ma di 150.000 lire, rispetto le quali le 6000 lire rappresentano il 4 °/0 , che; aggiunto al 2 ''/o di incremento annuo del capitale, riproduce l' interesse corrente del 6 "/0 • In tali condizioni, conclude il Gin i. un aumento annuo del 2 °/0 del valore com.- merciaie del fondo non rappresenta affatto una rendita. Una rendita po.- sitiva vi sarebbe solo se, per errore di previsone, l'aumento risultasse superiore al 2 "/0 , nel caso che esso risultasse invece inferiore, vi sarebbe una rendita negativa. lo non voglio discutere la premessa del ragionamento, pure osservando che ad essa difetta una vera dimostrazione, poichè il Gini si limita a riferire un colloquio avuto con un suo congiunto, il quale lo assicurò che le terre, come tutti sanno, non si comperano solo in vista del loro frutto, ma anche dell' incremento del valore capitale. E il Gini commenta: « Dicendo : tutti >> egli intendeva probabilmente tutti gli agricoltori. Tra codesti tutti pare che in ogni modo non si debba contare la generalità degli economisti, i quali, se non mi inganno, nel formulare la teoria della rendita, non hanno tenuto il debito conto precisamente di questa circostanza ». Ma temo proprio che egli s'inganni e se vorrà rileggere, per esempio, le ricordate pagine dello Stuart Mill potrà convincersene, per ... chè in verità la nozione Ricardiana di rendita differenziale si oscura e si smarrisce in qu~sta critica alla teoria classica della rendita Esistono o non esistono terre più o meno fertili o più o meno vantaggiosamente situate? E rimanendo immutata la qualità agro.- nomica del terreno e cosi la sua vicinanza al mercato non si verifica di continuo che imprenditori· più abili e fortunati utilizzino meglio degli altri le qualità del terreno ? E non son queste le fonti della rendita Ricardiana, cioè di quel divario tra costo e prezzo dei prodotti, dovuto al mo; nopolio naturale delle terre più produttive, che è appunto la rendit~ secondo la comune nozione degli economisti ? Gino neo VITA NOVA Nell' ultima parte del suo scritto (il bilancio economico della produzione) il Gini vuol ~imostra.re ~h: la « produzione » è antieconomia, _cioe non dà o può non dare un residuo utile. Ma, intendiamoci, che cosa è la « produzione »? Non è la creazione della ricchezza, che implica, come insegnano gli economisti, un sacrificio minore del vantaggio ottenuto, ma la produzione in un significato assai più largo, cioè la formazione di un ben.e col concorso dell'opera umana. Così intesa, osserva il Gini, la produzione può distinguersi in produzione di beni materiali o servigi commerciabili e produzione di persone, la quale ultima conserva tutt'ora, nella mag... gior parte della società, un' impor.., tanza grande, se pure non addirittura preponderante, in confronto alla produzione dei beni m~teriali e servizi. Ora « la produzione di persone » è in generale ùn' operazione economicamente passiva, o antieconomica, per il produttore, nel senso che se egli vendesse I' opera sua ad altri produttori o l' impiegasse nella pro ... duzione di beni materiali o servigi commerciali, accumulasse a interesse composto le somme che spende nella produzione e prestasse il capitale che essa investe sin dall' inizio ne ricaverebbe, egli o chi fa per lui, un' uti ... lità superiore a .quella che egli, o chi per lui, ricava dall' atto di produzione della persona ». Sicchè, a conti fatti, la produzione nel suo complesso è . . antieconomica. Qui vi è di più : « l' ipotesi del- }'uomo economico appare molto lon.. tana dal vero » perchè se «l'uomo agisse da uomo economico in base ad un calcolo di tornaconto e non piuttosto dominato dagli impulsi la produzione di uomini, nelle attuali condizioni, si ridurebbe enormemente e ciò pur supponendo che ai genitori resti ·perfettamente equivalente che un dato reddito sia percepito da essi o dai loro discendenti >>. · , Ma anche qua, se non sbaglio, è questione d' intendersi. Chi mai ha sostenuto che la procreazione degli . . . . uom1n1 sia un atto economico, e come .. si può dimostrare antieconomica la produzi~ne ragio~ando d'una pr~duzione diversa d1 quella produzione della ricchezza a cui si riferiscono gli economisti ? Questo non toglie che l' ipotesi del1' uomo economico e più specialmente dell'uomo economico collettivo, il famoso postulato dell' economia politica o sociale, si debba considerare sempre più lontana dalla realtà e, allo stato attuale degli studi economici, più ingombrante che utile per la giusta interpretazione ·di quella categoria di fenomeni morali che sono oggetto della scienza definita dal Romagnosi << la scienza dell'ordine sociale delle ricchezze». Ma per ragioni molto diverse da quelle di psicologia ed economia della procreazione portate innanzi dal Gin i. La società non è la somma degli " individui e-il gruppo sociale ha le sue norme di condotta che la storia ci descrive e che non coincidono affatto colle supposte leggi scheletriche e im... mobili della psicologia individuale, tanto rneno con la << legge del tornaconto » semplice ed immediato che sarebbe la chiave di volta per comprendere l'attività economica dei popoli. Lo studio perseverante della realtà economica nel passato e nel presente, considerata senza preconcetti è come un semplice aspetto, inseparabile 'da tutti gli altri, della vita collettiva aprirà alla scienza economie.a nuovi e insospettati orizzonti. Ma perchè questo accada è necessario che l' economia politica esca finalmente dal suo pernicioso isolamento e, abbandonati i pregiudizi della filosofia naturalistica ed edonistica del secolo XVIII, da cui non è ancora riuscita a liberarsi, si ricongiunga fraternamente con tutte le altre discipline morali, impadronendosi, per farne carne della sua carne, di tutte le grandi verità che esse, con la loro rinnovata filosofia, sono andate conquistando, e riconoscendo, sopratutto, I' assoluta e costante prevalenza dei fini mediati e spirituali su que1li inmediati e materiali nella condotta delle . \ I soc1eta umane. GINO ÀRIAS ,
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