I VITA NOVA 17 me o malcostume parlamentare. Egli era un uomo di grande rettitudine e disinteress(· r ersonale: non sarebbe stato n1ai capace di tenere il contegno assunto da Salandra in quest'ultimo periodo, in cui illudendosi forse sul prossimo crollo dell'attuale ministero, l 'abbandonò con la speranza di riprt;ndere lui le redini del potere. A Sonnino inoltre i competenti riconoscono non comune perizia nella finanza e nell'economia, e infatti nel 1893i riassestò il bilancio dello Stato, quantunque allora bastasse solo qualche rimedio -drastico per ristabilirlo. Ma Sonnino d'altra parte aveva subìto anche lui gli effetti della degenerazione. parlamentare, come abbiamo poco innanzi rilevato, quando assimilava a una questione di correttezza privata la convenienza degli interessi d' Italia. Mancava inoltre di energia e d'una certa malleabilità che, mentre non intacca la fermezza dei propositi, ne facilita l'attuazione. Non va dimenticato che a Sonnino si deve in gran parte la responsabilità del disastro di Abba Garima, non avendo concesso i mezzi per una guerra risolutiva e non avendo saputo evitarla. Una nazione accetta il -sacrificio di mezzo milione di uomini con tutti gli orrori di una guerra aspra e difficile per un'alta finalità, se nulla si è risparmiato per raggiungere la mèta: ma non si adatta al sacrificio d' una sola compa- ·gnia di soldati, a quello di un solo uomo, se è dovuto a errori e colpe di calcolo meschino. Chiamato Sonnino a reggere il ministero degli esteri nell' ora .tragica della nostra irrevocabile decisione quando già tutta l'Europa era in fiamme, non si rese conto della forza · di resistenza del nemico, e da questo grave error~ di valutazione dipende l'imbarazzo in cui ci troviamo ora per la questione dei debiti interalleati. Non fece inoltre sentire la sua voce ammonitrice contro l'iniquità -del provvedimento per cui si remuneravano a rovescio le prestazioni di guerra, concedendo laute retribuzioni (fino a venti lire al giorno, quando venti lire erano veramente venti lire) agli operai imboscati nelle officine, e cinquanta centesimi al giorno a chi doveva vivere nel fango delle trincee, esporsi alla morte, alle conseguenze delle ferite e delle malattie. Oltracciò Sonnino permise con Salandra che l' Avanti e tutti i ·giornali sovversivi facessero una campagna oscena di sabotaggio e di dissoluzione dal mom~nto in cui cominciò ad agitarsi la questione dell' intervento. Ora con questa giustizia distributiva e disciplina di guerra fa meraviglia che ci sia stato un rilevante numero di disertori ? Se fu ignominioso l' atto del Nitti che equiparava i disertori agli autentici combattenti, è pur vero che la responsabilità di averne moltiplicato il numero spetta proprio al ministero Salandra, di cui faceva parte l'onorevole Sonnino che interpretò forse la divisione di poteri in senso burocratico più che politico. *** Dopo questa digressione è opportuna una considerazione. Nell' antimanifesto dei libertaiuoli si parlava dell' opportunità che si alternassero i partiti al Biblioteca Gino Bianco potere. Ma di grazia: quali sono questi partiti in Italia? Giolitti è un ministro perfetto prima delle elezioni, il credito gli diminuisce dopo le elezioni, si rialza alla vigilia di nuove elezioni! Nel 1904 fa le elezioni in-. tendendosi col Vaticano, nel 1909 appoggia i radicali e massoni, nel 1913 presenta quel capolavoro di progetto di legge sulla precedenza del matrimonio civile sul religioso. Prima proclama l'indegnità degli analfabeti per l' esercizio del diritto elettorale, poi desideroso di riprendere il potere, scavalca Luzzatti succeduto a Sonnino, presentando il noto progetto del sufffragio universale. Dove è un'idea direttiva in questa condotta? Tutto è subordinato ali' equilibrio parlamentare, alla necessità di compiacere questa o quella fazione e frazione, all'opportunità di fare ora una punter ella a destra, ora a sinistra. *** Se Giolitti non avesse tenuto il sistema di lasciare il potere a un breve periodo dalle elezioni generali, si direbbe che nel 1914 aves·se avuto fretta di ritirarsi prevedendo le nubi che si addensavano sull' orizzonte europeo, giacchèavevaavuto dall'Austria l'invito di partecipare a un' aggressione contro la Serbia. Può in ogni modo la previsione di una lontana tempesta averlo spinto ad affrettare l'allontanamento dal ministero. E a proposito della guerra si fa una colpa a Giolitti di non averla voluta. lo sono disposto ad assolverlo completamente da quest' accusa. Preparazione materiale non v' era poichè dopo la pace italo-turca non si era avuto cura di rifornire i magazzini e tenere l' esercito in piena efficienza. Inoltre l' esercito era esposto da anni ad un'azione dissolvente da parte di quelle fazioni che non facevano mistero del loro proposito di disgregarlo, e per la stolta paura di essere qualificati come reazionari, si tollerava perfino la pubblicazione del giornale Rompete le file. Ma quando il paese alla guerra era ormai rassegnato, fu un delitto lanciare l' affermazione che della guerra si pote~se fare a meno, senza essersi prima informato se l' Italia potesse ritirarsi dignitosamente o almeno utilmente. Non basta: il contegno che egli tenne fu quale poteva tenere solo un qualunque sovverrsivo. Mai una parola d'ossequio al Re, in tante ci:rcòstanze solenni, e sempre l'ignobile giornale di F rassati, la. Stampa di Torino, fu il suo organo e il-suo turiferario. Non solo: ma nel famigerato discorso di Dronero prima delle elezioni del 1919, proclamò la necessità di mettere in istato d' accusa il ministero che aveva fatto la guerra, non già per le insipienze di cui si era reso reo, ma proprio perchè aveva fatto le guerra che ci aveva ridato i nostri confini naturali. E ciò mentre a Versailles si stavano discutendo le condizioni di pace, in cui gli alleati ci contrastavano il frutto dei nostri immani sacrifici! Wilson, Lloyd George e Clémenceau non potevano trovare un più fedele cooperatore. E ciò mentre in Germania non fu molestato Bethmann Hollweg che se non fu l'autore fu certo l' esecutore del piano che doveva almeno pel momento ridurre la Germania a potenza di secondo ordine! •
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