francia nel caso di una scissl,lra fra queste due potenze eterogenee; laddove il contrario avrebbe luogo se l'Italia entrasse nella via delle riforme ». Sopravveniva intanto in Francia il rivolgimento già preveduto dal Gioberti. E questi, appena caduto il governo di Luigi Filippo, si preoccupava del riconoscimento della repubblica francese da parte degli altri Stati e particolarmente dello Stato Sardo. In tal senso scrisse al Massari, al (3) Montanelli, al Valerio, a Roberto d'Azeglio e a Pietro di Santarosa (4). , ·Voleva così influire ·sulla stampa. Al Croven, diretto a Londra, ove doveva parlare con Lord Palmerston, scriveva: « La salut de la France et la tranquillité de l' Europe consiste en deux (1) Lettera da Parigi, del 4 settembre 1847, art, cit. pag. 157. (2) Lettera da Parigi, del 19 settembre 1847, art. cit. pag. 157. (3) Cfr. Carteggio Gioberti-Massari(1838-1852), a cura di G. BALSAMO-CRIVELLI,Torino, Ed. Bocca 1920, pp 416-419. (4) Cfr. V. GIOBERTI Ricordi biograficie carteggio a eura di G. MASSARI ed. cit., voi. III, cap. IV; Operette politiche con proemio di G. MAsSARI,Torino, Tip. Elvetica e Libreria Patria coeditrici, 1851, voi. II, pp. 27. 28. 31, 34, 35, 36, 52. •

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