Vita Nova - anno I - n. 9 - settembre 1925

r \ Dove, invece, si mostra lenta e mediocre la nostra produzione è nel campo degli studi di pura speculazione. Ciò non sorprende, ed è bene, ,da un lato, che sia così. In altri paesi, nella Germania, ad es., il sorgere di due sistemi filosofici, ·così orginali e completi come quelli ,del Croce e .del Gen·- tile, avreibbe 1suscitato almeno alcune decine di altri sistemi per far corona a loro. Da inoi son ,molti, invece, coloro che di quelle due filosofie si son fatti un serio problema di pensiero, ,e vi si travagliano attorno onestamente in silenzio. C,hi non ha una parola nuova da dire, si pensa, è meglio che stia zitto. Ma è facile trovar qualcosa di nuo- . ' vo, ora, mentre s1 e ancora sotto 1 'impressione d·i uin tanto rivolgimento, portato 1dal Croce e dal Géntile, nel mondo della cultura e dei problemi fondamentali della coscienza umana ? *** C'è qualcuno che tenta. Un tentativo, che jpUÒ d6stare qual,che curiosità, è quello di J. E vola, col suo volume di Saggi sul['Idealismo Magico {Casa Ed. A. Atanor, T odi~Rom•a, 1925). Quest'idea di un idealismo magico ritorna, così, dopo un 'lungo giro di esperienze spirituali e di costruzioni speculative. Ma quainto mutata, da quando prese le moss·e nel .primo rornanticismo ! Non è più la poesia la dea che deve operare il miracolo, ma una filosofia affiancata da una n1etodologia d'indole pratica. C'è una serie di prove per· purificare 1' individuo da tutte le sue « deficienze », e farlo diventare, come il Miahelstaedter diceva, « sufficiente a se stesso » : nella quale sufficienza è la per.fezione dell 'lo, lo stato di . « persuasione ». La prima prova è quella del fuoco, e consiste nel negar rutto: ogni fe,de, ogni legge, ogni sentimento di umanità, la scienza, la filoso,fia, tutto in somma. Prova, com•e si vede, non molto consolante ; ma l 'A. consiglia di non aver paura, tanto più ,che quella è soltanto la p,rima. Vien dopo la prova della sofferenza, con oui si riconosce la necessità di tutto ciò che Biblioteca Gino • 1anco VITA NOVA prima si è negato: di tutte le determiinazioni dell'essere che pònendosi come limite a noi, all'individuo ne co,stituiscono la deficienza. , E viene in fine la prova ,più bella, quella dell 'amarre, mediante la quale ci facciamo, attivamente, l 'essenza stessa d'elle ,cose. Con tali prove, e con quel che segue {cap. -V), si arriva a vivere l'infinità dell'universo cc dall'alto dell'unità immortale di una funzione produttivam1ente libera » {p. 127). La dottrina del Michelstaedter è, così, accettata e superata, facendo convergere anche il momento neiativo, eh' egli chiamava della cc rettorica », in una dialettica positiva della p·ersuasione: la deficienza rientra nel processo dell' autosufficienza. Invece, ·l'idealismo trascendentale, secondo l 'A., è impotente: la verità o falsità dell'idealismo implica il senso e la certezza che l'uomo .può o no dare alla sua vita e alla sua esperienza, e questo è un risultato a cui non si giunge teoreticamente: << esso può venir deciso non per un atto intellettual.e, ma per una realizzazione concreta » (p. 14). Questa realizzazione è un movimento, << in cui 1' esistenza empirica viene realmente trasfigurata e risolta nella divinità » (p. 15). L' A.' muove, ciò non ostante, anche lui dall'idealismo, perchè soltanto questo ,dà una soluzione del · problema fondamentale dello spirito contemporaneo. E dei filosofi idealisti, qui ricordati, il Gentile è quello cui egli tiene più fisso lo sguardo. ,Ma l'i,dealismo in genere e qu,ello ,gentiliano in particolare, pone ,un principio oscillante tra l'io eIIllpirico, reale, e un lo, che vuol esser Dio. Di qui, la 111ecessitàdi chiarire, d' integrare e inverare l'idealismo 'con processi che portano, effettivamente, l'io alla coincidenza con l'assoluto. E, d'altra parte, 1 'A. si lamenta che il magismo, ] 'occulti·s1mo e il teosofi•smo, con tutto il loro bagaglio di dottrine orientali e occidentali, siano rimasti in arretrato su lo sviluppo del pensiero moderno. Sì che dalla loro fusione e compenetrazione dovrebbe venire un granbene a entram1 bi, e alla povera umanità, assillata dal problema di Dioe del mondo, perch•è assillata, in questo ,problema, dal problema del-· l' io. E certamente, se il problema della filosofia vien posto in questo senso, religioso-realistico, cosmico in fine, il libro dell 'E vola puòconservare qualche interesse. Se non altro, questo : di vedere l'idealismo gentiliano penetrare in recessi molto lorntani dalle sue inten- . . ZIOnl. •.. *** Il volume di R. Pavese, L'idea e il mondo, col sottotitolo di Ab- ~ bozzo introduttiv·o a un idealis,mo· concreto {Bocca, J 925), ha un' importanza rnol to superiore, per eh è si pone veram,ente un pro,blema filosofico e, postolo, lo elabora e ri-- solve con un serrato e non mai stanco vigore speculativo. Basta scorrere l'Indice-sommario per vedere, a colpo d'occhio, che siamo innanzi a un'opera di schietta metafisica: Le basi della realtà; ll processo del reale, Distruziooe di idea e di concetto, e loro relazione col processo assoluto; L'Uno e il Molteplice; Antitesi di trascenden-· za (Dio) e d'immanenza (Natura); Indagine su la relazione tra mondoideale e mondo naturale; L'essenza· e l'atto autodegradantesi dell'idea; Finito e infinito conciliati dall' infinita pote~za di Dio; La teoreti-· cità come prevalenza del soggettosu l' oggetto1; Astrazione e realtà, e critica dell'idealismo assoluto, ecc. Tutta questa vasta costruzione dovrebbe, tuttavia, servire soltanto d'introduzione allo studio del proble!Tha gnoseologico. Così dice la. Prefazione. Si presenta da sè al pensiero il ricordo di uno dei no-- stri migliori maestri di filosofia che, anche lui, esordì con un simi'le dise~no, rimasto sino a ora (e son passa ti più di,; vent'anni) ineseguito. ~ orse era meglio cominciar addir1.t~ura dal problema .gnoseologico; e 1n ogni modo non ·conviene mai spav~ntar il lettore con· questi annurnc1. La prima impressione che si hér dell~ filosofia del Pavese è che,

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