RECENSIONI G. VOLPE: Medio Evo Italiano. F·irenze, Vallecchi, 1925. li nostro Medioevo rivoluz·ionario e profondamente innovatore che, distrutto il feudalismo, oreè e seppe sviluppare una società del tutto nuova, basata su di una vita economica prosperosa, sulle arti floride e il pensiero umano nascente, è stato roggetto delle minute ricerche compiute dal Volpe, i quali studi, riuniti in questo volume, costituiscono indubbiamente un notevole prezioso contributo alla spiegazione delle complesse evoluzioni socialai avvenute nel Medioevo italiano e, particolarmente, nella nostra età comunale. *** I primi due capitoli trattano sinteticamente di alcune questioni fondamentali sulla orig.ine o lo svolgimento dei Comuni italiani. Lo studio si limita ad una parte sola del- r Italia e, riferendosi ai rapporti tra feudalismo e Comune, ~ra campagna e città, giunge fino al sorgere del Comune stesso e al delinearsi della sua fisionomia politica, economica e giuridica. Secondo I' A. la grande deviazione che determinò la fine di un'epoca e il principio di un 'altra, non sarebbe da ricerca•rs,1 tanto al morire del 400 quanto fra il X e J'XI secolo. F,ino al 1000, come giustamente egli asserisce, v'è il disperdi-mento, la dissoluzione e il decentramento in tuUo : nella popolazione, nei poteri dello Stato, nelle condizioni degli individui, ne,i c1Jnfini territoriali dei popoli, del!e città e delle diocesi. Soltanto dopo il 1000 ha inizio un processo sociale completamente inve,rso : di concentramento, di ricomposizione, di definizione e di separazione, nel rapporto demografico e nei confini delle genti, nelle classi, neq poteri stata.li, n~l diritto, nella 'vita laica!e e clericale, ecc. ; e si seguita sulla medesima strada, più o meno celermente per tutto il •300. Questo rinnovamento della nostra ~,)cietà medioevale e il sorgere del Comune, sempre secondo ,il concetto dell 'A. che noi condividiamo, sono opera più che della borghesia, dei valivassor1 e dei cattani, deg~i uom1ni d' airme, insomma, più che dei mercanti. La borghesia, agevolat·a dall'azione di questi precursori, è invece queBa che crea !l contenuto specifico di ciò che formerà la coltura del!· età comunale e de) Rinascime'l.to. Ma i militi e i castellani, creazione dell' ordinamento curtense e castrense, ne sono anthe i demolitori : essi danno l'assalto in milJe modi al latifondo laico ed ecclesiastico limitando i diritti antich,i dei signori o sostituendosi addirittura ad essi nel pos • sesso e nella giurisd,izione. Non tardano cosl ad allargare il loro cerchio d •azione ({ed aguzzano perciò gli occhi verso un Biblioteca G.·n Bian lontano tenue bagliore di luce, verso i luoghi dove s-i ferma l'Imperatore nel!e sue pereginazioni italiche, dove risiede il Conte o il Visconte o il Vescovo, cioè •il più· grande signore e propr.ietario del contado, dove abitano quei certi mercatanti che al caste 1lano vendono droghe e robe meno ordinall'ie di quélle provviste dal lavoro do1nestico e danno in prestito ad interessi usurari piccole somme di denaro ; dove infine si cominciano a smerciare i prodotti dei . campi ... » Quiv,i essi si avvicinano e si trapiantano, · mentre lo scindersi dei consorzi gentilizi apre !a possibilità delle libere contrattazioni e del t,raffico e agevola ai contadin,i l' acquisto della libertà. I centri urbani allora si arrichiscono di popolazione e lavoro fino a che si mettono d'un tratto alla testa di tutto il movimento contro il passato. Così sorge il Comune : « istituto o cÒmplesso d,i istituti nuovo, fatto nuovo di impo•rtanza p:iuridica, econom·Ìca, sociale, politiica, n10ra!e >), escll.Jl6ivoprodotto di accresciuta ricchezza e di incipiente economia del de~ naro. *** Politicamente il Comune, osserva r A .