rettamente, gli altri ceti, che risentono fortissimamente gli spostamenti del valore della moneta. Politica, dunque, questa, che vuole aiutare l'industria, ma a vantaggio del paese, degli operai, delle classi intermedie : che sa bene, che il rapporto tra capitale e lavoro deve esser regolato con una tattica di equili,brio e di ,minor spostamento possi,bile d'interesse. Quando si diceva: il fascis•mo va a destra, va a sinistra ! Il fatto è che il fascismo va a destra ed a sinistra insieme, aiuta lo sviluppo de' gangli centrali dell'organismo economico, perchè se ne avvantaggino i lavoratori, il paese intero. Non disprezza l' indirizzo capitalistico - che è un prodotto ineluttabile della nostra società contemporanea - ma solo perchè sa che a maggior sviluppo di quello segue una migliore possibilità di vita degli operai, della r.azione tutta. È una verità lapalissiana, ma, pure, non è ancora affatto compresa, specie da certi liberaloni, che disdegnano nel modo più assoluto questo principio, che è, poi, quello dell'organizzazione della produzione, in un' accordo fecondo, reciproco. Al di sopra dei gruppi e de' singoli ~ per la vita, la prosperità del paese: e, quindi, per i grup,pi ed i singoli, che senza dubbio risentono di quella prosperità direttamente, perchiè, in fondo ,il paese son essi, essi che lo fanno,· e da cui, sono, poi, fatti. *** Questa incomprensione totale di un'idea, che non è poi eccessivamente difficile, è stata lampante a proposito del discorso del Guardasigilli Rocco a Perugia. Qui premettiamo, senz'altro, che quel discorso è stato sovranamente bello ed ha dato un quadro vigoroso di quelle, che sono le idealità fasciste. Ora, siccome in quel discorso si parlava soprattutto del concetto di stato, stato lorte, stato ferreo, di disciplina e d'ordine, certa gente, credendo di porre il dito sulla piaga, s' è chiesto: quest' è lo stato forte, benissimo ; stato, se vogliamo paternalistico. Ma come, poi, si concilia con g'l'ideali dei' sindaVITA NOVA cati, de' « sinistri )) ? Non c'è contrad1dizione ? Qui non· è il caso di aprir discussione. Il non comprendere come lo stato forte rnon sia affatto uno stato paternalistico, e come entro di esso possano, debbano anzi, . giuocare, in una ordinata geometrica dinamica, i singoli valori, organizzati in categorie, il non comprendere questo è la prova più evidente della condizione di inf eriorità assoluta de' nostri avversarii. Certo, questo è una cosa che ci interessa fino ad un certo punto soltanto: il fascismo, giunto alla sua fase squisitamente costruttrice, va a11anti per la sua stra,da, strada maestra, larga: rispondente alla somma della migliore tradizione italiana, co1 me ha detto l' on. Rocco, e come del resto era acquisito nella coscienza degli studiosi fascisti tutti. Il fascismo ~pera : ha già moltissimo fatto, altro mol~o sta prepararndo per attuare quest'ideale di stato, che vuol essere, duinque, stato forte, gerarchico, organizzato in una serie di congegni autonon1i fino ad un certo punto, nel senso che non devono compiere l'armonia unitaria, promanante dal centro. Questo è il prirncipio conduttore dello stato fasci sta : non stato morto, ove cioè, tutto il potere sia in una sola volontà, che distrugge tutte le altre; e nemmeno stato corrotto, per eccesso di libertà, di atomiismo, di autonomia. Il fascismo dice : lo stato è una entità ideale e giuridica, che, mentre yuole il li,bero gioco de' suoi membri, organizzati in categorie produttrici, vuole pure che la convergenza allo stesso fine sia attuata, sentita dalle categorie stesse e da tutti gli organismi particolari dello stato. Questa è, in fo,ndo, la vera rivoluzione antiliberale, antidemiocratica. che distrug,ge l' utopia atomistica, pur esaltando e celebrando la virtù eroica dell'uomo d'azione, de' valori singoli. Quest' è lo spirito delle nuove leggi, che si vanno preparando e che mirano a realizzare e a completare lo stato fasci sta. *** In realtà, dunque, la vera rivoluzione sta avvenendo ora ed è opera Biblioteca Gino Bianco di severi studi e di me1 ditate ricerche. Si tratta, accanto alla revisione del:la legge fondamentale dello stato - lo statuto - di rivedere, modi•ficare, in certe parti sostanzialmente, tutto il complesso di leggi, che regolano l'organismo statale, a cominciare da un uovo regolamento degli enti autarchici. Oltre, dunque, la nuova figura dello stato nella sua struttura generale, quale uscirà dalle proposte della commissione tle' diciotto, il governo sta preparando tutto un piano di ri.for... me, atte a rendere più forte, più stretta questa unità, che deve procedere dal potere centrale. Questa è, in realtà, la vera vittoria della politica: lo abbia,mo visto per quello che riguardava l'economia, la cui vita non ,può sottrarsi alle influenze di una direttiva di massima ; figurarsi poi per quello che riguarda le al tre forme di organizzazioni sociali ! Abbiam detto gli enti autarchici. La verità è che finora s'era preso sul serio una stranissima funzione, che aveva dominato non solo la vita politica moderna, ma la scienza statale stessa: considerando, cioè, assolutamente distinte le due attività dello stato e dei comuni e delle provincie, come totalmente diverse. Qui non è il caso di eatrar troppo addentro in materia ~ la questione coinvolge troppi lati e trascinerebbe a serissime disquisizioni scientifiche. Sorvoliamo. Ma perchè il fa- . , ' . . ' sc1smo s e posto, per esempio, g1a da tempo, e in questi giorni ripiglia in esame, il problema del podestà ? Il fatto è questo. Si dice : i comuni devono cc amministrare » semplicemente. Sono autonomi, sono, . fino aid un limite estremo, indipendenti, non fanno politica. Resta, ,di fatto, che i comuni fanno la più .squisita politica, durante e dopo le elezioni ; e, nella maggior parte dei casi, non si sanno amministrare. Reclamano l' autononomia, finchè non devon ricorrere, disperati, allo stato e cioè alla cassa Depositi e Prestiti, che fa mutui a tasso ridotto, per giunta, miai pagati. In conclusione : trincerati dietro l'autonomia amministrativa, questi organismi vitali alla prosperità dei nuclei, che f 01man lo stato, •
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