Vita Nova - anno I - n. 9 - settembre 1925

' SCETTICISMO CATTOLICO Lo storico, che vorrà un giorno occuparsi delle vicende politiche del nostro tempo, non dovrà avere sempre una penna tacitiana, ma dovrà ricorrere talora ali' acuta analisi psicologica d'un La Bruyère od' un Brantome od' u~ La Rochefaucauld. Chi potrebbe immaginare, per esempio, don Luigi Sturzo in una storia taci~ tiana?Ma affidatelo alla penna di un agile psicologo, osservatore freddo ma vivace dei costumi politici di un secolo di antitesi e di lotte, e vedrete balzar fuori, in ogni suo aspetto, la singolare figura dell'agitatore siciliano. Singolare, come segno dei tempi: non eroica, non mistica. . Nel principio del ventesimo secolo avviene questo : la vecchia democrazia è stanca delle lotte sostenute nel periodo della terza Italia: il socialismo, passato il momento pugnace e sentimentale delle prime conquiste, sente l' aridità del suo meccanismo prettamente economico; la democrazia cristiana muove timidi passi sul malfermo terreno dei rapporti fra modernità e tradizione, fra scienza e fede. Ma le esigenze delle masse urgono da ogni parte, insodisf atte, rese acerbe e violente dal crescente trasformarsi delle condizioni economiche del paese. Che si deve fare? Chi potrà raccogliere l'eredità della stanca democrazia, del socialismo che s' inaridisce, della democrazia cristiana troppo timida e incerta? Chi ? I clericali? Lo vorrebbero; chè sarebbe questa la miglior rivincita contro socialisti e democratici, ma non possono. Hanno troppe complicità con i partiti dell' ordine; ed hanno anche - diciamolo pure - troppo alto rispetto per il principio d'autorità per farsi pionieri d'un partito di masse. E allora sorge, con un colpo d' ala, il genio di Don Sturzo, che ragiona presso a poco in questo modo: << La Chiesa svolge una sua azione cattolica necessariamente apolitica, e i dogmi non si toccano. Ma nessuno ci impedisce di prendere il postulato cristiano dell' amore del prossimo e farne centro di una nuova democraBibliotec Gi o Bianco , I zia che fiorirà liberamente ali' ombra della Chiesa ma senza turbarla in alcun modo nelle questioni di carattere dottrinali : altro è la teologia, altro è la filosofia, altro è la politica. I modernisti avevano avuto il torto d'occuparsi di questioni teologiche e filosofiche e la chiesa non li tollerò. I democristiani non rimasero estranei a pro• blemi di tal fatta e non ebbero fortuna, invece il nuovo partito lascerà da parte queste cose e la Chiesa lo lascerà vivere » ~ · *** Ma non proseguiamo su questa via che ci condurrebbe a ricostruire in ogni particolare la complessa storia del Partito Popolare Italiano. Qui basta notare che esso sorgeva da una tacita divisione fra i problemi filosofici e religiosi e quelli politici e sociali - in modo da consentire ad affermare il principio d' autorità nella vita della Chiesa, e il principio dell' eguaglianza libertaria nella vita politica; la subordinazione al dogrria nella vita religiosa e il libero esame (di buona marca protestante) nella vita sociale; il dominio dei dotti e dei competenti nelle gerarchie chiesastiche, il dominio delle masse incolte nelle lotte economiche ... Non occorre determinare le conseguenze di queste antitesi : sono ben note le scissioni del Partitq Popolare fra coloro che, entrati con semplici preconcetti clericali, si trovarono in un partito pseudo-socialista e quelli che volevano condurre le dottrine e il programma del partito alle estreme conseguenze di sinistra. Don Sturzo - mente equilibratissima, abile conoscitore de--- gli uomini, dotato di grande ascendente perso--- nale - dovè sempre aver coscienza dell' intima antitesi del partito e ne seppe tenere, bene o male, l' unità con una politica di « giusto mezzo ». Ma l' antinomia ha origini dottrinali, e rinnova ùn' antichissima posizione di pensiero. Già nei tempi della Seconda e Terza Accademia, alcuni platonici come Arcesilao e Carneade, relegando fuori della vita comune la realtà metafì- ..

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