I r I • QUESTIONI· DEL GIORN_O L'originalità della Rivoluzione fascista. J' Dopo moltissi·mo tempo, la metaillica eloquenm del Presidente del Consiglio, ha ricondotto tra noi l'immagine della rivohwone francese, nel discorso alla « Scala » di Milano.· Gli interpreti più o meno autorizzati del Fascismo si sono sempre trovati a disagio nell.1 ammettere o nel negare una deriva- :z,ione nostra dal grande rivolgimento hancese ; ed iaveva,no finito per risolvere il problema tacendolo. Mussolini ha tro'lato la via giusta : non ha negato l,a luce delia Francia, ma ha detto che noi l'abbiamo superata. E' una negazione anche questa, forse, ma di una e'ffioaci,a logica che ~istema tutti ; ,nostri dubbi in una chiara v1s1one dell~ nostr-a viita politica. In fondo il ,pensiero di Musso!-ini appartiene anche in questo alla scuola repubblioana itailiaina, benchè ne inorridiscano i medici omeopatici della farmacia repubbl1icana, ridotti alle ultime ricette del loro collega Balanzon. Il superamento mussoliniano conferma la originalità della rivoluzione italiana, ~enza mortificarla jn un autoctomismo selvaggio che è tuttavia nel pensiero di alcuni. La scuola storica repubblicana esprime con Giuseppe F errairi la medesima teoria assegnando un preciso ciclo alle generazioni umane ; ora è notissimo che Mussolini vede sovente nelLa generaz:ione l'unità d; misura dei grandi propositi eh•eg,li sogna per la Patria nostra. Ma nessuna generazione nasce armata dal cervello di Giove o può negare la figliazione legittima ed evidente dalla matrice ·che preced~. E' fac,ile dunque spiegare il f asc ·smo risalendo fino alla rivoluzione francese, come è facile dimostrare con la verità della teoria del superamento, che '1 f.ascismo è radicalmente diverso da essa. Una generazione politica. ----------..-- Che cos·è una generazione? Il filosofo F errari chi,a,ma generazione politica o pensainte quella che con le stesse caratteristiche è a baise d= ogni epoca e di ogni civoltà. Gli uomini di essa nascono, vivono e muoiono negli stessi anni, e, amici o nem,ici, appartengono alla stessa società·: Mario e Silla, Cesare e Pompeo, Mussolini e ... (aspettiamo che r opposizione ci dia un cireneo capace di sopportare il peso del confronto!). La durata di una sim-ile generazione (che v,a contata dall'età adulta e non dalla nascita), è di circa lrenf anni e vi si interf eniscono - com•è naturale -· uomini di varie età. Ciò che forma il limite tra le generazioni è la specie del governo polit,ico: vuol dire che, secondo la fì!osofia repubblicana, il tipo mussoì~niano Gino Bia . CO del governo non passerò il 1952. (Lo diceva-no laggiù che il sessantennio era un millantato credito ! ». · Però se la genercizione dura solo trent • arnrri- meno di quanto occorra ad un buon « travet » per andélllt~ene in pensione - un ciclo dii civiltà dura quattro generazioni, ossia 120 anni. (Un sessanten- · n10 doppio, ahimè !). La · prima generazione prepara : il suo lavoro è quasi esclusivamente intellettu;ile, La seconda esplode . clamorosamente, proclamSlndo la ve11ità delle idee elaborate. I I suo carattere è ,rivoluzionario : leggi, costumi, govemo, tutto si 1:innova. Il pensiero langui~ce : ma capi ardimentosi e geniali operano, comandano, realizzano. La terza fase del ciclo ha carattere reazionario, nel senso indicato dalla definizione che ne dà il F eNairi : « lo sforzo col quale si fa cessare una distruzione incendiaria che intacca le condizioni stesse dello Stato senza peraltro abolire le conquiste e le iinnovazioni della generaz,ione precedente ». L· ultima fase è la risolutiva. I pr,incipii preparati nell'ardente fucina della pnima generazione, proclamati dalla seconda, ed esperimentati dalla terza, divengono di dominio ~enerale, come idee e morale correnti. Tutto è placido, pacifico, incontrastato. U ciclo si chiude in una specie d,i beato torpore. Giuseppe Ferrairi d~vise il tempo in 125 anni. riscontirando più