ITALIA E· RUMENIA . . La cronaca ci ha informati che per alcune giornate di questo magnifico agosto è stata ospite di Venezia la coppia reale di Romania e che, ad incontrarla e salutarla in nome del Re d'Italia, si è recato colà il Duca d'Aosta. Dopo una guerra combattuta in tanto significativa comunanza di motivi e di casi, è stato questo il primo incontro ufficiale, la prima « presa di contatti » fra le due Case regnanti nella loro funzione appunto di personificazione dell'Autorità dei due Stati. Salutiamo quindi con lieto cuore i Sovrani della Tara Romaneasca, . finalmente unita in un saldo unico complesso quale la Dacia Felix, che fu di Decebalo geta e di Traiano; ospiti essi finalmente del suolo redento, donde le aquile della loro stessa civiltà si dipartirono sedici secoli or sono. Sono stati così - almeno per un momento - portati alla ribalta dell'attualità i nostri rapporti con la minore sorella latina : minore per quantità demografica e per cronologia d'eventi, ma non certo per ricchezza di possibilità avvenire, quali le provengono dalla natura del suolo sulla quale è insediata, come dalla missione storica che le è affidata. t • r • Siamo grati ai comunicati ufficiali, che ci permett(?nO di dare un senso di importanza politica, oltre quello di un atto di alta cortesia, ali' incontro di Venezia. Esso è tale, che soddisfa anche le nostre invincibili nostalgie estetiche: un Re d'antico lignaggio, liberamente chiamato da un popolo rinnovato, vittorioso dopo la più tragica vicenda; una Regina magnifica per venustà di forme come per nobiltà d'intelletto e intuito politico; e, di fronte a Loro, la persona augusta di Colui · che legò il nome della dinastia d'Italia a quello dell'armata invitta. Con particolar soddisfazione noi vediamo questo primo approccio dopo qualche anno di incresciosa tensione (fondata su più materiali motivi d'interessi immediati e la cui storia si dovrà un giorno scrivere), noi che, dalla nostra modesta posizione e con la tem-- peratezza resa necessaria dalla contemporaneità di quei motivi, abbiamo condotta una battaglia, la quale non è rimasta senza echi, in pro dell'accostamento fra Italia e Romania. I Biblioteca Gino Bianco Esso, più che nei fati retorici della comune stirpe, riposa nel reciproco studio e nella reciproca comprensione, al quale e alla quale la vigile volontà dei concorrenti interessi dovrà pure portare in un giorno non lontano. La Romania per noi rappresenta una pedina da giocare nella politica dell'Europa Orientale, un mercato troppo trascurato per il nostro ineluttabile tribùto alla deficienza di grano e di petrolio e alla sovrabbondanza di braccia. L'Italia per la Romania rappresenta un concorrente da porre di fronte DONNE RUMENE ALLA FONTE agli altri paesi europei, che tentano --accaparrarsi il monopolio della· sua potenza politica- ed economica. E un concorrente, che per parecchie buone ragioni, se Bucarest vuol bene considerare, è meno pericoloso degli altri : diciamo, per mettere i punti sugli i, Francia, Inghilterra, Germania. E non ci stancheremo di ripeterlo, non solo per avere un giorno la peregrina soddisfazione di esser detti profeti, ma per affrettare con tutte le forze di - cui possiamo disporre l'avviamento a questa meta.- Ciò è per noi semplicemente un dovere, come è un dovere per lo scopritore di una verità il bandirla e l' illuminarla. . . Non ci nascondiamo i motivi fondamentali di questa reciproca attitudine di indifferenza, che si è trascinata per troppo tempo nel dopoguerra fra i due governi. Essi si concludono nei due, che qui riassu- . . m1amo. Il primo è rappresentato dalla politica finanziaria l •
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