Vita Nova - anno I - n. 11 - novembre 1925

. . non è un· punto di arrivo, un punto di partenza, non è una comoda poltrona nella qua'le ei si adagi durante le solenni commemorazioni, no, è un aculeo, uno sprone che ci spinge verso le vette faticose dei più arditi doveri. La Vittoria non deve essere un pretesto per una commemorazione annuale per avere poi 1 ~ indulgenza di dormirci su gli altri trecentosessantaquattro giorni. lo reagisco nettissimamente contro questa concezione passiva, statica, inerte della Vittoria. La Vittoria è un patrimonio ricchissimo sul quale è rigorosamente proibito vivere di rendita. Bisogna ogni giorno rinnovarla, ogni giorno fortificarla, ogni giorno rendetla più efficiente, più armata, più lucente, in modo che dom.ani, se il destino vuole, ,la Vittoria ~·ia la pedana dalla quale si balza verso l'avvenire. (applausi). La terza civiltà. Voi sentite ancora che questa Vittoria, C!hequesto senso augusto solenne della Vittoria deve essere presente. Perchè? la Pace è certamente un desiderio umano dt:·gli indiv,idui e di tutti i popdli, specialmente dopo una lunga guerra ; ebbene, io vi dichiaro recisamente VITA NOVA -------------------~~~-- che mentre ere-do e spero in un periodo di pace abbastanza lungo, non sono ancora arrivato, credo, ad un g,rado così eccelso di ottimismo da credere alla pace duratura perpe- . tua, sempiterna. lo partecipo, l'Italia partecipa, il Go~erno italiano naturalmente partecipa con assoluta sincerità a tutti i tentativi pe.r stabilizzare la pace ; ma l 'indo-mani del più grande avvenimento pacifista di questi ultimi tempi il cannone ha tuonato ancora nel Mediterraneo e propr.io a1 ll 'inmano settantamila combattenti di una grand,e città di oltre frontiera sfilavano in parata domandando una rivincita. Guard1 iamo con un occhio alla colom'ba della pace se pur si ·leva dagli orizzonti lontani, ma con altro occhio gurudiamo alle necessità concrete detla vita e deHa storia che ci dimostra il sorgere, jl crescere e il decadere di indiv,idui e popoli, che crea i grandi squilibri fatali. lo non escludo che la storia domani abbia un corso diverso da quello di ieri ma nell'attesa di questo· m.iracoJo noi dobbiamo avere un Esercito potente e rispettato, una Marina valida, una Aviazione che domini i cielli e sopratutto un alto spirito di disciplina e di sacrificio in tutte le classi del popolo. Nel 1846, dopo la spedizione infelice della Savoia, Giuseppe Mazzini si domandava : « E se questa Patria non fosse che una il1 lusione e se l'Italia esaurita da due epoche di civiltà fosse oggi 1 mai condannata a giacere senza nome inè missione aggiogata ad una nazione più giovane e rigogliosa di vita ? ». Quando Mazzini dettava queste parole i:l suo animo era sconvolto da queilla che si può chiamare la tempesta del dubbio. Oggi, dopo un secolo, è ineffabile per noi italiani di questa generazione, poter sciogliere il dubbio angoscioso e dare attraverso Vittorio Veneto la risposta trionf aie a1 I tre- •mendo interrogativo. No. La Patria non è una illusione, è la più ddlce, la più grande, la più umana, .la più divina de'lle realtà. No, l'Italia non si è esaurita nella prima e nella seconda civiltà ma sta già creando la terza. Commilitoni! Noi la creeremo nel nome del Re, nel nome dell'Italia, col braccio, con lo spirito, col sangue, con la vita. RedattoreresponsabileI:VO LUMINASI Bologna - StabilimentiPoligraficiRiuniti • iblio eca ino Bianco \ .

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