.LA CRISI DELLA CUL1.URA • Chi, nel giudicaré del fascismo, non sia dominato da cieco spirito partigiano, dovrà, anche se disposto a discutere, formulando obiezioni e riserve, su molti aspetti di esso, riconoscervi una intensa esperienza nazionale, preparata dalla guerra, provocata dalla minaccia bolscevica e volta a ricert:are altri motivi e metodi di vita e di disciplina collettiva, dai quali l' Italia risa- • • nata trasse vigore e incremento. Giudicare del fascismo non si può, quindi, senza prima essersi reso conto delle origini e di caratteri proprii della crisi nazionale onde il suo impeto emerse. E a questa ricerca, vasta e difficile e sempre aperta, e davvero utile a suscitare una vita nuova, i brevi appunti che seguono vorrebbero contribuire, esaminando il lungo dominio, nel primo cinquantennio dell'unità, di quel programma ed ideale di vita che si riassume nella· parola « istruzione »; e che non guidò soltanto I' attività scolastica dello Stato, ma si insinuò e si rispecchiò in tutta la sua opera e nel concetto che di esso ebbe il ceto politico dominante, così da essere - più, forse, che la stessa parola « libertà >> - l' espressione adatta di quella visione culturale ed etica della vita che è nel fondo di tutto quel periodo della nostra storia politica; e il cui fallimento, nei risultati pratici prima che nella persuasione degli uomini, ha contribuito per moltissima parte a segnare e spianare la via ali' iniziativa fascista. Che cosa dicesse, per sè, quel programma · non c' è bisogno di spiegare con molte parole, poichè la storia d' Europa ne era piena già da , un secolo e mezzo. Attribuiti per intero od in massima parte i mali civili, dei quali la nascente coscienza di poter liberarsene acuiva il senso, alla ignoranza (fosse essa difetto totale di cultura, come nelle masse, o ingombra di errori e di superstizioni, di false interpretazioni del mondo naturale ed umano) il grande rimedio a quei mali era il fugar coi lumi le tenebre, l'aprir gli occhi, il divenir consapevoli, l' acBiblioteca Gino Bianco quistare la scienza, l'elevarsi in cultura. Non si poteva, accanto ali' ignoranza, non fare -il suo posto alla malvagità umana; ma era facile mo,., strare che questa o trovava aiuto al suo crescere e vigoreggiare negli errori anzidetti, cioè nel,., l' ignoranza, o, ad ogni modo, fra gli ignoranti accumulava più facilmente le sue vittime: e che la saggezza di leggi e di istituti razionali ne avrebbe grandemente ristretto il campo e rimossi gli effetti. Istruire i cittadini diveniva quindi il grande compito : diffondere la conoscenza, fugare gli errori e )e superstizioni con la luce del santo Vero, portare la consapevolezza e quindi susci,., tare la volontà libera, una specie di bella addormentata nel bosco, dove erano l' incoscienza e la docile credulità e la spontanea servilità d' animo che ne consegue. Il Risorgimento nostro non è dominato da questo ingenuo programma: sia perchè bisognava far presto, e l' istruzione non può dare i suoi frutti che lentamente, sia perchè gli spiriti superiori e taluni davvero titanicamente eroici che lo promossero si misurarono con la difficoltà vera ed enorme, che er~ quella di modificare o rinnovare, secondo i casi, i grandi istituti che dominavano la vita. Ma quando l' unità fu quasi raggiunta e le libertà conquistate, gli animi si distesero e l' iniziativa ral,., lentò e la stanchezza e il naturale desiderio, nelle forze sociali e nei ceti che avevano contribuito a creare il nuovo ordine di cose, di · trarne profitti e impinguarvisi dentro, suggerirono più comodi e facili programmi : e i grandi problemi spirituali rimasti insoluti furono messi da parte: l' istruzione avrebbe via via, da sè, dolcemente, senza urti, quasi automaticamente, fatto il resto. Bastava tirare a campare e cam,., pare alla men peggio, per dare alla nuova provvidenza il tempo di far le sue seminagioni e di mietere le sue messi. E comodo era certo il programma. Esso per,., metteva di risalire dalla squallida fatica delle •
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