r VITA NOVA listi ché e massoniche, son cadute come foglie secche, come vecchie squame, innanzi alla realtà che faceva appello a quelle forze interiori che rivelano la personalità di una Nazione. Tutto non è ancora chiaro in questo movimento di ri,., presa della tradizione e di un suo svolgimento in conformità con le nuove esigenze create dalla nostra storia piu recente : ci sono problemi di vita e di pensiero che noi stiamo faticosamente elaborando in questo momento. Uno di questi problemi è, appunto, quello di cui qui si parla. Chi scrive non può limitarsi a far della storiografia e della filosofia, pure ; ma deve fare, necessariamente, della politica e della religione: anche il pensiero diventa qui un'.azione. E azione politica e religiosa insieme è quella che viene svolgendo in Italia da oltre un ven,., tenni o il movimento idealistico. Ma è carattere peculiare della filosofia gentiliana di aver presa · la scuolà per campo d'azione. Quando le piccole ire degl' interessi illlmediati saranno svanite e i malintesi chiariti dall' esperienza viva della sua ·Riforma, l' Italia dovrà riconoscere quanto deve a questa tempra eccezionale di pensatore e di apostolo del suo pensiero. Aprite i suoi Discorsi di · religione ( chi avrebbe mai osato un titolo simile trenta, venti anni fa?), e sentite subito la vampa di un pensiero divenuto fede attiva, azione che si caccia nella lotta con impeto travolgente. Egli si rivolge ai giovani, non agli « uomini fatti »; non agli avanzi del passato, ma alla generazione nuova, che, sola, può inten,., derlo, perché si è liberata dai pregiudizi irreligiosi e ha aperti gli occhi alla vita interiore.« C'è forse nulla di piu concreto e positivo di questo slancio interiore che, istante per istante, genera il nostro essere nella luce ond' essa investe, con la nostra personalità, tutte le cose particolari a cui questa è connessa? ». Come spiegare la vita senza «quell' aspirazione, quella forza infinita, che dal fondo dell' anima ci spinge appunto alla vita, e ci lega ad essa, e in essa ci sorregge, e insomma ci fa vivere ? ». . Il senso di vuoto che ora fa a tanti di noi la cultura· del positivismo e del neutralismo religioso nella scuola, ammantato col bel nome di « laicità», in Italia è stato primo il Gentile a sentirlo, al principio del secolo : « Quando nei primi anni di questo secolo noi ci siamo rivolti indietro a cercare qual concetto si ebbe, in Biblioteca Gin ■ 1 neo quel torbido periodo dell'ultimo trentennio, del1' arte e della religione, della morale e della filosofia, di ogni forma di realtà insommç1 che non , sia reale fuori dell' anima che la realizza, abbiamo trovato il vuoto, il nulla, il buio della piu brutale incoscienza >>. La sua lotta contro « la vecchia laicità negativa dei rinunciatari e degl' impotenti » ha una data oramai celebre, nel 1907, a un Congresso nazionale d' insegnanti, a Napoli: coloro che hanno insinuato trattarsi di una misteriosa alleanza con un partito sorto recentemente, mostrano soltanto fedeltà a quel · lato della nostra tradizione che ci fa molto ignoranti delle cose nostre. Anzi, qui, si è verificato nel pensiero gentiliano un cambiamento in senso contrario : allora, il Gentile non voleva ~ affidato l' insegnamento religioso a un maestro laico! E tuttavia anche questo cambiamento, che par cosa di dettaglio e non è, non è suggerito da nessuna schermaglia di politicante, ma dal cambiamento stesso dell' opinione pubblica, su la quale, per sua parte, ha agito pure, in questo quasi ventennio, l' opera del Gentile. Poiché già allora notava che quella proposta implicava « in Itali a ,.una prof onda modificazione del sentimento pubblico, che non so quando possa avvenire, o se sia mai per avve- • n1re ». Riassumere la Relazionesu la scuolalaica del 1907 non è il caso : ognuno può leggerla in edizioni recenti. Il punto centrale è nella dimostrazione che la cultura laica, cosi com' era intesa nel neutralismo e agnosticismo della vecchia scuola, era un corpo senz' anima, un sapere senza vita, un' istruzione che non aveva nessun principio di formazione spirituale. «Noi non dobbiamo sostituire il niente al contenuto della confessionabilità della scuola: perché cosi torneremmo indietro, e saremmo da meno dei confessionalisti. Dobbiamo sostituire appunto la laicità, un contenuto, cioè, che tolga il difetto della confessionalità, ma ne mantenga il pregio. Non dobbiamo gettare il bagno con tutto il bambino. Nella scuola confessionale c'è qualche cosa che manca nella nostra scuola liberale: e' è una Jede, eh' è l' anima di tutta la scuola e l' anin,ia ~ell' anima del maestro e degli scolari. 9u~st amna, questa fede, man<>aalla scuola 1tahana, dall' Università alla scuola pfimaria e, a quel che pare, anche agli asili infantili ». ,
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