I VI~A NOVA zione sarebbe stata fatale alle nostre istituzioni; che per scongiurare i pericoli della situazione a cui il malessere generale ed i conati reazionari avevano portato il paese, il di lui programma liberale non poteva essere proclamato ed eseguito senza avere una solida base nella maggioranza del paese ; e questa solida base egli credeya poterla ottenere lasciando pieno agio a tutte le classi, ed in special modo a quelle più numerose, di far conoscere e far vafere le proprie aspirazioni, e di difendere, nell'ambito della legge, i propri legittimi interessi ; e quindi necessaria la riforma tributaria a favore delle classi più numerose e meno favorite della fortuna. L'On. Giolitti giustifica con vaghe frasi il suo metodo di governo nella pa1te politica come in quella . finanziaria, cioè la sua finanza demagogica. Ed egli ama sempre confondere la grande maggioranza del popolo italiano con la minoranza sovversiva antinazionale, per giustificare l'opera sua tanto letale al suo disgraziato paese. L'On. Giolitti col primo volume delle sue memorie, non muta le impressioni che ho ricevute dall'opera sua, anzi le peggiora. Egli attaccando come reazionari i più importanti uomini del Parlan1ento crede di scrivere una storia, ma per coloro, che , l'hanno seguito attentamente in tutto il tempo della sua attività, le sue memorie non sono una storia, ma una interessata difesa, e peggio una vera accusa del1 'opera sua. Nel secondo volume delle sue memorie l'On. Giolitti si occupa del Ministero Luzzatti dttrato da marzo 191O a marzo 1911; della caduta del Luzzatti; 'e della di lui successione a capo del Governo; della guerra in Libia, nell' Egeo; e nel Mar Rosso; dei negoziati di Losanna e di Caux colla Turchia; della conclusione della pace colla Turchia; delle conseguenze della guerra Balcanica; del Ministero Salandra; della questione dell' intervento dell'Italia nella guerra Europea; del Ministero Nitti; ed infine del suo Ministero dopo la guerra, e del suo abbandono del potere. Il Ministero dell'On. Luzzatti ebbe una brevis- .sima durata, appena un anno. L'On. Giolitti loda moltissimo il Luzzatti per la sua grande e geniale cultura, per la sua eccezionale competenza in materia economica e finanziaria; ma intanto fece del tutto per fargli dare le dimissioni combattendolo ; come aveva fatto dare le dimissioni al Sonnino che precedette il Luzzatti, ed a cui non permetteva mai di governare per un tempo maggiore di tre mesi. Peril Luzzatti fu generoso concedendogli un periodo di un anno. Egli voleva sempre governare, e spesso manteneva nei suoi Ministeri la maggior parte dei Ministri dei Ministeri che abbatteva. Non trattavasi di mutar programmi, ma di soddisfare l'ambiziÒne personale del comando. Non ho alcuna intenzione di occuparmi della guerra in Libia ed in altri luqghi per la Libia. La fine della guerra fu favorevole e questo era il desiderio · dell'Italia. ■ 1an o Intorno al modo come procedette la guerra, e poi come furono diretti i negoziati della pace colla T urchia, la storia darà i suoi giudizi. Fidava molto nel patriottismo e nell'abilità di San Giuliano e sono sicuro che egli fece tutto il possibile, insieme al sùo· capo di Governo, per vincere senza danno, nè materiale nè morale, tutte le difficoltà tanto di carattere militare che di carattere diplomatico, che in quella guerra si presentarono. Cosi pure non ho alcuna intenzione di occuparmi dei rapporti che i] Giolitti ebbe cogli emissari dell'Impero Germanico per la questione della neutralità dell'Italia, desiderata dagli Imperi Centrali nella guerra già scoppiata. Il Giolitti afferma di non essersi occupato di questa questione benchè era fermamente per la neutralità dell'Italia. I fautori dell' intervento non credono a queste sue affermazioni e credono, al contrario, che egli ebbe intimi rapporti col Biilow per trovare un modo di evitare l' intervento. Trattasi di una questione grave e delicata e non mi pare che sia opportuno di affermare o negare per impressione. Non posseggo sicuri elementi: alla storia il giudizio imparziale. L'On. Giolitti dedica i due ultimi capitoli del 2° volume delle sue memorie a tutto ciò che egli fu· obbligato di fare, come Presidente del Consiglio. dopo la guerra per risolvere le questioni di Fiume. dei confini orientali, dell'Albania, e per giustificare l'opera sua nelle questioni di politica interna. Per le questioni riguardanti la politica estera non ' posso astenermi di dare un giudizio, come mi sono astenuto all'occasione della guerra in Libia, e di · tutto ciò che è connesso alla detta guerra. Credo opportuno di manifestare con franchezza le mie impressioni. Considerando quali immani sacrifìzi di . uomini e di ricchezze abbia fatto l'Italia per otte- • nere la vittoria, non si può essere contenti del modo come si è conchiusa la pace. Non vi è dubbio che il Nitti, i firmatari del patto di Roma, avevano dan: neggiato la posizione del nostro paese, e dato mezzi agli alleati di manifestare la loro malevolenza nelle risoluzioni delle questioni che ci interessavano; ma credo che un altro Presidente del Consiglio, che fosse stato a suo tempo propugnatore dell' intervento nella guerra, e che .fosse stato apertamente contrario agli intrighi dei partiti antinazionali, avrebbe meglio garantito gl' interessi della patria. Giolitti, influenzato dai socialisti, dai rinunciatari, ha abbandonato Vallona, senza tener conto dei rapporti che precedenti nostri Governi avevano stabilito tra l'Italia e l 'Albania; non ha tenuto conto del patto di Londra; e quindi dei nostri interessi materiali e morali nella Dalmazia; e dopo una grande_ guerra, finita con una grande vittoria, ci lascia l'eredità di un altro irredentismo; e dà ai croati l'occasione di litigare per Fiume. La grande vittoria non ci ha dato la completa soddisfazione dei nostri diritti. Ripeto però che la colpa di questa disillusione non è stata tutta del Giolitti. Il Giolitti, nell'ultimo capitolo del 2° volume, ritorna ad occuparsi della sua politica .interna. Bisogna lealmente confessare che egli non ne tr.atta • (
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