La necessità del rastrellamento politico Il periodo che seguì immediatamente la guerra fu, come ognuno ricorda, torbido e irrequieto, allentandosi tutti i vincoli della disciplina sociale sino a un vero scatenamento di bestialità, ma si ingannerebbe di grosso chi cercasse solo nella guerra la causa di questo triste disagio. In momenti gravi il popolo italiano ha saputo trovare la forza di affrontare difficoltà e avversità delle quali non si sarebbe cred\1to capace: ha sostenuto tre anni e cinque mesi di guerra con virile rassegnazione, aspettandone la fine, ma non una fine qualunque; e quando, o per effetto di impreveggenza o per colpevole insipienza di governanti o per ambedue le cause insieme sembrò in un momento perduto il frutto .di un' azione militare condotta per un biennio con sapiente energia, e si portò la guerra nel nostro territorio, non solo non si effettuarono quei movimenti rivoluzionari sperati dagli invasori e dai loro complici interni, ma non si notò neanche alcun segno di scoraggiamento, e la guerra potè essere continuata sino alla vittoria finale. Avemmo allora la prova più eloquente che il popolo italiano era per sua natura alieno da ogni agitazione inconsulta, difficilmente accessibile a ogni incitamento di consorterie sovversive che la rivo- {uzione non volevano, ma che nella cronica minaccia di essa trovavano la propria ragione di esistere e il mezzo di far prosperare il loro parassitismo sulla credulità delle masse. Si domanda come questo popolo che ha dato tante prove di abnegazione e di forza morale, proprio dopo la vittoria sia stato invaso quasi da follia suicida: scioperi di ferrovieri, di postelegrafonici, di operai d' ogni specie, occupazione delle fabbriche, atti criminosi, ostilità sistematica contro i rappresentanti e i custodi dell' ordine costituito. Già abbiamo notato che non vanno ricercate solo negli effetti della guerra le cause di questa tormenta sociale che minacciava, o meglio, sembrava di minacciare l' autorità e I' esistenza stessa dello stato; e chi l' affermasse mostrerebbe di non aver memoria molto felice; poichè già prima della guerra i partiti sovversivi si permettevano lo sport di periodiche convulsioni appigliandosi a ogni occasione di contrasto e di malcontento; e se nei tumulti un soldato o un carabiniere provocato, insultato minacciato e talvolta percosso faceva fuoco, sia pure senza autorizzazione, per evitare una totale sopraffazione, si mobilitavano tutti i luoghi comuni della rettorica tribunizia : si creò così la Jable convenue degli « eccidi proletari » da coloro stessi che al sicuro erano gli indiretti responsabili d' ogni doloroso incidente. Biblioteca Gino Bianco *** La viltà della classe che deteneva il potere era proporzionata alla tracotanza dei sovversivi; e lo stolto calcolo di alcuni gruppi di quella che ostentando liberi sensi lusingavano questi ultimi, ne alimentava la protervia. Non è inopportuna un'evocazione: dell' iniqua sopraffazione esercitata da socialisti e radicali contro un loro collega, Ferruccio Macola, che sceso sul terreno contro Felice Cavallotti alle condizioni fissate dai padrini d'ambo le parti, l' uccise in regolare duello. Si chiamò assassino, sicario dei moderati ed altre eleganze simili, non solo; ma si inaugurò un ignobile boicottaggio contro di lui : si violarono i diritti sacri del deputato al · parlamento, usando ogni violenza per impedirgli di prendere la parola; tanto che questo infelice finì pazzo e suicida. I, cosidetti uomini dell' ordine lasciarono perpetrare quest' iniquo linciaggio, anzi molti di essi, se non approvarono apertamente, giustificarono quest' indegna gazzarra con ragioni che volevano essere sentimentali, ma in cui c' era l'assenza di ogni sentimento. Alla distanza di circa un mese dalla morte di Cavallotti, vi fu nelle Puglie un movimento a fondo economico causato dal rincaro del grano a causa della guerra ispano-americana. I soldati incaricati di mantenere l'ordine si condussero in modo esemplare: ci sarà stato qualche doloroso incidente isolato, ma vere repressioni cruente non ebbero luogo. Ebbene, a Milano scoppia un tumulto senza nessuna ragione economica che lo giustificasse: il ministero Rudinì, di cui faceva parte l' onorevole Zanardelli, dopo aver filato l' idillio coi sovversivi, proclamò lo stato d'assedio. Si operò la repressione energicamente, ma senza nessun eccesso di controffesa: tanto è vero che in una città della grandezza di Milano si ebbero a lamentare solo ottantasette morti, tutti sconsigliati che tiravano pietre dalle strade, dalle finestre, dai tetti. Le falsificazioni avvenute in quell'occasione sono il più triste documento d' impudenza e di mala fede: si parlò di ottocento morti, si dipinse il generale incaricato dell' ingrato compito della repressione, (il generale BavaBeccaris ), come un sanguinario, l'esercito come una banda di sicari. Il ministero Di Rudinì che si era rammodernato in senso conservatore fu travolto nell' onda della generale indignazione alla riapertura della Camera, e gli succedette Luigi Pelloux che era stato mandato a Bari per sostituire il prefetto, ascrivendoglisi a merito di aver ristabilito l'ordine senza mettere lo stato d 'as-
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