Vita Nova - anno II - n. 1 - dic. 1925-gen. 1926

VITA NOVA può dire oggi che la situazione fu vista da ambedue con soverchio ottimismo. Altrimenti non si spie..- gherebbe come il Crispi non abbia preferito dimet..- tersi prima della sicura sconfitta, nè come il gene..- . raie Baratieri, pur brontolando contro il Governo che gli lesinava uomini e denari, abbia accettato di restare al suo posto. In realtà ,I' on. Crispi temeva di incontrare un voto contrario qualora avesse domandato al Parlamento quelle varie centinaia di milioni che occorrevano per preparare una seria, rapida, efficace resistenza contro gli Abissini : tanta era allora la forza del formalismo parlamentare ! Pref eri perciò restare al suo posto senza nulla chiedere, sperando nello « stellone » e nel valore delle nostre armi. Il Baratieri, inquieto, due volte di seguito offerse le dimissioni, ma consentì sempre - e fece malissimo .:_ a ritirarle. Così passarono l'estate e una parte dell'autunno del 1895 : in..- tanto il Negus concentrava imponenti forze ad Addis Abeba, mentre più a nord un corpo avanzato agJi ordini di ras Maconnen si formava ad Ascianghi. A metà d'ottobre Menelik lasciava lo Scioa dirigendosi lentamente verso il Tigrè con un esercito di oltre 60.000 fucili, 10.000 lancie, 10.000 cavali, 40 cannoni. Le so.ldatesche tigrine e har.... rarine guidate dal Maconnen ammontavano a circa 32.000 uomini. Come si vede, l'invasione della nostra Colonia era preparata e condotta con forze ingenti : circa 100. 000 uomini, dei quali almeno otto decimi ben armati di fucili Gras (francesi) e provvisti di discreto munizionamento : due cartuccere per uomo senza contare le riserve. I cannoni non erano tutti moderni, ma neppure oggetti da museo, come da noi si credeva : si vide a Macallè che talvolta portavano più lontano dei nostri e lanciavano proietti di maggior calibro. Male armata e cenciosa, ma irruente e temibile, la cavalleria, formata quasi soltanto di Galla. Contro questo formidabile esercito il Baratieri poteva schierare in un primo momento un piccolo corpo d 'operazioni comprendente 6 battaglioni indigeni, 1 italiano, poche batterie da montagna e alcune bande irregolari : tutto l'insieme non oltre..- passava i 6-7000 uomini. Qualche altro reparto era a Massaua ; il chitet ( chiamata alle armi della milizia mobile indigena) poteva fornire altri modesti rinforzi ; ma era chiaro che il grosso della guerra doveva essere sostenuto da un esercito nuovo proveniente dall' Italia. ,Perciò, fàcendo di necessità virtù, lottando contro la parsimonia, in quel caso Biblioteca G·n • 1anco davvero ingiustificabile, dell 'on. Sonnino ministro del Tesoro, si prepararono al più presto nelle varie città italiane i contingenti da spedire in Colonia, racimolandoli, con pessimo sistema, qua e· là, in modo eh' essi non erano omogenei nè si conoscevano l'un l'altro. Tuttavia non diciamo male di quelle splendide truppe ! Esse pagarono un terribile olocausto di sangue ad Abba Carima ; e se vi erano fra loro elementi moralmente ritenuti scadenti, non ne mancavano degli ottimi, parecchi fra i quali volontarii, specialmente fra sottufficiali : tutti poi f ecero nobilmente il proprio dovere. La ferma di tre anni plasmava allora assai bene i soldati. Ma un esercito in genere, e un esercito coloniale in ispecie non s'improvvisa ! E tanto meno s' improvvisano i servizi logistici, che sono il vero segreto .della riuscita dell'impresa.! Si pensi che nel 1867-68 l'esercito inglese di sir Napier diretto contro il re d'Abissinia, Todoro, per 14. 000 combattenti disponeva di 27 .000 ausiliari del treno e. dei diversi servizi; e aveva a propria disposizione 2500 càvalli e 32.000 quadrupedi da .basto, fra i quali 6000 cammelli e 44 elefanti Alle nostre truppe invece furono assegnate poche migliaia di muli, che morirono quasi tutti nel brusco passaggio dal clima caldissimo delle coste a quello freddo dell'altopiano etiopico. Si delineò così ben presto in tutta la sua gravità la « crisi logistica » che doveva condurre alla catastrofe. Ma i rinforzi d'uomini e di mezzi, inviati con la lesina, non si erano ancora imbarcati a Napoli che già il primo grave, irreparabile fatto d'armi aveva insanguinato le montagne etiopiche. Vittime di questo epico combattimento, che prese il nome da Amba Alagi, furono _ilmaggiore Pietro Toselli e i suoi magnifici ufficiali. Il modo in cui il com- . battimento si svolse costituì un significante sintomo d'impreparazione, a cui invano il sublime sacrificio dei singoli tentò di porre riparo. Conosciuta la presenza di ras Maconnen con. le masnade di ras Oliè, ras Mangascià, ras Mi- -chaèl, ras Alula, ras .Mangascià Atichim, a nord di /\sc.ianghi, il generale Baratieri concepì' rapidamente un piano difensivo assai ragionevole per frenare l'invasione e ritardarla fino a che i rinforzi dall' Italia fossero giunti a Massaua e di là sul- . l'altopiano. Secondo il concetto del Governatore, il quale restando ,provvisoriamente ali' Asmara aveva affidato il comando del Corpo operante al generale Arimondi, vincitore di Agordat, il perno della ma-

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