Vita Nova - anno II - n. 1 - dic. 1925-gen. 1926

• VITA NOVA 11 blica e privata, sembrando incomportabile che il singolo adoperi, nel1 le sue azioni, g1 li stessi metodi, di cui non arrossisce la politica. S,petta al Fascismo avere reso meno aspro questo dissidio. · La morale fascistica, in verità, si riassume in questo programma : lotta a oltranza contro il male, e lotta a viso aperto. La nostra morale è morale di lealtà e di franchezza, di rivoluzione e di combat- • t1mento. Contro il male politico - che è la distruzione dello Stato, I' abbiezione della patria - noi ci tibelliamo con tutta l'energia e la forza onde siamo capaci; e lungi dal vergognarci, ci vantiamo dell'esercizio di questa forza, come di un dovere compiuto. Un tal principio riveste valore universale, e non è inconciliabile con ilo stesso cristia-· nesimo. La nostra mora·le non aspra di sdegni ananticristiani, nè tron,fia di pose da superuomini : è umana, ali' incontro , nel senso più squisito della parola. Alla morale vertiginosa di Zarathustra, ,jominante con la su,perba solitudine del suo io, sul gregge degli a1ltri uomini, noi opponiamo lo stile -cristiano della vita, fatto di umana solidarietà e di sottomissione e di sacrificio. La prima e più urgente forma di solidarietà è l'amor di patria ; perciò -anteponiamo il patriottismo ali' umanitarismo. • La nostra non è una morale boriosa da signori, ma neanche una morale da servi, perchè la più alta forma di signoria è per il fascismo quella di servire la patria. I F'rancesi della Rivoluzione si vergognavano di chiamarsi sudditi, e amarono dirsi cittadini; noi ci gloriamo di esse:<e sudditi, soggetti a un potere, che è onorevole servire, poichè -è il potere della nazione. La nostra non è una mor~le di appagamemto e di ampliamento della personalità, senza essere al tempo stesso di abnegazione -e di .rinunzia. Bisogna saper spogliarsi dei valori immediati - il benessere, 1 la ricchezza, il riposo -e anche della vita - per essere degni di più alte conquiste : conviene donare per -ricevere, perdere .per acquistare. Il Fascismo dice ai fedeli, come Garibaldi ai suoi prodi : << Non offro nè paga nè -quartiere, nè provvigione : offro fame, sete, marce forzate, battaglie e morte. Chi ha il nome d'Italia non sulle labbra ma sul cuore, mi segua». Se l'Italia oggi è salva, è per quel1 la giovinezza che ebbe onta di una morale imbelle, di una bontà cascaticcia, di una dabbenaggine t01llerante il male, e si lanciò sulle vie di quella morale eroica, che sa osare e ·patire, comandare e servire, conquistare Biblioteca Gino Biarlco e imm,olarsi. Nella concezione fascistica d~lla vita, fare il bene è combattere, operare i,l proprio dovere è combatt 1ere, superarsi è combattere. Combattere - ripetiamo - a viso aperto, senza sotterfugi, senza misteri perchè amiamo la forza, se .la forza è libe:cazi(>ne e r,edenzione. In questa franchezza - che ai miopi avversarj può sembrare b.rut,alità - sta la nostra essenza morale. Lasciamo che a1ltri esali la sua acre malinconia nelle vociferazioni e mormorazioni, più o meno clandestine; che fili la sua l)ava velenosa negli angoli morti di un falso puritanismo, che affili il pugnale nell 'ombra sordida degli agguati, barattando segrete intelligenze c~n lo straniero. A noi piace ardire e non ordire; batterci in piena luce, non tramare nei sot- · teranei; g•ridare a voce alta, perchè tutti odano : viva 1 'I ta1lia ! Questa è la nuova moralità del Fascismo. Una tale moralità non poteva tollerare la floscia effeminateza dei governi, ,la indisciplina dei cittadini e delle classi, la mala pianta da:lle tossiche radici : la massoneria. Oggi ab.biamo un maschio stile di governo, i partiti rinfoderano gli artigli, l'ordine regna su tutta la linea, la massoneria ha esalato l'uiltimo respiro. La rivolta morale è in • cammino . *** Noi sentiamo che nella scia risplendente di questa nuova morale, una nuova storia si fa. Il Fascismo è annunziatore di un' èra nuova. Vi sono due modi 1 d.i considerare la storia : o corne falta da ,forze estranee e ·superiori a noi, il Caso, la Fortuna, il Fato; o come fatta da noi, uscita dalle .nostre mani e intrisa del nostro sangue. C'è chi vedé nel corso degli avvenimenti un misterioso processo, che si snoda a nostra insa~ puta, e talora nostro malgrado; e chi scorge in esso il so1lco sanguinante delle nostre azioni, il çammino a1 lato della nostra i,ntelligenza. Per taluno la storia vien fatta sen21a nostro merito e senza colpa, come la nube si addensa e scocca la folgo[e; per altri è premio e castigo, espiazione e ricompensa, viiltà o ardimento, asces·a o fuga. C'è insomma una visione degli uomini forti, una visione degli uomini deboli : e' è la storia di Alessandro Magno, di Cesare, di Napdleone, di Cavour, e quella della mediocrità pigmea senza nome e senza destino. Il Fascismo guarda la storia da forte. V ano incolpare degli eventi il Fato e la •

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