• non è romano nè longoba~do, ma ital,iano, non scevro di un tenue inffusso di romanesimo modernizzatosi. Opera di una ristretta aristocrazia cittadina ed em,igrata, terriera e commercjale, il fatto che gli uomini più liber:i, più ricchi e più furbi s•innalzassero sugli altri usurpando funzioni pubbliche e diritti fìsca li, potrebbe fa'I' supporre eh•esso creasse e sviluppasse l ',indoiV'idualrismo. Invece la sua forza è solÌ'ailto bellica ed economica, in virtù della quale verrà tessuta la trama «che unirà molti Comuni in uno e poi coordinerà' questi complessi politici e territoriali in più grandi unità, donde l'ltal,ia del XIX secolo ». Nessuno più oramai intende come diieci o venti anni fa, il Comune « libero >> e << democratico », e nessuno più parla trattando di esso di « t,rion.fo del popolo » e di << eguagl.ia-nza . comuna!e » ; nulla di tutto ciò potè del resto avvera·rsi nell'età comunale, se si esclude però l' afferma2iione del ,pensiero umano - che non è però da confondersi con le altre suaccennate. Il Comune ,infatti ha il vanto di avere dato finaI-· mente ,l' « uomo » che ha valore i,n sè e per sè, nelle vedute fì.Ioso6che e nella pratica : I'« uomo » come coscienza e come artefice di storia, quello che è subi etto ed obietto della coltura del Rinascimento, delrUma- . nes1mo ». *** Come rA. avverte, il Comune « è una massa compatta in cui ogni urto, in qualunque punto, produce modificazioni in tutti i punti ; è una trama di cui lo storico, se vuol tessere la sua tela, deve tenere in mano, co:itemporaneamente, tuttii i fili; in caso contrario la ricerca si riduce quasi sempre ad un piccolo giuoco di erud,izione ». Ed egli si è veramente attenuto con scrupolo a questa norma e, sebbene questi suoi studi riguardi·no o ad una situazione locale o ad una questione particolare, non pe•rdono mai di vista la linea generale della somma degli avvenimenti e l'obiettivo storico. Nel terzo capitolo, l' A. espone l' interesse di un•opera storica m~ioevale: il « Liber maiolichinus de gestis pisa·norum illustribus » e parla dell'ordinamento medioevale di una città mar.inara. Il capitolo successivo tratta del Podestà e dei poteri suoi limitatissimi o dittatoriali, per cui riesce diffic-ile scorgere chiaramente quale sia la sua figura politica e giuridica. Comunque, è quasi certo che servisse come da corollario dell'acquisto .di ogni diritto di sovr-anità fatto dal Comune, in modo da formare un organo coordinatore e un~ficatore. Il quinto capitolo è costituito da una polemica condotta abilmente contro 1• Ariais sulla interpretazione del sistema della costituzione economica e sociale italiana nell'età comunale. È un'interessante corufutazione a sfondo filosofico che l' A. conduce a danno della gerarchia dei fatti storici, perchè, sècondo lui, nella storia non vi sono, forse, fatti piccoli e fatti grandi, avendo tuttii la possibilità di essere grandi e piccoli, la misura loro essendo data dal momento del loro avvenire più che da intrinseci caratteri. In altro capitolo sono esposte alcune impressioni riportate leggendo un libro del Caggese sulle classi e i comuni rurali del nostro medioevo. Il capitolo settimo t•ratta dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato nelle città deU' Italia medioevale. Ment,re fra· l'Xl e il Xli seco1 lo, l'opera generale·· del laicato non è affatto distin~a da quella del chiericato, offrendo tutte le città italiane una società promiscua ed un coace!l'VO, è con l'avvicinarsi del 1200, e · specialmente nell'epoca di Gregorio, In Chiesa essendosi formata una più matura coscienza, che hanno iniizio i contrasti e le ostilità fra i,l potere ecclesiastico e il laicaJe. 11 clero si autoproclama il « sai terrae )> ~ il << genus electum » e rivendica le sue li.. bertà da ogni potere secolare e dallo Stato. Un'aspra lotta non tarda ad impegnairsi, particolarmente nel tempo di ,,Innocrenzo lii, colui che porta a compimento le teorie per le quali la Chiesa e cioè il Papa, deve dominare anche nel campo dei rapporti civili. Le vicende dei contra-sti violenti f.ra Stato e Chiesa, svolgentesi allora in ogni terra italiana, sono esposte in sintesi dal'l' A. ·e offrono un sommo interesse. • I
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