Vita Nova - anno II - n. 1 - dic. 1925-gen. 1926

6 VITA NOVA dare. In sul colmo della quale era un palagio con bello e gran cortile nel mezzo, e con loggie, e c?n sale, e con camere, tutte, ciascuna verso di sè belhs-- sima, e di liete dipinture ragguardevole et ornata, con pratelli d'attorno, e con giardini meraviglios~, ~ con fossi d'acque freschissime, e con volte di prez10~1 vini; cose più atte a curiosi bevitori, che a sobrie {.t oneste donne. Il quale tutto spazzato e nelle camere i letti fatti·, et ogni cosa di fiori, quali nella stagione si potevano avere, piena, e di giunchi giun-- È questo i) soggiorno della regalità. cata, la vegnente brigata trovò con suo non poco . '' piacere . Villa Palmieri fu dunque il soggiorno favorito di messer Giovanni Boccacci, il quale volle farla sede della lieta brigata del '.' Decameron ''. La famiglia Palmieri, - ricchissima famiglia -, aveva fatto di questo soggiorno u·na magnificenza. In antico la villa di Schifanoia apparteneva a messer Cione Fini ; da lui la comprarono i Solosmei, e nel 1457 la rivendet-- tero a Matteo Palmieri. È questo il, 'soggiorno della regalità. Svariata in bianco e nero la villa massiccia volge la sua bella facciata verso Firenze che le sorride ai piedi. Attorno è un trionfo di verde; in alto è un trionfo di azzurro. Nel cortile canta la fontanella querula ricadendo, in un pulviscolo d'argento, nella sua preziosa vasca di marmo, ripetendo a chi bene sa udire, l'eco di quella lontana canzone che svolò dalle fresche labbra di Pampinea, reina: Qual donna canterà. s' i' non cant' io Che son •Contenta d'ogni mio desio ? Biblioteca Gino Bianco Vien dunque, am,or, ~~ion d'ogni _mio bene, D'ogni speranza e d ogni heto affetto . Cantiamo insieme un poco, Non de' sospir nè d~lle am_are pen~ Ch'or più dolce mi fanno il tuo d1l~tto, Ma sel del chiaro foco, . , . Nel qual ardendo in festa_ vivo _e n gioco, Te adorandc, come un mio Jdd10. È questa, veramente, la villa .della regalit~ .. ~ sue mura sontuose videro splendide !es!e, _sc1nt1ll11 di gemme, corruscar di armature, gu1zz1 d1 spade; videro le ombre della Marchesana di Monferrato, di Cane della Scala di Guglielmo Borsiere, di · ·, Frate' Alberto, di Calandrino, di Bruno e Buffalmacco, di Messer Gentile e di Madonna Dianora, evocati dalla fervida fantasia di Giovanni Boccaccio, aggirarsi fra di esse, or liete or tristi, per eternare la memoria di quel piacevole novellare, un poco audace, un po' grasso, talvolta, ma pieno di incomparabile grazia, che oggi cerchiamo invano di imitare. Folla di ombre, che certo popolò talora i doni di una vera regina. venuta· dalle lontane nebbie del Nord a cercare il tepore del bel sole d'Italia. Una regina canuta e cadente, ma che serbava attorno alla sua fronte imperiale l'aureola della maestà. Vittoria d'Inghilterra fu ospite nella storica villa del conte di Crawford e Belcarres, pari d' Inghilterra, uno dei più ricchi sudditi della Gran Bretagna. La villa acquistata dal conte dalla Granduchessa Maria-Antonia di T oscana, ospitò LOO novissimo sfarzo la vecchia sovrana. Nel quartiere abitato dalla regina furono raccolte stupende opere d'arte. Tappeti preziosi, broccatelli, ceramiche, quadri - tutto fu con squisito senso d'arte disposto in modo che l'augusta vegliarda dovesse provarne un' indimenticabile sensazione di bellezza. Pel suo riposo si circondò la villa di silenzio; per le sue brevi passeggiate nei giardini si cosparsero i viali di sabbia vellutata; pel suo amore ai fiori le serre stupende operarono miracoli. E tutto il declivo sorrideva a questa stanca figura d'Imperatrice che voleva, prima cff morire, empirsi gli occhi e l'anima di luce. .., E dove trovar luce più limpida di quella che avvolgeva Firenze in un tepore di perenne primavera? lo mi ricordo - come di un sogno inverosimil~ mente lontano -, di aver veduto talora, coi miei inquieti occhi di bimba, quell'ampia carrozza che scendeva lungo l'erta ~ i Fiesole, al trotto eguale di due altissimi sauri. E nella carrozza sorrideva Vit- •

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