r VITA NOVA elevare lo Stato ·unitario moderno al posto dello Stato feudale dell'antico regime, che lasciava susistere, accanto a sè altre f,~rme di sovranità molteplici (la Chiesa, la nobiltà, le corporazioni).. Ma una siffatta finzione, esaurito il suo còmpito, non ha più ragion d'essere. Per noi non c'è oggi nè quella del maggior numero; c'è solo la volontà dello Stato, che s'incarna nel Governo. E se cento, dieci, uno soltanto vogliono la salvezza e la grandezza della patria, e trenta e più milioni ne vogliono la perdita e 1 'umiliazione, diremo che lo Stato è con quei cento, dieci, e· con quel.I'u,no, contro i più, poichè lo Stato non può volere .nè il suo avvilimento nè la sua morte. : La sovranità pertanto non sta nei rappr•~sentanti diretti o indiretti della divinità (teoria teocratica) nè in una dinastia {teoria legittimista) nè in una classe di ottimati (teoria aristocratica) nè in un rapporto patrimoniale (teoria feudale) e neppure nel demos (teoria democratica). La sovranità è nello Stato; e nel potere, che effettivamente fa valere la volontà dello Stato : il governo. Per noi, che vediamo lo Statn nel momento della sua attività, il governo passa al primo posto nel congegno politico : a quel posto dove la democrazia aveva intronizzato il parlamento. 1-l tempo dellla dispostica sovranità del par:lamento - questa malattia, onde languiscono oggi Francia e Inghilterra - è finito in lta,lia. Lo Stato, nella concezione fascista, è uno spedito ordegno di guerra, sempre pronto alla difesa e alla offesa. Impastoiarlo ndlle finzioni più o meno ipocrite della demfocrazia, irretirlo in un sistema di limiti e di controlli, secondo i gusti del vecchio liberalismo, significa paralizzarlo. Noi sa.ppiamo bene che ogni Stato nasce dalla forza, dalla guerra e dalla conquista, sappiamo che ogni popolo vive sin che si batte da valoroso nell'arengo mondiale ; che non ci sono nazi,~ni·ma potenze, e la nazione impotente è destinata prima o dopo ad essere solo un ricordo nella Storia. Lo Stato fascista dichiara d·unque con onesta franchezza e lealtà animosa che la forza è 'la sua essenza, come la fede è I' essenza della Chiesa, e l'amore, della famiglia. E forza non è solo violenza e prepotere , ma disciplino, obbedineza, sacrificio. Non si· dimentichi che I' lta!lia è uscita da una guerra e da una rivoluzione. Il giorno che si fosse incapaci di combattere e di ribellarci, l'Italia sarebbe ,finita. E il Fascismo vuole che l'Italia sia eterna. Biblioteca Gino Bianco *** Una nuova morale sgorga fuori dalla politica nuova. A coloro i quali impotenti a riemergere a galla, per virtù delile loro fo~ze, si ~ggrappano al fr.antume di u.na pretesa ragione etica ; a coloro che sògnano ancora di affogare il regime s?tto la ipocrisia di una questione. m?ral~,. come eh~ tent~ di seppellire Francesco Cnsp1, d1c1amo che 1 tempi della tartufesca democrazia e del cavallottismo scanagliato sono, essi, sepolti. Il Fascismo ha il gran merito di avere rivendicato il vallore morale della politica. In lui possediamo finalmente una dottrina, che ci permette di giudicare moralmente I' attività dello St,ato, e dell.individuo come organo di questa attività. ll Fascismo ci insegna che lo Stato non è amorale~ ossia fuori della legge morale, ma possiede una profonda eticità sua. Colui che fece primo questa scoperta fu Niccolò Machiavelli. Nella concezione medioevale lo Stato riceve la sua giustificazione dalla Chiesa, come la luna prende luce dal sole ; rispetto ai fini della Chiesa esso non è che mezzo. Anche Dante, nella sua dottrina di coordinazione tra lo Stato e la Chiesa, suppone la • subordinazione del fine terreno dello Stato al fine ultra-terreno della Chiesa. È gloria del Segretario fiorentino avere reso la propria moralità allo Stato., considerando come bene a sè, che trascende l'utilità individuale, il bene della patria. Prima di lui non si conosceva altra moralità che non fosse del1 'individuo ; egli riconosce e i1malza una moralità pubblica, convertendo il dovere politico in dovere morale. I I Fascismo risente, e se ne gloria, i1Ì pensiero di Machiavelli, nel partire dal principio che la forza dello Stato, ond' egli compie la sua missione nel mondo, è una forza morale. E sta col Machia- · velli nel riconoscere altresì che cotesta missione non è, come quella dell~.impero dantesco, di instaurare la pace e ·Lagiustizia universaile, ma la libertà e la potenza d-ella patria; far libera l'Italia dai barbari per render,la indi come Roma grande e temuta nel mondo. Provvedere alla conservazione e alla espansione del•la p,ropria potenza è, per lo· Stato, ·più che un diritto, un dovere morale, com• è per l'individuo I' aggra,ndimento e il perfezionamento della propria personalità. Dopo Machiavel.li e l'Umanesimo nessuno può recare in dubbio la moralità dello Stato. Ma rimane aperto anèòra il dissidio tra moralità pub-
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