Vita Nova - anno I - n. 9 - settembre 1925

RECENSIONI ARNALDO CIPOLLA : Dalla siberia in e ina e Giappone. Torino, G. B. Paravia e C., 1924. Le recenti convulstonii del formicaio cinese, le notizie delle quali sono giunte in Europa attraverso fonti disparate d'informazione onde non si è fatto a tempo di distinguere, tra pregiudizi e tendenziosità, la vera portata det moti che ali' ingrosso si son voJuti chiamare xenofobi, hanno posto ancora un.:t volta in luce la m;naccia del « pericolo g:allo » che in un lontano avvenire s~mbra des~inato a spostare da un continente all • altro il centro della civiltà e dell 'egemonia mondiale. Di « pericolo giallo » si è parlato abbastanza ,nei primi ann; del nostro secolo, ma fin d• ~Bora si considerava il Giappone come un paese europizzato ed i timori della razza bianca non si concentravano che sulla terra che nel confine della sua secolare muragl;a conteneva un'intera razza densa e prolifica, una specie d'immensa coltivazione di folla i,n fermento che, stravasando, avrebbe sommerso rOccidente così come la barbarie aveva soffocato la luce imperiale di Roma. Va da sè ,che al sullodato pericolo non si dette ;n Europa altro che un· importanza puramente verbale e gazzettiera, co~ì come ai costum; orientali ed alla loro ps;cologia esotica si era dato un po~to non poco convenzionale in quel poliorama del << pittoresco >) entro cui, noi popoli civili, abbiamo comodamente classificato quel lat-J dello scibile al quale si può attribu;re una bor~hese esemplificazione oleografica. Nei .riguardi della politica l'azione del1 'occidente sull'oriente giallo è stata sempre caratterizzata da quell' incertezza che proviene dalla non poss;bile espressione urataria di diversi egoismi, so!o in apparenza convergenti verso lo stesso scovo di espansione umanitaria e civilizzatrice, s~nza dire che alla tattica propr;amente europea si sono aggiunte in un secondo tempo t·1tt:che simili da parte nipponica ed americana che hanno arruffato vieppiù la matassa : l'una improntata ad uno stile di poco raffinato imperialismo, r altra spalmata di subdola evangeJ;ca cinofilia. Aggiungiamo a questo una qualche ventata di contagio del bolscevismo moscovita ed intenderemo press •a poco che cosa sia questa anarchica Cina, questo territorio del.- la bancarotta e dèlla rovina, le vicende ultime del quale ci hanno per qualche te.mpo appassionato avendoci colpito nel nostro or• gogl;o europeo per il carattere xenofobo di taluni moti del popolo giallo. Gli ultimi avvenimenti, del resto, ci hanno fatto dimenticare che la Cina partecipò alla guerra a fianco dell'Intesa t: fu compensata col vedersi restituite le concessioni tedesche ed austriache, le qual; forse valevano qualche cosa di più dei coolies impiegati nelle retrovie f,rancesi, e che, eccoci al secondo « forse », costituivano una salvaguardia di quel prestigio europeo che nel 1900 aveva messo contro la Cina una coalizione di 5tati occidentali. Dalla coalizione del 900 rimaneva a Pecbino, come simbolo eterno di minaccia, un ma.rmoreo arco eretto a spese dell' lmperatore della Cina, in espiazione dell'ass.1s.-;inio del ministro di Germania, conte Ketteier, trucidato al tempo dei boxe!s. L •arco sosteneva numerose iscrizioni in lingua cinese e con esse si ricordava ai nostri fratelli cieli' estremo oriente che un principe imperiale cinese s•era dovuto recare a Betliao e chieder mercè all'Imperatore tedesco, che un altr·:> principe imperiale vi aveva rimesso il rispettabile capo, compromesso còm ·era nellà faccenda del conte Ketteler, e che, finalmente, ~semplari esecuzi)ni sommarie e pagamento di fortissima ~ndennità avevano segnato la fine di ogni velleità xenofoba ai danni della potentissima Europa. L'arco espiatorio fu distrutto dai c;oldati francesi in odio ai tedeschi, non solo, ma fu riedificato' senza le eloquenti iscrizioni nel Parco Pubblico