Vita Nova - anno I - n. 10 - ottobre 1925

VITA NOVA 19 lui abitato, murarono una lapide con la scritta: QUI - TRASSE GLI ULTIMI SUOI GIORNI - TEODORO BoNATI DA BONDENO - SOMMO IDRAULICO - CHE A NAPOLEONE PRIMO - LA MINACCIATA IMMISSIONE DI RENO IN Po - IMPAVIDO CONTRADDISSE. « Impavido contraddisse » ! E dire che il colloquio è riferito dal Bonati stesso nelle sue memorie cosi: Napoleone mi chiese : - Se foste bolognese cosa direste? - Lo stesso. L' Imperatore ridendo soggiunse: - Lo giurereste sul Vangelo? Bonati non rispose. Il perchè lo confessa candidamente: << Io non avendolo inteso perchè duro d'orecchio, feci anch'io bocca da ridere. Fu interpretato che poi non avrti giurato. Ma s' ingannava: avrei benissimo giurato, occorrendo >>. Ma tutt'e due le versioni ci danno un Napoleone di maniera, condiscendente e burlone. C'è la terza che è più attendibile, ed è quella che riferisce l'avv. prof. Giulio Vita e che ha appresa dall' ing. Veronesi, nipote dell' idraulico che difese le ragioni di Bologna. L' Imperatore impaziente dei lunghi discorsi, passeggiava per la sala con le mani intrecciate dietro la schiena, e ogni tanto interrompeva, lanciando a bruciapelo domande di indole tecnica sull'estensione del bacino del Reno, sulla quantità e velocità delle acque convogliate, ecc. Finalmente, udite le ragioni degli uni e degli altri, a un tratto si fermò in mezzo alla sala, e disse a voce alta e chiarissima: - Signori, io ho deciso: il Reno sarà immesso in Po. Domani cominceranno i lavori. La seduta è tolta. CHIAVICA DELL' ABBA TE E l' indomani ingegneri e assistenti erano in campagna a piantare i picchetti per tracciare il Cavo Napoleone ... (1 ). *** Primo a tentare di combattere il pauroso fenomeno fu, nel 1464, Borso Marchese di Ferrara e Duca di Modena che si recò ad Ariano per avvisare ( 1 ) Uco LENZI - Napoleone a Bologna (Ed. Zanichelli). iblioteca Gino Bia co sopra luogo come << provvedere et riparare alli danni che riceve il Polesine di Ferrara per cagione delle acque>>. Otto anni dopo il Comune di Ferrara mandava una commissione di Giudici d'argini (ingegneri) « sulla /accia del luogo, affenchèesaminata la cosa ri/eriscano >>, e nel 1449 il Comune di Codigoro affidava a tal Taruffi la bonifica delle valli Malea e Valcisana col patto che, a scopo raggiunto, 100 moggia (200 Ea. quasi) del terreno redento rimanessero proprietà del Comune: il rimanente al bonificatore. L'esito non ANTICA CHIAVICA DEL CORO (ora di scarico pel nuovo Stabilimento) dovè essere fortunato se un secolo dopo, nel 1559, Ercole I I scriveva al Giudice dei Savi (Sindaco) di Ferrara di aver trovato i mezzi necessari perchè « si faccia una perfetta bonificazione delli terreni e valli del Polesine di Ferrara che si trovano in notabile et grandissima quantità occupati dalle acque et fatti infruttiferi per non aver esse acque il suo debito corso e fìne >). Soltanto però nel 1564 Alfonso I I mobilitò i più insigni idraulici e iniziò la bonificazione conducendola a termine in dodici anni. Provvide alla separazione delle acque alte da quelle basse: le prime erano quelle dei terreni che costituiscono l'attuale Consorzio di Terre Vecchie e che scolano tuttora in mare per mezzo del Canal Bianco: le acque basse, cioè quelle dell'attuale bonificazione, scolavano nei canali propri, parte nel Po di Volano e parte nel Po di Coro. Però, a causa dell'abbassamento del suolo e l'alzamento del letto dei fìumi tali acque non potevano avere sfogo e allagavano il territorio: si riparò al grave inconveniente con l'escavazione di un nuovo canale, che fu detto «Alfonso)), e poi Canal Bianco. ·si escavarono in tutto 244 miglia (300 Km.) di canali. ·E poi furono costruiti 42 ponti e strade e un porto difeso da una diga: il Porto dell'Abbate. Ma ciò offendeva gli interessi e l 'org~glio di Venezia; e non c'era più Claudio Ariosti, ambasciatore ducale, che di fronte alle richieste della Serenissima rispondeva che << se il Po fosse giunto alle scale di S. Marco ivi sarebbero stati i confini del suo I

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