Vita Nova - anno I - n. 9 - settembre 1925

VITA NOVA ------------~--------~------------ 23 *** Sarebbe tuttavia ingiusto non riconoscere che il libro di Don Sturzo dà al lettore più di quanto prometta. Esso è una raccolta di articoli e di scritti varì, messa insieme con un ordimento che serve di guida a chi legge. La prima parte, la più notevole, contiene scritti di politica generale e si apre con un' intervista concessa da Don Sturzo alla Stampa, il 1O febbraio 1924, intorno ai rapporti fra popolari e fascisti. E uno di quegli scritti che per lo più non devono vivere oltre i limiti del giorno in cui vengono pubblicati; ora appare infatti in gran parte arretrato. Tuttavia contiene alcune affer.; mazioni programmatiche, e alcune osservazioni su la genesi del popolarismo, che gli danno il valore di t1na prefazione a tutto il libro. Gli scritti che seguono hanno tutti carattere occasionale, ma riportano ogni tanto affermazioni di principio che è bene tener presenti. Ritorna di frequente, come ·un leit 1notiv, << la fede del regime democratico come base legittima dello sviluppo e del progresso>). Ritornano freqt1enti le dichiarazioni di eticità, ma rimangono sempre vaghe, allo stato di pure affermazioni. Barticolare interesse hanno gli scritti intitolati Politica e coscienza e Coscienza cristiana. Nel primo, Don Sturzo afferma il dovere del cittadino di influire su 1avita politica, e quindi la necessità del partito. Spesso, pur non concordando nell' importa11za che egli dà ali' ente Partito, le argomentazioni dello Sturzo appaiono accettabili e convincenti: ma ogni tanto viene il dubbio che egli scriva principalmente per il fine pratico di indurre i cattolici ad iscriversi al Partito Popolare; ed allora la persuasione diminuisce ... Migliore è lo scritto su la Coscienza cristiana, ma in esso l' autore muove alla società moderna dei giusti rimproveri che involgono, inevitabilmente, anche l'attività del ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• Bibli·o eca Gino Bianco suo partito; egli protesta infatti contro il divorzio della ragione dalla tradizione, nè sembra considerare che appunto in siffatto divorzio è la genesi di ogni mentalità democratica. Ma poco gioverebbe un'analisi particolaregreggiata dei singoli scritti: essa ci ricondurrebbe, con monotona regolarità, a fissare, in nuovi aspetti, sempre la stessa antinomia interiore fra la mentalità democratica e le esigenze religiose ed etiche del tradizionalismo cattolico. Quanto agli scritti più deliberatamente antifascisti, essi si limitano alla consueta critica del regime o di certi singoli provvedimenti legislativi, compiuta nelle forme già note, con quegli argomenti che sono stati quasi logorati dal lungo uso della polemica quotidiana. Invano cerchiamo in queste pagine una confutazione nuova del'e concezioni fasciste e del loro attuarsi, e in questo Don Sturzo ci ha veramente delusi, chè almeno intorno allo spirito del fascismo, alla sua formazione, ed al sindacalismo fascista speravamo di trovare una trattazione critica originale ed adeguata. L' ultima parte del volume, infine, sotto il titolo di Studi critici, raccoglie una serie di recensioni, che hanno tutte carattere occasionale, nè hanno sufficiente importanza da meritare di sopravvivere in un volume. Giovano solo a mostrare la cultura eclettica dell'autore che va dalla sociologia del Boureau al concetto della storia nel pensiero scolastico, dalle concezioni politiche del Croce e del Manacorda ... alle poesie di Giuseppe Giusti ... Ma il pensiero (nel senso più vero e profondo della parola) sembra destinato a figurare sopra tutto nel frontespizio. << Vero è, potrebbe osservare qualcuno, che quello è il punto di maggior attenzione per molti lettori)). Ma questa è un' osservazione scettica e lo scetticismo, in ogni suo aspetto, dev' essere bandito. Nulla è più pe- -ricoloso. VA LENTINO PICCOLI ♦♦♦ • •• ••• ••• ••• • •• • •• ♦♦♦ ••• ••• ••• • •• ♦♦♦ ♦♦♦ ♦♦♦ ♦♦♦ ••• • •• • •

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