Vita Nova - anno I - n. 9 - settembre 1925

felice davanti alla solita parca mensa. Un uomo si può innamorare di ,nadonna povertà e portato da un profondo senso di rinuncia mistica può fondare un ordi1ne religioso, ohe, de•dito ai fini ultraterreni, am.i la povertà e dedichi a essa un culto speciale. Ma una nazione, per crearsi un avvenire nel mondo, non può amare la povertà e farsene un ideale. Nella po,vertà le forze migliori vengono tutte assorbite dalla dura lotta per l'esistenza e noo rimane il margine di attività libera per la p,roduzione superiore ,dell' arte, della scienza, della filosofia. Da un lato è vero che la necessità aguzza l 'in,gegno e che molti uomini superiori nacquero in condizioni umilissime e le ori1gini ,dei grandi 1 popoli furono spesso ,dure oltremlO<lo: ma è pur vero che il massimo dispiegamento di energia è fatto per SU!perare le condizioni . . avverse e creare un avvenire Illllgliore, nel quale siano più favorevoli anche le condizioni economiche. Appare quindi opportuno prima di tutto formare nel popolo una sal,da coscieni:a morale, che a_nteponga il dovere a ogni cosa : ma subito dopo la coscienza morale, anzi contemporaneamente a essa, occorre formare una chiara e salda . . coscienza economica. Bisogna superare i residui del medioevalismo, che a tanta distan- . za di tempo persistono ancora, e tornare alla sana e umana concezione romana, rche metteva la povertà tra i mali più gravi. Del resto, se qualcuno non crede che sia appunto così, non ha che a provare a vivere per dieci o quindici anni nella drura. vera indigenza e durante l'esperimento avrà tut- • to il te~o e la possibilità di cambiare QJ>inione. Uomini .e nazioni nella povertà soltanto eccezionalmente sanno conservare l' integrità del carattere e l'indipendenza morale. Una vera e salda indipendenza morale deve essere fondata sull 'autonomia economica. Deve quindi tanto agli individui, quanto ai popoli apparire come onesta meta, per cui vale la pena di lavorare, VITA NOVA quella di conquistare una sia pur modesta agiatezza, che tenga lontani gli aculei più dolorosi del bisogno. Oocorre quindi fare e nelle scuole e nelle officine e negli uffici propaganda per l' attività alacre, che non perde mai tempo e utilizza tutti i 1momenti, e per il risparmio, che costituisce una difesa contro le sorprese dell'avvenire. E insieme coli' attività, col risparmio bisogna consigliare una sicura fi,ducia nella nostra econom,ia nazionale. . In materia economica tutti s ·im- . . pane.ano a maestri e s1 sentono spesso le eresie più .grossolane decantate con sicurezza e facciatosta dag!i economisti ,da caffè, che trinciano giudizi, improvvisano diagnosi e talvolta prognosi infauste, fondate su paralogismi, su preme·sse sbagliate e sulla più crassa · ignoranza dei fatti ,economici più elemle_ntari. Un buon passo è stato fatto con l' introduzione dell' economia politica nelle scuole medie e con la introduzione dei corsi di economia politica nella Università Fascista di Bologna e in altri istituti di cultura. Ma ci sono ancora molti pregiud.izi da estirpare e non solo nel volgo. Qu1al1chemese fa un collega autorevole e di molta dottrina mi confessava candidamente· di ritenere l'economia politica una materia inutile, senza alcuna serietà scientifica. E' evidente che egli . non aveva ,mai ,aperto nep,pure un mo,desto manuale di economia politica. E fino a qualche tempo fa· 1e questioni di ,economi.a in mo1ti giornali erano lasciate in balìa di quegli articolisti generici, i quali non sanno scrivere di nulla, perchè sanno scrivere di tutto· e di altro ancora. Per fortuna però dà qualche tempo l'interesse per le questioni econo,miche, che si sono dimostrate così vitali, è di molto aumentato e nei migliori quotidiani sono trattate da specialisti, da universitari, i quali 1 • se ne oceiupano con crnarezza e co1m1petenza, contribuen~o a diffond,ere la conoscenza del meccanismo dei fatti econo,mici, conoscenza indispensabile agli uomini d'affari, ai Biblioteca·Gino Bianco commercianti, agli agriicoltori e ai proifess.ionisti. Ci sono tuttavia ,anco•ra molti pregiudizi da estirpare e molte idee chiare e precise da diffon,d,ere. Le idee chiare e precise sono necessarie, p•er creare nel nostro popolo una coscienza economica sicura, che non sia in balia delle improvvisazioni, delle sorprese, che seminano il panico e contribuiscono, nei momenti di crisi economi.- che, ad acuire e inacerbire le crisi stesse. Chi non ha nessuna idea del meccanismo dei fatti economici rimane in balìa di tutte le sugg:estioni, segue la moda o la paura ,del momento e ne riporta un danno, che talvolta è notevole. I fatti econo1 m.ici sono spesso complessi .e derivano non da una causa sola, ma da più cause .insieme. Tra queste cause si trova quasi sernipre la credulità, la suggestionabilità determinata dalla ignoranza. Nel 19 J 9-20 si creò, per un complesso di cause politich,e e socia.li, una tendenza nei po~sessori di terreni a disf ar,si dei m·edesimi, determinata sopratutto dal timore ,di non si sa quali cataclismi e spoglia1ioni. Quest<:1 tendenza prl)dusse un notevole ribasso nel prezzo dei terreni, che aippariva tanto più ingiustifioato in quanto i prezzi delle derrate alimentari e - degli altri prodotti agricoli erano in continuo aumento. I proprietari che hanno sa·puto resistere alla corrente, sono stati largamente cornpensati della loro avvedutezza o conservando i loro immobili o vendendoli nel biennio J 923-24, i,n cui i terreni salirono a prezzi elevatissimi, difficilmente superabili. A1 ltro fenom1eno di imitazione m.orbosa f.u l'acquisto. ~u vasta scala dei marchi di carta, di cui astutamente la Ger·mania ha fatto larg,his- . sima esportazione nel dopo guerra. Ci sono state d,elle zone e dei paesi in cui ·ben pochi si sono sottratti· al miraggio di arricchirsi con facilità, comprando marchi svalutati, che avrebbero ,dovuto, neH' intenzione degli acquii:enti, fatalmente rivalutarsi a brevissim1a scadenza. La conversione ,del marco carta •

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