FASCISMO E DEMOCRAZIA Subito dopo l' avvento del fascismo al po-- tere e' è stata in Italia, e poi anche fuori, una fioritura di scritti, taluni ampi sino al volume, i quali studiavano di rendersi conto di quel che fosse questo movimento, anzi rivolgimento, di uomini e d' idee inseritosi d' un tratto al centro della vita politica del nostro Paese. In fondo, per quanto il fascismo si fasse già imposto al-- I' attenzione generale, si era ben lontani dal pensare che avesse un suo programma, vero e proprio, di governo da far valere: il motivo patriot-- · tico--nazionale che ne caratterizzava le manifestazioni rumorose, e gli procurava le simpatie di molti anche non tesserati, nori pareva porsi in contrasto con quanto i migliori liberali eh' erano stati al governo avevano in molte occasioni affermato. Ricordiamoci che si parlò, dapprima, di una alleanza o partecipazione di Mussolini a un governo liberale, e che i liberali accolsero il nuovo governo con un favore confinante, in alcuni, con l'entusiasmo. (Persone degne di fede mi hanno ripetutamente assicurato che anche B. Croce passò un periodo di fervida ammirazione per Mussolini). Ed è un fenomeno curioso, quel che, a questo proposito, vediamo oggi accadere. Ci sarebbe infatti, da chiedere come mai sia avvenuto che, mentre Mussolini è andato sempre più mitigando il tono rivoluzionario della marcia su Roma (si pensi al primo discorso pronunciato in Parl~-- mento !), i liberali, proprio i liberali, si son ve-- nuti orientando sempre più in opposizione a lui. Evidentemente, non avevano capito, in principio di che si trattava. Ci fu, dunque, un periodo d' incertezza e confusione d' idee. Non in tutti: non soltanto Mussolini, ma anche il gruppo più vicino a lui nel Popolod'Italia sapevano quel che volevano. Gli squadristi e gli uomini d'azione, poi, seguivano con una fede non indebolita da dubbi e discussioni dottrinarie. Il fascismo si è rifiutato fin qui di rinchiudersi in un corpo di dot-- trine che l' esporrebb~ alla facile critica degli Biblioteca Gino Bianco intellettuali. E ha fatto bene. La teoria vien dopo la pratica, la dottrina dopo I' azione: così .come la grammatica vien dopo l' uso vivo della lingua. Questo non vuol dire affatto che la pratica sia èieca, e che l'azione~ se intelligente, non sia guidata da un principio di pensiero: così come si può parlare, e parlare anche bene, senza aver fatto mai nessuno studio su un libro di grammatica. L' intelligenza non accompagna l'a .... zione in forma logica, di concetti, ma in forma d'intuizione, la quale, quando il sentimento ac-- cènde lo spirito sino a fargli sentire impellente il bisogno dell' azione, è guida sufficiente e si- , ' I . d Il' . ' ' ' cura: c e una og1ca e azione, cosi come e e del pensiero riflesso5 ed è la fede che sorregge la nostra vita. Quell' intuizione, poi, può essere più o meno chiara e profonda, a seconda che la riflessione la chiarisce e approfondisce più o meno: ma intuizione deve restare, in funzione di principio orientatore della vita, non mai dissolversi in un sistema di concetti. Quell' intuizione è che fa lo spirito del fasci-- smo, ed è quella che i liberali non colsero, e che sfuggì alla maggior parte degli scrittori. Costoro provenivano, generalmente, da vecchie fedi, e volevano co11l'antica intendere la nuova, che non possedevano: La fede, invece, l'intende bene soltanto chi la sente, chi la vive. Essa è l'anima che s' incorpora in una serie di fatti, ma non è nessuno di questi fatti, e non si esaurisce nella serie. ~ quella che i filosofi chiamano /orma, non ~ater1a o contenuto: si parla in questo senso d1 una « forma mentale>>, di valore morale o estetico come « pura forma >>. . Si capisce che una forma senza contenuto sarebbe nulla: sarebbe la forma di nulla. Come una volontà che non si traduca in azione non è ~eppur pi~ volontà. Il fascismp è una fede politica che s1 traduce in fatti è una vita che si viene esplicando e concretando in una serie di • • avven1ment1. Questi anni di governo hanno già dato ad esso una fisonomia più decisa e significativa.
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