Vita Nova - anno I - n. 11 - novembre 1925

I • I , .,. I .. - I • - 4 - .... . vogliano dirè : le Rime sparse è piaciuto chiamar.le a un buon c·ommentatorerecentissimo. Voi che ascoltatein rime sparse il suono di quei sospiri ond'~onudriva il core in sul mio p;imo giovanile errore quand'erainparte altr'uomda quel che io son(), del vario stile in ch'io piango e ragiono fra le vane speranzee. il van dqlore, ove sia chi per prova intendaamore, . spero trovarpietà, non che perdono. Oh, si ! non solo indulgenza ma compassione, affettuosa commiserazione. Non entro nel pelago - dolce e amaro pelago - di cristalline profondità e di mirabili musiche. Non entro nel discorso : dopo tanto che se ne parla, é· possibile parlare ancora e bene di quella poesia e di quell'arte, ma è già difficile scegliere il buono di quel che fu detto. to ~Ila scema in qualche imbrattatoredi fogli, che non mi degno di nominare. Termini be~ duri e significativi,massime in una prosa cos~ raccolta dove sino il nome del Petràrca non é accomp;gnato mai da nessun aggettivo ( propri.o come usa oggi ). E quivi pure il Leopardi annunzia di voler pu}?blicare (critico veramente compiuto, per dottrina, arte e luce interiore) un saggio.di emendazioni critiche delle Rime del Petrarca e narrare secondo il suo concetto la storia dell'alllore del Petrarcache sarebbe non menopiacevolea leggereepiù utilecheun romanzo. Certo : e tra gli scritti .che il Leopardi vagheggiava all'infuori che Storia di un'anima ( la sua), nulla più m'invoglierebbe, e per buone· ragioni, che avere da lui quella dell'amore del Petrarca. Anche di quel suo disegno esso seri~ veva: Se ne andrà col1 vento. Ciò nel 1836: dopo un anno se ne andava col. ventu anche la sua povera vita. . I~ più belfior ne colse: cosi bisogner~bbe poter farè e affermare col poeta. Il Leopardi,Jn quella bella pagina che scrisse a Napoli nel ·1836 per la ristampa della sua limpida interpretazione delle Rime,ammonivache i_sluo commento é fatto per tutti, anche per le donne, e occorrendoper li bambini, e finalmente per gli . stranieri. E di stranieri ci fu che lo ringraziarono: Diceva Hejne che di musica ~i discute cantando. Di poes,a si ragiona dicendola. Il che n9n possiamo fare, o assai poco. • • • • • • • • • • • • • • • Accenniamoalle poesie per la .Patria. Quando il Petrarca tra i venti e i vent'un, anno fu scolaro a Bologna ( compiono proprio ora i sei secoli ), non·pare che nelle leggi po.:.. nesse quell'ardore che il buon Ser Petracco pur s'intende che, il Petrarca essendo di quei poeti in cui sono vive e di fonte la lingua e l'armonia, una gran parte resta privilegio dei connazionali. Per le donne...... Eh ! si, senza dubbio, vi son donne che intendono la poesia, e sono per•i poeti preziose lettrici_:ma, si può dire senza sgarbo, le più di quelle che meglio intenderebbero, poco vi possono attendere, e le altre; anche per le letture e le ammirazioni, --seguonoun'arbitra capricciosa il cui :nome comincia per emme, ma non è una Musa. Per- li ,bambini: il divino marchigiano fece be·nea premettere occorrettdo ; occorrera •di rado, e non già che anche per loro non ci sia qualche verso delle Rime, ma insomma i versi per li bambini possiamo vederli in certi librucci che di solito son messi insieme senza nessuna collaborazione del Petrarca o del Leopardi. Quella prefazione dell'interprete finiva dicendo del Petrarca così : la stima del quale di giorno ingiorno, non ostante i suoi manca- , ineir.tèl hetuttisanno, crescein 111t.aento,quallI suo padre avrebbe desiderato; ma è ben da credere. non fosse su lui senza influssi quel culto e quello studio del nome e del diritto romano. Tuttavia la sua laurea, ~i sa, una .vera co-_ rona di alloro, egli la prese in Campidoglio l' 8 Aprile 1341, giorno di Pasqua, acclamante il popolo di Roma. Celebratissimo già per il suo sapere, celebre anche per il poema latino Afri- , .ca che non era né fu mai compiuto, veniva· insieme inbitato all'incoronazione da 'Roma e da Parigi. ScelseRoma, il nostrocapoRoma (tale la parola e la coscienzadel grande italiano). Combattuto fra l'insita brama della gloria e l'intimo rimorso di non aver peranco meritato abbastanza; volle rassicurarsi facendosi esaminare, e si . .. presentò esami~ando al Re Roberto.d'Angiò (un ·vero esame di Stato ). E fate fe di tal eh'è da . ' sermone, aveva detto Dante : il Petrarca lo diceiblio eca Gino B~a co ' .I

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