Vita Nova - anno I - n. 9 - settembre 1925

,. ,I "' - 11 - della Controriforma e degli occhiuti organi di vigilanza che essi aveva creato o rinvigorito, accoglie questo flusso e se ne imbeve come una terra arida. Il frequente e generale stato di guerra è conclizione assai favorevole, poichè nulla crea tanto la società delle nazioni quanto la guerra delle nazioni. Il più viene dalla Francia. Come, nel XVI secolo, essa più di tutti aveva assorbito di materia nostra, cosi ora noi da essa pìù che dagli altri. Dalla fine del Medio Evo in poi, tra Francia e Italia, il primato o qualche elemento di primato oscilla come un pendolo. Ma anche da altri, dall'Inghilterra, dai paesi tedeschi ci viene non . poco.,,.con~la stessa- azione su di nQi, non creatricè dal nul~a ma stiffiolante, che la e.ottura italiana aveva avuto già su la formazione delle varie colture europee. . Questa coltura che si rinfresca e rinvigorisce e penetra nella vita, è un fatto po1itico. E non solo perché si occup_adi problemi eccnomici, finanziari, agricoli, politici ; non solo . perché propugna riforme, chiede libèrtà di scambi, accenna a desiderio di libertà amministrative e anche politiche ; 111aperchè essa è una cosa sola con la nuova borghesia, con la nuova realtà sociale ed economica dell'Italia, anch'e~sa sollecitata dalle guerre e dai · mutamenti politici che alle guerre si accompagnarono e seguirono. Vi sarebbe da scrivere un bel capitolo su ciò che allora, in diretto o indiretto rapporto con quelle guerre, si verificò nella vita economica italiana. Ritroveremmo non poco di 'ciò che· oggi, dopo gli anni 1914-18, é familiare a tutti noi. Grande distruzione di ricchezza, ma grande e rapida ricostituzione di ricchezza ; sposta1nenti e squilibri, ma anche pensieri ed aspirazioni nuove · lo sforzo di realizzare nell'ordine istituzionale il senso della morale unità, assai approfondito. Ciò prima ancora dell' èra rivoluzionaria. La conosc~nzapìù intima, agevolata anche dai libri e dai viaggi, ~elle grandi Potenze operose sui mari e sui continenti ; la pressione sempre più energica e vicina esercitata attorno attorno dalle forze politiche ed economiche dell'Europa ; l'esperienza della incapacità e quasi impossibilità dei piccoli Stati ad assolvere i loro compiti e anche a vivere, nella nuova temperie del mondo ; tutto questo sollecitava il pensiero politico di molti italiani, li co~tringeva a porre con concretezza e pre~ cisione maggiore che non si fa~esse prima la questione dei loro rapporti con l'Europa e.del loro assetto nazionale. O trasformarsi o peri-· re, sembra che dica, in· sostanza, qualcuno di essi Anche i nuovi governi e domint stranieri agiscono, in generale, come incitatori. La Spagna era un paese ferm'o, anzi ia decaden- , , za ; e non I poteva se non mortificare, accomu-,.., nare alla prop_ria decadenza quelli che eran costretti a vegetare con essa. ~l\a Francia, Au-,' stria, Inghilterra, Olanda, da cui ora 1 'Italia riceve le nu0ve dinastie o con cui entra in più stretti contatti, sono invece paesi in svì- · I luppo, ricchi di elementi dinan1ici di varia natura, capaci di comunicare altrui qualcosa del loro stesso movimento. Alla ripresa indu- , striale de11apenisola, cioè dell'alta Italia, nel XVIII secolo, non poco contriouirono imprenditori e tecnici venuti da sé o fatti venire, per iniziativa di qualche Principe, dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Germania, dai Paesi Bassi, dal ·Regno Unito. Anche in questo> era l'inverso di ciò che si era verificato dal XV al XVII secolo. Svecchiare, far conoscere mac- - d'ordine politico, destinati a ·ricostituire un· nuovo equilibrio, una nuova rispondenza fra _ chine e processi produttivi nuovi, organizzar opifici più grandi d.el consueto era il loro compito. E quindi, anche affrettar là fine del , .. • I ·mutata struttura sociale ed istituzioni. E ben presto, dopo il 17 48, anche in Italia il pensiero passa dai problemi,.marginali della politica, come 'la moneta, le dogane, l'agricoltura, ecc·., ai problemi centrali che sono quelli dello Stato e della nazione, nel suo assetto interno ' e nei .suoi rapporti internaz·ionali. E comincia j a regime corporativo a base di vi~coli, far sentir l'esigenza della I i bertà, dare la li berta agli operai,_sia pure lihertà « borghese ». Ciò che il XVIII secolo inizia, if -XIX spinge più oltre, con una partec·ipazione sem- .pre più attiva degli Italiani, pur attraverso al- \ ,. ·. J ..

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