Vita Nova - anno I - n. 8 - agosto 1925

• TELE, ACQUEFORTI E SMALTI DI UN " GIRAMONDO DI ROMAGNA ,, Aldo Spallicci, poeta di Romagna, ha invitato recentemente a Forlì un pittore che gli somiglia nelI' espressione lirica della nostra umanità: Giuseppe Guidi da Castelbolognese. Questo inquieto artista è sempre vissuto lontano dalla sua terra, di cui serba però l' acceso amore a ogni bellezza fortemente espressa. Lo Spallicci è, come il Barbarani, un acquafortista della lirica, tutto rilievo d' ombre e di luci; il Guidi esalta similmente le sue immagini, ma giunge a deformarle perchè si mostrino <( dentro n più con la loro voce che con quella del poeta. Entrambi - lo Spallicci e il Guidi - si somigliano nella potenza .. ~ del mezzo meccanico - uno con la parola, l'altro col segno - tutti e due nell' esaltazione del concetto espresso. Naturale quindi che l'uno chiamasse l'altro, perchè son poeti vicini, questi due artisti romagnoli, e ciascun d' essi comprende I' altro mirabilmente e vorrei dire, lo integra. poco infatti ·non vince il Premio Umberto I con « Prime luci ». Poi, siccome gli viene requisito lo studio e si vede costretto in una stanzetta, lascia le tele e ·si piega al rame e alle xilografie, materie che tengono poco posto. D' altronde da tempo il colore gli sembrava un mezzo troppo facile, perchè il segno - egli dice - è luce e colore. Ha appena terminate le sue lunghe pazienti ricerche dello smalto colorato DEPARIZIONE Il Guidi è un giramondo Giramondo di Romagna - inquieto nello spazio e nella ricerca. Piantati gli studi liceali a Faenza per un rovescio di fortuna che lo colse giovinetto, emigrò in Austria dove coltivò la disposizione alla pittura, facendo l'imbianchino. Anch' egli, come gli artefici di un tempo, ha scritto le sue bizzarre note autobiografiche: « il mio principale mi Smalto con fondo trasparente con figure e smalto translucido ed opaco e -grisaille-per:le faccie su fondo marron scuro. rimprovera sui primi giorni l' enorme quantità di calce che mi imbratta i capelli e i vestiti >). E intanto che imbianca, s' adopera negli ozi a esasperare il suo tormento e passato a Budapest espone una sua « Scena zingaresca » che vende il giorno stesso dell' inaugu-- razione. La fortuna comincia, ma il Guidi non può seguirla: deve la fortuna, se vuole, seguir lui. E torna a Vienna, poi a Milano che gli è - egli scrive - « inospitale per sei mesi, quindi a Parigi dove buco con un quadraccio che fece un certo rumore: '' Il baccanale ,, ». Ma il quadro dà poco pane, e allora per vivere egli alterna il quadro alla decorazione, dipingendo anche certi enormi fondal i per circhi equestri. E alla vigilia della guerra, ragranellato qual-- che soldo, ritorna a Milano, per vedere se la fortuna lo segue nella città « inospitale per sei mesi » e per Bibli teca ino Bia ca e già pensa di lasciare, inquieto e insoddisfatto, questa vecchia arte che pochissimi conoscono e in cui egli eccelle, per tentare la fredda litografia, un' arte povera Ìn cui egli porterà il soffio ardente della sua ricerca . . tormentosa e 1nqu1eta. - Dopo l' « Alveare » - casamenti dalle finestre gremite di gente che guarda giù, nella piazza popolata, dei suonatori girovaghi - dopo il « Funerale di un pezzente » squallida teoria di uomini senza dolore e quella « Isola della maternità >) - donne deformate dalla gravidanza che attendono innanzi all' Ospedale - e quel potente « Baccanale » in cui ha reso magistralmente la miserabile bestialità degli ubriachi, quasi in festa, vestiti di pelli caprine come satiri bacchici - il Guidi, lasciata l' acquaforte, s' era dato con fervore alla mistica rievocazione della gloria dei •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==