r .. 4 opportunità quotidiane alla luce dei grandi ideali - dei quali era difficile fare a meno; e che, -ad ogni modo, servivano, in regime democratico ed elettorale, quasi come una nuova religione, ad esaltare gli animi e dar luce dì idee alle piccole contese civili. E, tuttavia, dispen~ sava dalle dure responsabilit_à e dal tenace lavoro e dai sacrifici, necessari a chi, intimamente persuaso della bontà di una idea e di una causa, sente di dover concorrere alla vittoria di essa e si impegna nella lotta con tutta la sua anima: che è poi il solo modo di comunicare la propria fede, di suscitare energie feconde per essa, di prova·rla e faria .avanzare nei contrasti e nelle contraddizioni. Il razionalismo -illuministico era sorto, sul finire delle lotte religiose della Riforma e Controriforma, in contrasto con la concezione, comune ad ambedue, che sulla vita umana gravasse una dolorosa eredità di peccato, che il peccato ripull~lasse fatalmente dai desideri della carne e da tutte le passioni umane, che il mondo e la storia, dovendo essere per l' anima solo un doloroso pellegrinaggio, fossero da Dio largamente concessi alla iniquità e a Satana. Il mondo moderno., ripigliàndo con più calore il motivo fondamentale del Rinascimento, affermò la sanità della vita, la redimibilità della storia, l' ·avvento della razionalità e della giustizia negli istituti terreni. Al pessimismo teologico oppose l' ingenuo ottimismo di una natura umana originariamente e spontaneamente buona, impacciata, come ho detto, dall' ignoranza e dall' errore. Questa fede, pur trascorrendo alle esagerazioni di ogni contrario, era storicamente vera e potentemente operosa e suscitatrice di opere ardenti e di· contrasti risolutivi: e rovesciò la storia d'Europa. Ma_in Italia essa giungeva molto in ritardo. Giungeva quando, già nel Risorgimento, la cruda antitesi del secolo precedente era stata idealmente e quindi, anche dal punto di vista pratico, inizialmente risolta, con una concezione come la mazziniana, che del cristianesimo conservava immutata l' ontologia trascendente e immutati gli essenziali valori morali, e più con un cattolicismo laico e civile, riconciliato con la cultura e con la libertà, suscitatrice di ogni progresso anche umano, quale era apparso a Rosmini, a Manzoni, a Gioberti ej dietro di essi, Biblioteca Gino Bianco a tanti altri. Un nuovo problema era così impostato che l' Italia ufficiale, dopo il 1870, ripudiò. Dopo la concezione idealistica di taluni ins~- gni uomini della Destra, secondo la quale 11 nuovo Stato, sacerdozio laico vivente dell' Idea, dov~va gradualmente, con la cultura, assumere a sè ed incorporare in sè il cittadino, dandogli la pienezza della personalità e del diritto, avvenne e trionfò, con la sinistra, un concetto della istruzione assai più p~destre, ·quantitativo e meccanico, tutto intriso di positivismo. La religione del puro sapere, della scienza, della civiltà intesa come progresso· tecnico, esaltava le libertà civili ma sacrificava radicalmente a un determinismo naturalistico l' essenza stessa della libertà spirituale, e si associava ad una _.. morale prettamente ·utilitaria. La scuola che impartisce istruzione ed ignora l'anima la volontà la fede la disciplina interiore da suscitar nell' alunno, è la scuola stessa che impartisce diplomi e abilitazioni, sempre più a buon mercato : la cultura che dalle classi colte scende, in iniziative sempre più numerose, al popolo, è facilmente accappàrrata dalle organizzazioni rosse, i cui dirigenti la vedono incapace di suscitare una consap~volezza e un controllo etico che, agendo come freno e disciplina, avrebbero imbarazzato i loro piani di rapida conquista. Le classi colte si deliziano di una letteratura il cui solo messaggio è la ricerca della gioia della vita nella irrefrenabile affermazione dell' io e nella raffinatezza dei piaceri. E difficile immaginare l' ampiezza della devastazione morale operata da questa « istruzione ». Non ci passa per la mente di negare in qualsiasi modo i benefici della cultura e del sap,ere. Tutto quel che fu fatto per istruire, per facilitare la diffusione della cultura e del libro, per combattere l'analfabetismo può essere accolto in quanto strumento di cultura, e pre- . scindendo dalle norme che debbono guidarne I' uso, le quali sono un' altra cosa, senza beneficio di inventario. Si potrebbe anzi ricercare perchè, per quali intime esitazioni e contraddizioni, questa Italia ufficiale, liberale e democratica, la cui divina provvidenza si chiamava istruzione, non seppe poi fare di più per combatt~re l' analfabetismo e per elevaf e le plebi, specie del Mezzogiorno, ad un meno irrisorio livello di cultura elementare.
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