esatta questa cifra. Ma. a,pprossimaitivamente, quattro generazioni po litiche o pensanti, corrono di fatto dal 1514 ail 1620, periodo della Ra forma religiosa francese ; dal 1620 al 1730, periodo de Ila moderrnizzazione dell' Mistocra - zia; dal 1750 a! 1870, periodo della Rivoluzione propriamente detta. Per tornare aU.a rivoluzione -t.rance'3e, è anche innegahile che dopo i 28 ann,i di Luigi XIII. svoltisi in paci1fica convivenza, si ebbe r insurrezione della Fronda, e, nel secolo sucr:essivo. ~nalo~amenle lo sconpio violento della rivoluzione, che termina con la caduta di Napoleone (1814). Segue il periodo reaz:ionario (sempre secondo il vocabolario ferrairiano) dal 1814 al 1848 vero esper:mento della dottrina fondamentale della nuova societa, cui segue l' a3Sestamento risolutivo 1848-1870. La « soluzione », da noi accusata di torpore, può essere un periodo di vera, per quanto ,tranquilla, gloria, come il lungo impero di Augusto. In questa fatale e indissolubile interdiuendenza, .il Ferrairi riconosce però che una nazione è sempre destinata a inizia.re. il movimento orignnale (relativamente originale, diremo noi), il quale è seguìto o tradotto dalle altre nazioni con un ritardo più o meno sensibile. La ri~oluzione francese giunge in Italia nel 1796, in Spagna nel 1808 e finisce il giro del mondo in 45 anni al Giappone, con l'europeizzazione del governo mikadi,ale. La rivoluizone fascista s' iniz-ia nel 192 in Italia e non mancano segni del suo propaga,rsi ali' estero. Questa relativa 011iginalità rivoluziona,ria è quella che ,Mazzini chiama va « l',iniziatiiva » e che confer-isce aHa Nazione che la possiede la egemonia morale sul mondo. .AILI' ultimo riflesso di essa, indubbiamente, dovette la Francia la solidairietà mondi.aie che la sal,vò nel 1914. L' influenza della Rivo- ' lozione francese. JI L• 1tali1a ha però un•altra fortuna che le alleggerisce il peso della dipendenza (rancese quaindo, come dice il Ferrari, es1a cc riceveva le sue date daUa F ran..:ia »• E cioè non sarebbe impossibile rintracciare la linea di un ciclo storico che si &a,rebbe anche potuto a.ssorbire in . àltri eventi, ma che avrebbe potuto precisarsi. Vii ha in Italia una generazione preparatrice intor,no al 1770, che avrebbe f0?6e dato luogo alla storia di tutto il secolo seguente (al 1895, secondo Fettari). Segue una generaz,ione rivoluzionaria che esplode nel 1796 e che è giocoforza attribuire al1· t8lnivo della ,fase francese del 1789. Ugualmente è identificabile con la francese )a reazione incomiinciata col 1814 e che dà luogo - nel 1859 - alla fase risolutiva. rita,rdtata dal prepotere dell' Austnia. Quest 'uLtima è, puTtroppo, tipicamente italiana e si chiama governo liberale! Nel 1796, all' arr.ivo . della rivoluzione francese in Italia, sono ancora eV1identi le tr-acce della nostra iniziativa indigena. lnt "l. nto Cesare Cantù ne1la sua « Storia del.le corrispondenze diplomatiche » calcola nel 1796 a 50.000 uomini e ad una imponente floua la potenza militare, intatta della Penisola, e perciò noi neghiamo che i sette anni dal 1789 avessero seriamente minato la nostra efficienza. Le generazioni non c •entrano per nulla se quell'enorme appatecchio· mititare fu frantumato da 30.000 francesi. Fondata da Napoleone la Repubbl,ica Cisalpina. i bravi milanesi s'incanicarono di diffondere il verbo francese, che nessuno . comprrendeva. E valgano gli esempi. Leopoldo Cicognara, celebre per la sua « Storia della scoltura », si vaint'élva di essere riuscito, brigando contro la corte di Toorino, ad cc estinguer nel suo nascere l' orgoglio nazionale italiano » ! La caduta delle tranquille topaie quali erano i piccoli governi di Lucca, Massa, Gairfagnana, ecc., pur proclamata tÌn nome dei diritti naturali scovati da Rousseau, non ebbe la più lontana ·necessità rivoluzionaria. Altrettanto dicasi di quella cc repubblica di castori »,
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