un'ampia relazione dimostrò la necessità che gli Italiani a·II'estero vivano èoncordi nel nome augusto <lella Patria. I Congressisti hanno potuto assistere alle cerimonie commemorative della Marcia su Roma, ed hanno sentito riaccendersi nel loro cuore la fiamma di italianità, che ha vihrato col cuore cli tutta la Nazione. Essi, ultimati i l~vori, ritorneranno alle loro residenze, e con più tenacia continueran,no il loro cammino fati-- coso per conquistarsi nel mondo quel posto ,di cui sono degni : il ricordo de·lla Patria, forte e potente, li conforterà ne.Ile ore tristi, e per la grandezza di essa daranno ogni loro energia : dove è un figlio d'Italia, ivi è un centro cli espansione per la nostra Patria. Uco BAss1 POLITICA SCOLASTICA Bisogna dare l'allarme. L' altro giorno trovai in una scuola media superiore professore di latino e cl'altro un mio compagno d' università, così' .idiota che ,io facevo prodigi d'abilità per scansarlo. Or come il brav'uomo è insegnante in una scuola media su- ·periore ? Chi gli dette la laurea ? Certo qualche professore che gli somiglia per virtù mentali. Ma chi lasciò che vincesse .un concorso ? Ecco la piaga ; e va cauterizzata violentissimamente, subito. Se non vogliamo domani accorgerci d' aver messo su le cattedre asini senza coda a centinaia. Non si creda che siano casi singol i. Proprio ieri incontrai un tale, ·anch'egli mio compagno, o quasi d'università. Aveva vinto i,l concorso d'italiano e latino nei licei. Ora egli è tal mentecatto che ai bambini di prima ginnasiale insegnava la ·mnemotecnica .. Gente che nemmeno il caporale degli spazzini potrebbe fare, eccola su cattedre liceali, o equivalenti. M' hanno poi detto - e m' era sfuggito - che le relazioni degli ultimi concorsi dicono chiaramente che i candidati non avevano nemmeno la preparazione doverosa in studenti; ma che, per non lasciare le cattedre vuote, s•erano salvati i meno deficienti. Prima della guerra c' erano riserve vaste e preparate, che non trovava,no co1 llocamento .Per la politica della lesina e per la stentatissima parsimonia con la quale lo Stato procedeva a nuove ammissioni. Durante la guerra, si infiltrarono nelle amministrazioni, quelli che non avevano potuto affrontare o superare i concorsi. Venuta I a pace, tutte le amministrazioni erano arcisature di avventizi - nelle scuole, <t supplenti » .:_ molti clei quali trovarono modo di ottenere a buonissimo mercato una stabilità che li pacificò ai vincitori cli prove regolari. Per tutti quelli che nemmeno con queste larghisisme sanatorie si sistemarono, furono banditi concorsi su scala vastissima. Per l'istruzione, indetti dal Croce nel I921, furono condotti a termine dall 'Ani.le nel I 922 : non ci fu giovane d'ingegno - si può dire - che allora non si collocasse. Rimasero i timidi, gl'inrresoluti, gli incompiutamente preparati, i troppo giovani ; ma ci fu ancora un concorso : che consacrò prof essori giovani poco più che ventenni a due soli anni di distanza da quel 1922 che vide concorrere e spesso respi~se uomini di cinquanta e più anni. Ora, col sistema dell'esame d' abilitazione ali' insegnamento tutto uno con l'esame di concorso, le fauci dell 'amm,iinistrazione s'aprono . . ogni anno: e un giovane, per poco che osi, si trova collocato prima d •accorgersene. - Ma donde -tanto bisogno d'insegnanti ? È storia lunga, penosa e complessa. Bisogna rifarsi dal progetto Croce di riforma della .scuola, che istituiva l'esame di Stato, ma contemporaneamente ordinava la chiusura degli istituti anemici. La scuola privata - si sperava allora - avrebbe colmati i vuoti. La riforma Gentile cominciò col medesimo intento di sopprimere gli istituti senza ragion d'essere, e d'incoraggiare il sorgere degli istituti Jioteca Gino Bi CO privati. Ma nell'anno, o circa, che corse tra l'avvento del Gentile al potere e la maturazione della riforma, si chiarì, da prima, la resistenza, si ~uò ,dire, di tutt'ltalia alla idea di rinunziare anche a·Ue più anemiche scuole di Stato ; e più tardi fu manifesta la ragione vera, profoncla, inconsaputa, di tanta resistenza : l'Italia, se poteva alimentre, e senza rigoglio di linfe, ,la scuola di Stato, non aveva riserve così ricche da poter ~reare e ,nutrire accanto alla scuola di Stato, anche una vitale scuola privata. E quando si constatò quanto scarso lancio ponesse l'Italia nell 'alimentare questa nuova attività che si voleva provocare, lo Stato comprese di dover sostituire ancora le proprie provvid-enze alle iniziative deficienti ·nella Nazione. D •altra parte, urgeva il p1oblema - anzi lo sconcio - delle classi aggiunte. Per tagliar corto, i1 l Gentile rispettò lo stato di fatto - p1etorico e ridondante - della scuola·; e mutò in corsi di ruolo, sta·bile, p~rmanenti, le fluttuanti classi aggiunte. Di qui la necessità di saturare di ordinari questi « corsi completi » che, quando erano « classi aggiunte » erano pasto di supplenti. E poichè, da una parte, la legge prevede la soppressione degli ultimi corsi completi solo dopo un certo periodo d'anni, e dall•altra, pur troppo l'indu:Jgenza non solo non è cessata, ma, nel trapiantarsi nelle se-di degli esami di Stato, par quasi che sia cresciuta, le fauci restano spalancate, e non si saziano. Onde deserto ormai il mercato di tutto ciò che di buono avesse, son subentrati, al posto }delg'li intelligenti, molti poveri di spirito, così come, negli ultimi anni di guena, in tI.incea arrivavano gli sciancati. Che fare ? Dar macchina indietro ? tornare al progetto di soppressione di talune scuole ? È via ostruita da quella mentalità democratica, protettrice a ogni costo anche dei mediocri e degli inetti, che non dobbiamo illuderci d" aver vinto: che è, pur troppo, in moltissimi tra noi stessi. La scuola pleto- . r1ca, enorme, per ora, pur troppo, va conservata. E allora ? Avvertir •
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