• LA FILOSOFIA DEL FASCISMO Dalla Revue Bleue del 1923. La partecipazione del Prof. G. Gentile, metafisico, moralista, educatore, nel Ministero di cui Mussolini è il capo, non indica un accordo - che d'altra parte non sarebbe nuovo in Italia - del complesso delle idee con l' evoluzione politica, confermando una volta di più l' aforismo famigliare a B. Croce che la filosofia è storia e che la storia è filosofia. Numerosi sono indubbiamente i punti di accordo. Ridurre il comunismo ali' impotenza fu uno degli scopi dell'azione fascista. Ora, secondo il moralista eloquente e profondo dei Discorsidi religione, contro il socialismo che è una fede, l' individua-- lismo borghese nello Stato neutro, agnostico, essendo d' ispirazione più bassa, non può opporre che una difesa irrisoria. In questi tempi in cui l' avvicinamento del Vaticano col Quiri-- nale è ali' ordine del giorno; in cui le trattative di don Sturzo cercano forse sotto determinate condizioni ·di procurare al Fascio l' appoggio di questa forza politica intatta, i cattolici italiani; Gentile fa parallelo tra il cattolicismo, del resto ·molto nazionalista. degli uomini del risorgimento, e il laicismo senza ideale degli anni che seguirono il 1870. Un laicismo reale e positivo non può astrarre da quei valori spirituali senza i quali non c'è vera cultura. Ora c' è nella Chiesa tale forza di vita spirituale da meritare che lo Stato se ne faccia un' alleata non rendendosi ligio però ad una sola Chiesa ma riconoscendo il valore della religione sotto tutte le particolari forme che essa riveste.·~ Da questo sunto delle idee del Gentile si conclude che la sua filosofia e quella del suo · amico Benedetto Croce, alle quali idee Emilio Chiocchetti ha consacrato delle simpaticissime esposizioni critiche nelle edizioni Vita e Pensiero, hanno incontrato la quasi unanime adesione nel mondo religicso e particolarmente in , mezzo agli spiriti molto aperti della scuola neoscolastica italiana/Ma, seguendo le stesse parole dell' autore dei Discorsidi religione, io credo sia Bibliot no CO possibile, parlare di una concezione religiosa della vita, di definire anche la filosofia come attingente dalla religione la sua materia, senza meriÌare per questo la qualifica di clericale o di • • m1st1co. L' opinione pubblica italiana è stata così divisa circa la questione della partecipazione alla guerra europea che non può certo stupire se la maniera di reagire a un tale avvenimento ed alle sue conseguenze, presenta, secondo gli individui, una grande diversità. Il nazionalismo di ~ Mussolini sembra datare dalla guerra. Ma un italia'no, anche socialista, non può quasi essere internazionalista. Esso si mantiene nella tradizione classica di questo universilismo caro agli eredi moderni di Roma; e quanto, in confronto di questa grandiosa eredità, il presente gli sembrerà troppo sproporzionato alle sue aspirazioni, -- spi:oporzione che egli sarà portato pericolosamente ad esagerare! Ascoltate in quali termini Mussolini, esponendo nel Popolod' Italia le sue impressioni di combattente sul Monte Nero, l' Ursig ed il Javorgek, parla dei compatrioti giunti dall'America per arruoìarsi: « Il morale dei soldati che hanno battuto le vie del mondo è più alto di quello dei soldati che non mossero mai piede oltre la cerchia del borgo natio; le sfumature sono infinite come innumerevoli sono i tipi umani. Gente che ha vissuto, gente che ha acquistato una certa esperienza sociale. Sono soldati ottimi sotto ogni rapporto ». E questa stessa corrispondenza ci dà incidentalmente notizia di una sfumatura di nazionalismo del capo fascista, di cui avremo forse interesse di ricordarci. Il suo patriottismo vi si mostra, si potrebbe dire, nello stesso tempo unitario e federalista. Ciò corrisponde assai bene anzitutto ai caratteri geografici, poi ai politici di un paese nel quale I' unità nazionale è ancora recente sulla via di un più completo perfezionamento, e perciò l' idea di questa unità è ancora ,.
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