d: Pechino con questa antiteutonica epigrafe: « In memoriam Juris vindicati ». . Il libro di Arnaldo C;polla da cui abbiamo tolto r episodio dell' arzo di Ketteler così commenta il significativo racconto : « Se l'Europa, pensarono i Cinesi, è arrivata al punto d,i dimenticare le offese che le abbiamo arrecate e di cancellarne sino la memoria incisa nella pietra, significa che possiamo ricominciare da capo. E i Cinesi ricominciarono infatti a farsi beffe del.l'Europa, a ccmpromettere gl •interessi e a minacciare la 'Vita degli europei, fatti più forti non solo dal ,favoritismo americano, ma da Ila loro anarchia medesima >>• * * * .Arnaldo Cipolla, siniolare temperamcnt3 di giornalista e di scrittore, che alla ;)rofcssionale ,prontezza dell'intuizione sa accop·- piare la nobiltà dell'arte -narrati·✓~ più penetrante e più profondamente ::o~òrita, ha raggiuPlo la Cina ed il Giappone per la via siberiana, primo esempio di giorna,lista europeo che dopo la rivoluzione russa ab .. bia battuto una strada della cui esistenza nessuno, quasi, più si ricordava. E' facile immaginare quale messe di originali e gustose osservazioni abbia potuto raccogliere il Cipolla, ma non è altresì facile supporre che l'insieme delle sue notazioni giornalistiche possano adesso costituire un saldo volume, avente coesione ed interezza unitaria, un libro, insomma, com'è quello • Bibliote a Gi o Bia co che la Casa Paravia ci offre in superba veste tipografica. La prima grande curiosità che viene incontro al Cipolla è la Russia dei Soviet che però il visitatore non si ferma a lungo a giudicare, pur cercando di da,me interessanti aspetti di ivita che ci rivelano le contraddizioni immani entro cui si dibatte un esperimento del quale a noi contemporanei non è dato stabiLire il valore complessivo. Ecco un esempio della cautela che il giornalista mette nelle sue considerazioni. <e La città (Mosca) è tranquilla, indicibilmente e sorprendentemente tranquilla. Vi è una quantità notevole di gente che vi dà I ',imp,ressione di uscir d! casa dopo una lunga convalescenza. Ogni tanto, per la st,rada, siete presi dal pensiero della bufera che questo popolo ha attraversato e allora una g,rande pietà vi prende. Oh, sì! Nessun popolo avrebbe saputo soffrire come questo! Mosca, in complesso, per chi non l'ha conosciuta prima de~la guerra è ancora bella, seducente » . In compenso. una g1 rande quantità di particolari sulla Russia e sul popolo russo è esposta con simpatica sintesi in questa parte del libro, sebbene tutte le impressioni siano un poco soverchiate dal verÒ scopo del viaggio, dall'ansia d'imbarcarsi sul <e Transiberiano », sul treno che è come una nave. Con I' imbarco comincia a ,intravedersi l'oriente. Una sosta a Ekaterimhurg - la città tristamente celebre per l'eccidio dei Romanotf - e siamo nelle steppe dei Kirghisi, là dove rimangono ancora le tracce della vana impresa di Kolciak, e poi nelila « taiga » verso il Baikal e gli altipiani di Cita. <e Si esce daHa Russia senza la solennità con ~a quale vi si entra, laggiù ad occidente, a diecimila chilometri di distanza, sotto l'arco di legno che saluta i venienti con l'incitamento marxista : cc Lavoratori di tutto il mondo, unitevi ! ». Dopo undici giorni di treno, da Mosca, il viaggiatore ha raggiunto la Manciuria, un lembo di Russia tzarista, una specie di Stato ferroviario che non si sa a chi appartenga, ma a cui i Soviet hanno rinunciato senza che i cinesi se ne siano del tutto :mpadroniti. Siamo già nell'Estremo Oriente. L •Est.remo Oriente descritto da Arnaldo Cipolla, non rassomiglia sovente a,ll' 1magine che ce ne eravamo formati attraverso descrizioni arbitrarie e notizie contradditorie di giornali. Il volume del Cipolla esamina con pittoresca pienezza e con acuta potenza d •intendimento tutto ciò che l'Autore vi ha sco- ..

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