Vita Nova - anno I - n. 8 - agosto 1925

UN PITTORE ITALIANO: EDGARDO CURCIO Una mostra personale postuma - postuma di un mese - di Edgardo Curcio alla seconda Biennale Romana ha posto senz'altro questo giovane pittore napoletano, troppo presto rapito - e per giunta in maniera tragica - ali' arte, in prima linea tra i pittori italiani contemporanei. Nòn è stata proprio una rivelazione, ma un'affermazione. Da oltre quindici anni Curcio esponeva nelle principali mostre nazionali ed estere con un successo sempre costante. La morte, si capisce, facendo trarre una conclusione di massima sull' opera complessiva dell' artista, ha mostrato SATIRO meglio.:la sua singolarità ed il suo valore. Diciamone, dunque. . L'arte di Edgardo Curcio esprime due caratteri essenziali : mentre da un lato è schiettamente tradizionale, e cioè italiana, portando impressi anzi fortissimamente le qualità e i modi della scuola napoletana dalla quale è venuto, dall'altro afferma una personalità nettissima, imprime alle sue tele una individualità indubbia. Che cosa vuol dire essere tradizionale, esser fedeli ad una maniera? Esiste una tradizione in arte? T radi- ..... zione non è scuola, insegnamento, accademia. E stile, linea, senso del colore, sensibilità. Vedete la scuola napoletana: dal secolo decimosettimo essa ha visto, sentito con calore, plasticamente, sensualmente. Ha portato ___impressifortissimamente i caratteri della natura. E, si può dire, naturalistic.aJ nel senso che Biblioteca Gino ■ 1anco s' è sempre. lascia~a inRuen~ar~ dall~ esterno. C~lorii toni, attegg1ament1, contrasti v1ole!1ti son natura, qu c'è il senso del movimento, della vita, del calore, della passione. Romantic~smo senza s~ilinquimenti. È una tradizione, questa, 1n fondo assai san~, _tutta sangu~, direi, e niente cervello. In Curcio essa s1ritrova. Curc10 ama la natura tutta libera, non vede figura, se non illuminata dal sole o sopra uno sfondo verde o cielo; ama toni vigorosi, toni naturali. Sente, in una parola, la passione della vita c~e è gioia ed a~ore_. . . , Ma è qui che Curc10 porta la sua 1nd1v1dualita, I la sua schietta personalità artistica. Ho. detto natura, istinto del colore, senso del mondo esteriore. Ma resta in Curcio questa natura veramente natura, quest' istinto solamente istinto, il senso semplicemente senso? In altri termini natura, senso, istinto son dati tutti esteriori, che il pittore traduce brutalme!1te? Curcio in fondo, nega così la natura, come I' istinto, come iÌ senso. Li nega, in quanto questi dati non gli vengon dati dall'esterno, ma sono in lui piuttosto prodotto di fantasia; e c' è, sì, l' elemento naturale, ma di una natura tutta creata dall' artista, tutta voluta, tutta sentita. Le sue opere maggiori - Sme« ralda, Convegno armonioso, Adunàta sincera, Notturno e via via, son tutte, è vero, un elogio del mondo esteriore, del mondo che sappiamo; ma son veramente un elogio, in quanto la descrizione è superata, la natura rifatta, veramente creata. È, a volta a volta, la creazione di tanti nuovi mondi, tutti completi, · ove linee, colori, tonalità si fondono, senza cadere nel patetismo languido decadente, e danno una unità compiuta, ove il colore è nella linea, che dev' essere quella e non altra, e la linea è nella necessità di quei toni, in una totalità, che dà veramente il mondo nuovo dell'opera d'arte e, quindi, caso per caso, dell'artista. Il dissidio natura-fantasia, dato esteriore-atto spontaneo, tutto libero dell' ar ista, è superato, giacchè non è più la natura che comanda all'artista, ma I' artista che crea la natura. Questo è, certamente, il processo ultimo di Curcio: al quale è arrivato relativamente assai tardi, dopo aver compiuti i due esperimenti, che soltanto potevan condurlo a questa fusione: dapprima, cioè, l' esperimento tutto naturalistico e poi quello inverso, tutto fantasia, tutto anti-natura, semplificazione e superamento della policromacità e dell'analisi. Del primo periodo son opere come Coquetterie, la prima Lydia; del secondo Luce e ombra, In giardino, ed una serie di composizioni senza titolo, progressivamente numerate, tanto il contenuto v'era escluso nel modo più assoluto, In fondo questo carattere della formalità

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