• VITA NOVA 19 nale d' Italia, che non esitava a fargli la réclame riproducendole fedelmente con titoli a caratteri cubitali. Ristabilito 1•ordine, Salandra, punì 500 ferrovieri con retrocessioni e rimozioni ; ma nello stesso tempo permise che si riunissero i dirigenti per discutere sul1' opportunità dello sciopero: più imbecilli di così si muore! Se lo sciopero non venne effettuato, si deve alla ripugnanza del personale di Roma lungo la linea e nella stazione, non certo all'opera del governo. Ma non tardò qualche effetto: due o più volte furono lanciate bombe contro i treni, e appena si procedeva a qualche arresto, la stampa prezzolata insinuava che si trattava d • una vendetta della polizia! E pensare che quest • uomo negli ultimi discorsi non ha fatto altro che patrocinare la causa dell' autorità dello stato! ma quest • insistenza è uno dei tanti espedienti parlamentari per mostrare che non solo il fascismo, ma che anche un altro ministero sarebbe capace di tutelarla. Senza dubbio: ma per tutelarla si deve essere alieni da ogni compromesso coi Vella, coi Bombacci, coi Turati; e proprio questa fermezza non si può sperare da un Salandra, in cui sarebbe criminosa illusione avere qualche fiducia ; e gli si può concedere solo l'oblio, malgrado le esaltazioni di cui é oggetto, provenienti da fini non disinteressati o da superficialità di giudizio. *** Del governo di Nitti che mise in serio pericolo le isti- · tuzioni politiche e la stessa compagine sociale, di quello d'Orlando, il quale faceva rispondere dal presidente comparsa Boselli al generate Cadorna reclamante una disciplina nazionale più severa per condurre senza inisdie dall'interno la guerra al fronte, che non entrasse in faccende di competenza solo del governo, è superfio parlare, tanto più che del primo è stata da qualche tempo fatta giustizia, del secondo 1' ingloriosa caduta nelle elezioni amministrative di Palermo ha sancito ufficialmente lo scredito che si era meritato. Non parliamo di Bonomi, se non per ricordare I• insigne sfacciataggine nell • affermare che nel 1922 era ormai superato il periodo di irrequietezza anarcoide, quando proprio sotto il suo ministero parecchie città, tra le quali Livorno, furono deliziate dai soliti pronunciamenti, accompagnati da fatti di sangue, e a Livorno la volontà di riprendere il lavoro per la stanche:i\za dello sciopero fu ostacolata dagli anarchici che ne ·vollero la prosecuzione senza che il governo volesse esercitare alcuna azione coattiva in difesa dell'ordine. Ma v'ha di più. Le tendenze anarcoidi erano tanto poco soffocate, che proprio sotto il ministero Facta si perpetrò la vigliacca aggressione dei comunisti contro il corteo funebre di Enrico Toti, la quale da alcuni deputati proprio in parlamento fu dichiarata effetto della provocazione consistente nel canto di inni nazionali : e i ministri rimasero impassibili dinanzi a questo sacrilego insulto, perfino quell'Amendola che nel 1914 avrebbe voluto accoppare Salandra con tutto il ministero per aver permesso di inalberere la bandiera abbrunata in seguito ali' ucci- - BibliotecaGino Bianco • sione d~i teppisti d'Ancona, e aver fatto arrestare i carabinieri perchè avevano mantenuto l'ordine pubblico! Di questo periodo è anche lo sciopero chiamato con ineffabile definizione legalitario dal non meno ineffabile Filippo Turati. Solo vorrei notare che non è giusto accusare la dottrina liberale dei tralignamenti che infettano l • odierno liberalismo. Esso più che l'attuazione della dottrina liberale, ne rappresenta la deformazione dovuta alla viltà verso le improntitudini dei sovversivi, e a basso calcolo, per cui non si è fatto scrupolo di fornicare con essi per malsano desiderio di popolarità o per mendicarne all'occorrenza suffragi. Non c'è nessuna teoria che possa ammettere con una logica conseguenziaria la rovina dello stato in omaggio a certi teoremi astratti; e nelle leggi che regolano la vita del popolo non esiste alcun dissidio' fra la teoria e la pratica; perchè quando la pratica presenta dei controsensi, si può esser certi che la teoria è falsa, e bisogna costruirne un' altra. Quando Gentile entrando nel fascismo affermava che questo era il continuatore del vecchio liberalismo, diceva almeno in gran parte la verità; poichè gli uomini della vecchia destra erano intransigenti .sul principio di autorità, e certe transazioni non le avrebbero nonchè tollerate, neanche con- . cep1te. *** Il rastrellamento però non va limitato agli uomini che hanno tenuto il potere mostrandosene indegni, ma occorre una seria misura profilattica contro gente di mala fede che ha tentato una scalata al potere senza dare nessuna garanzia di resipiscenza. Intendo riferirmi soprattutto proprio a Filippo Turati, a questo santone da bazar, a questo umanitario da strapazzo, a questo apostolo senza fede, il quale si è scroccata una riputazione di uomo politicamente probo ed equilibrato per la réclame fattagli dai così detti giornali dell'ordine, come il Corriere della Sera e il Giornale d' Italia. Ma che ha all'attivo que- · st • uomo? Una volta quando furono uccisi due carabinieri fece la meravigliosa scoperta che forse essi soczalisti avevano fatto male a far penetrare nelle masse impulsive e ignoranti certe dottrine che dovevano essere necessariamente deformate; ci voleva proprio l' eccidio di due carabinieri per avere questa rivelazione! Ma ogni volta che è accaduto qualche doloroso incidente tra rivoltosi e forza pubblica, egli ha rovesciato tutte le eiaculazioni oratorie a base di flatulenze apocalittiche contro i custodi dell • ordine, senza tener conto delle condizioni psicologiche d • un soldato o d • un carabiniere, che costretto spesso all' immobilità sotto il sole o la pioggia, esposto agli insulti e spesso alle percosse, ha fatto in un momento di eccitazione, scattare il grilletto del fucile. Quando Turati ha dissuaso dalle rivolte e dagli scioperi, non ha mai portato una parola di pacificazione; ma quali argomenti ha sfoderati? Dopo le sommosse vengono le misure reazionarie, gli stati d' assedio, i tribunali militari - enumerazione fatta col più acre disprezzo - la cosa più
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