r 14 VITA. NOVA \ Quello tuttavia, che mancò al Machiavelli, e gli acquistò fama .d'immoralista, il criterio, voglio dire, distintivo di politica e moralità, questo criterio da cui esce peraltro rinsaldata l'unità di moralità e politica, si fa del tutto trasparente a noi moderni. Lo Stato, e quindi la politica, non può sottrarsi alla legge morale, che è un imperativo categorico universale. Co ... desto è un principio fermissimo. Ma l'univer .... salità della legge morale (l'agire in modo che la nostra azione possa diventare una norma uni~ versale di condotta) non deve intendersi in modo che quella legge sia uguale e immutabile per tutti gli esseri. Essa varia secondo il fìne, o secondo la missione, che ciascun essere ha nel mondo. Una moralità, che sia concreta e non astratta, prescrive ali' uomo doveri diversi, secondo le comunità di cui egli si trovi a far parte, e secondo i fìni. di ciascuna di queste comunità: sia famiglia o scuola, chiesa o repubblica. Vi è insomma, una differenza notevolissima, tra la morale dell' individuo, tra individ~i, e la mo... raie nei rapporti tra Stato e individuo e Stato e Stato. E si rischia di offendere la stessa legge morale, ove non si faccia distinzione tra una morale pubblica e una morale privata. La mora ... lità dello Stato va dedotta dalle ragioni di vita dello Stato, e non· da quella dell' individuo. Ora, lo Stato, in quanto è una potenza, non ha altro obbligo morale fondamentale che quello di assicurare e accrescere la sua potenza. Abdicare alla propria forza significa, per uno Stato, negarsi come tale. << Tra tutte le colpe politiche, la più riprovevole e la più vile - disse · un grande scrittore politico contemporaneo - la più riprovevole e la più vile è la debolezza: ·essa è il peccato- contro lo Spirito Santo della politica ». Consigliare allo Stato l'umiltà, l'abne .... gazione, la rinu.nzia è tradire la stessa legge morale. La morale può comandare l'altruismo e l'amore del prossimo ali' individuo; lo Stato non è altruista, la sua carità comincia da sè. La morale privata esalta chi sacrifica la vita per il suo simile, la morale pubblica impone che lo Stato non faccia caso della vita di un altro Stato, quando si tratti di.salvare se stesso, e gli consente, per il medesimo fine, di reclamare la~~vitadi milioni di sudditi. Così nella guerra. Ùgni interesse particolare deve tacere, e ogni bene essere pronto al sacrificio, in vista , Biblioteca Gino Bi neo dei suptemi fini dello Stato. P~~ il !ittad~no, l'essenza ultima della morale pol1t1ca s1 esprime in una frasè (anche questa cara a Mussolini): servire con sottomissione e fedeltà lo Stato. *** Che c'entra lo stile in tutto quel che abbiamo sopra discorso? Lo stile è l' impronta del carattere e il rilievo della personalità nell 'espressione; lo stile è il risalto dell' individuo e. della sua potenza nella realtà che egli crea. Ma nel divenire storico, che rimane il solo eroe della vostra politica, nel dinamismo dello Stato, concepito come un ingranaggio di forze estraindividuali, non rimane posto alla creazione, e quindi per lo stile. Come -volete che crei un uomo di Stato, che deve costeggiare prudentémente le rive della storia, senza mai veleggiare verso gli oceani sconfinati dei suoi ideali? Come può dare I' impronta personale alla sua politica colui che è dannato a servire perennemente lo Stato, invece di far servire lo Stato ai disegni delle sua illuminata ragione? Siffatte obiezioni non ci toccano. Esse mettono radice in un falso concetto della storia, che si raffigura· come il fluire di una realtà sorda ed estranea, dove lo spirito umano non ci metta nulla di suo. Un tal concetto degrada la storia fìno alla natura (parlo della natura dei Iiaturalisti) dove non c'è posto per la creazione, perchè tutto si ripete meccanicamente secondo u11 ritmo determinato e determinabile. Ma la natura ·sempre eguale sotto eguali leggi (la nature est partout la méme, diceva Voltaire) non è la storia. La storia - lo sappiamo da quando ce lo insegnò Giambattista Vico - non è fatta a insaputa dell'uomo, anzi dall'uomo stesso, con le sue passioni e le sue necessità, con le virtù e i suoi vizi, con le sue fedi e i suoi dubbi, le sue ambizioni e superstizioni. Questo, prima dello stesso Vico, aveva detto lo stesso Machiavelli, a cui dobbiamo la prima affermazione immanentistica della storia. Egli infatti ripone la virtù d~l Principe, nel fondare e rassodare gli Stati, al di sopra della Provvidenza e della Fortuna, e al Principe insegna che la. storia non si contempla. e si subis.ce passivamente, come gl' indeprecabili eventi della natura, ma si plasma e si forina, in gran parte, per virtù del nostro volere. La storia non è ripetizione mec-
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