Vita Nova - anno I - n. 9 - settembre 1925

nione come uno d·egli avvenimenti più notevoli del momento internazionale. Ormai la storia delle trattative per giungere alla conferenza è superata, perchè la conferenza è decisa e non si può negare che da parte di tutti gli interessati non si sia data prova di una •discreta buona volontà allo scopo di formare al-• meno quel tanto di accordo preven- ·tio che permetterà a gente separata fin qui dal profondo abisso delle formule di Versailles d'incontrarsi in condizioni di parità ,diplomatica. Ma ·mentre si attendono i risultati -delle discussioni locarnesi, bisogna tener ,presente la fondamentale importanza dell'oggetto ,di esse. È già cosa notevole e ricca di significati che la questione di un « patto di sicurezza », vero e proprio compli- ·mento del trattato che ,diplomaticamente ma non politicamente ha chiuso la grande guerra, si sia potuta · porre con carattere d'urgenza •e insieme di risolvibilità almeno parziale. Siamo evidentemente di fronte a una di quelle questioni che solo per il fatto di essere poste sono già potenzialmente risolte. Il for-mularle indica che esiste la co-- scienza collettiva dell 'impossibili- "tà di perdurare in una determinata situazione di :fatto; nel caso attuale, in una situazione che è di guerra latente, non perchè ogni e qualsiasi assetto pacifico matura fatalmente i germi della sua dissoluzione, ma perchè oggi, a sette anni _didistanza dalla conclusione della pace, persistono ancora, nel campo internazionale, parecchie posizioni di guerra. Senza dubbio il patto di sicurezza, ove fosse concluso, correggerebbe, completandolo, il trattato di Versailles. Ciò che questo cc i•mponeva » alla Germania nello stile - del resto logico e necessario - dei vincitori, diventerebbe in gran parte oggetto di una accettazione e di un riconoscimento dei risultati territoriali della sconfitta del '18, .adesione a quello spirito non su- - perffuo, anche se prevalentemente formale, di solidarietà europea, che anima la Società delle Nazioni. Impegni tedeschi aventi questo contenuto potre1 bbero, dopo V ersailles, annoverarsi fra i più inteVITA NOVA ressanti capitoli della storia del1 'Europa postbellica. Quale parte ha avuto e avrà l'Italia nelle trattati ve per la sicurezza ? Con una frase siintentica, diremo che l'Italia può darsi il lusso, unica fra le nazioni che alle trattative hanno direttamente o indirettamente partecipato, di non aver soverchie preoccupazioni. La « sua » sicurezza deriva più dai risultati di Vittorio Veneto e dalla coscienza della propria torza, che da passate o future for1 mule diplomatiche. Ciò non significa, bene inteso, che possiamo disinteressarci del problema della sicurezza pur sotto il suo profilo renano, isolandoci da quell'organismo europeo del quale siamo parte integrante. :l'vla è chiaro che il problema generale si arricchisce, dal nostro punto di .vista, di elementi non riducibili al comune denominatore degli interessi francesi o inglesi, anzi non del tutto coincidenti con questi. È per la realizzazione di un nuovo equi-. li,brio europeo che a Locarno si cercherà di tirar qualche linea e di distribuire le forze ; ciò spiega l 'atteggiamento riservato che l'Italia ha tenuto fin qui, atteggiamento che è l'indispensabile presupposto di una prima li,bertà di giudizio e di mo- . . v1ment1. Mentre l'evoluzione del trattato di Versailles continua fatalmente attraverso Spa, Cannes, Genova, ~ndra e oggi Locarno, viene non meno fatalmente irrigidendosi la questione dei debiti bellici dell 'Europa verso gli Stati Uniti. Uno dopo l'altro, gli Alleati d'Occidente de1 bbono di buona o di cattiva voglia fare i loro conti con l'Alleato americano. Nasconda o no un piano politico ,m,ondiale, .I 'atteggjamento da perfetto credi tore, armato di cambiali e di libri mastri, che l'America piena d'oro ha assunto specialm•ente verso la vecchia Europa latina, suscita in questa dei problemi finanziari ed economici giganteschi, la cui portata abbiamo altra volta rapi,damente illustrata per ciò che riguarda l'Italia. Negli ultimi giorini di settem1 bre si sono svolte le trattative fra il Tesoro americano e la missione francese capitanata da Cailluax, ma esse hanBiblio eca Gino Bianco no portato ad una sola conclusione negativa, quella di dimostrare in modo definitivo che in America la questione dei debiti è considerata da un punto di vista crudamente ed esclusivamente commerciale. I fran-- cesi non hanno potuto fare a meno di riflettere che, in tal caso, la valutazione della convenienza passa avanti a quella del dovere anche morale che il debitore ha di soddisfare ad ogni costo i suoi impegni. Riflessione che speriamo costituisca un utile precedente per il no- . stro paese. w. CF.SARINI SFORZA FILOSOFIA. ~ Dopo un centennio d'intensa àttività speculativa, può sembrare, questo, un ,periodo di sosta, per l'Italia. Tanto il .Croce quanto. il Gentile •hanno, oramai, presentato al mondo il loro pensiero nelle linee architettoniche definiti ve, e il loro interesse, attualmente, è vòlto a questioni ·storiografiche e politi,cfie. Non si vuol dire, coo ,q,uesto, che la loro vena teoretica sia essiccata : è molto probabile, anzi. che ci riserbino ulteriori sviluppi di ·motivi anche centrali della loro speculazione. Ma il loro p·ensiero ognrun vede, oramai, il cammino che può seguire. .E d'altronde ogni pensatore nella storia ha un compito, e uina sua parola da dire : la quale è quella, e non altra. Entrambi la loro parola l' hanno detta, . . oramai. . La generazione che ha · seguìto e difeso il movimento idealistico, sotto la guida spiri.tuale dei due maestri, ha lavorato, e lavora tuttora, a fecondare il mondo della cultura nelle più svariate direzioni : nella critica letteraria, neili studi pedagogici, nella storia della filosofia. Un campo che attualmente vien molto coltivato è quello dei testi scolastici : si ristudiano autori e opere con alacrità e diligenza, talora anche con intelligenza non comune. Trent'anni a<l,dietro, era difficile trovar in Italia chi sapesse presentare decentemente un Platone, un Aristotele, o un Kant. •

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