( ,/ ... / ... ,. ( . \ .,, , .. ' I i , -, 42 - .. questo non può non •:ivvenire anche quì. · ' Per conseguenza quello che può essere il programma dell'Italia cli fronte a questo paese_ con ·cui essa oggi tiene, come è noto, ra~porti. di amicizia consacrati da un trattato, il programma é di fare il possibile perchè quel che rimane di cultura italiana sia conservato. Noi ci troviamo di fronte a un paese che nella parte tx austriaca, cioè fra sloveni e fra croati, obbediva come direttive alla cultura tedesca : queste popJlazioni erano sotto l'influenza massima della cult1:1rache veniva dalla Germania, e . lo strumento.principedella coltura in confronto colle altre nazioni eur'opee era rappresentato /dalla lingua e dalla cultura tedesca. E non diversamente avveniva a Belgrado, mentre soltanto sul litorale adriatico la cultura era · rappresentata dalla lingua italiana. Oggi ancora l'influenza della cultura germanica, malgrado la guerra che ha messo così decisamente questo complesso di nazionalita slave contro · · la nazione tedesca, si mantiene assai considevole ed arriiva lungo il Danubio ai grandi centri della cultura . della Croazia e della Serbiia. . Non solo la tedesca, ma anche primeggia ~ :a cultur~ francese. I Francesi han saputo con rara abilità, con un'abilità che va loro sempre . riconosciuta, giovarsi della popolarità della 1 lingua francese e della simpatia che essa riscontrct, grazie alla facile e garbata maniera con cui la cultura è sempre presentata dai Francesi. Per di più la Francia ha saputo ap- ' ,profittare, durante la guerra e nel periodo immediatamente seguente, di tutte le circostanze che spingevano la Serbia verso I di lei per mi- ~ gliorare la propria posizione sopratutto da questo lato, 'per moltiplicare specialmente a Belgrad.o quei propri studiosi, osservatori e quasi consiglieri qella cultura, della politica e delle · necessità locali, di cui dovremmo anche noi avere molti esemplari : giornalisti, studiosi ivi stabiliti, che sono in relazione con tutte le personalità principali e colla migliore società del luogo, banditori della cultura francese e insieme fervidi simpatizzanti,p. er la cultura e per il progresso del paese. ' Noi, dal canto nostro, un vantaggio lç> abbiamo: siamo i primi, commercialmentesul mercato jugoslavo. Ma non c'é una ragione per la quale l'Italia .non faccia .il possibile per mantenere anche Ja sua cultura, non gia rassegnandosi a perdere quella funzione di mae- · stra di r~lazioni civili che essa ebbe sempre sulle sponde adriatiche, bensì tentando di ricuperare il perduto nella veste di un' amica e non dell' estranea che cerchi di imporsi. Ho detto già che la Jugoslavia è in parte uno stato ex austriaco, in parte insieme anche uno stato balcanico. Quelle che erano prima della guerra la Croazia e la Slovenia erano porzioni di uno stato organizzato al modo occidentale in tutto quanto era l'organizzazione pubblica, l'amministrazione statale ; gli studi, ecc. : c'era l'ordinamento dell'Austria, che aveva un'organizzazione simile a quella dej grandi stati europei. La Serbia appartene\}a invece agli stati balcanici:e voi sapete che si·parla sempre di governi balcanici e qi politica b·alcanica con una accentuazionedi dispregio, significando una manifesta inferiorità nella organizzazione politica ed amministrativa, in quella della cultura, della giustizia, delle manifesfazionidello spirito pubblico, nelle relazioni con · gli altri ' stati : una inferiorita che si' direbbe insanabile rispetto alle condizioni delle .più civili nazio- ' nalità d'Europa. Ora la Serbia appartiene a questa parte balcanica, e ci si è domandati spesso se nel nesso jugoslavo è la Serbia che prendera dalle altre parti che erano austriache. e che verrà quindi migliorando la propria or- , .ganizzazione, in· modo di rivaleggiare con gli • stati più civili d'Europa, o se saranno le altre parti che diventeranno politicamente balcaniche. Realmente nella penisola balcan{ca noi. ci sentiamo davanti a un contatto coli'Asia cosi .stretto, cosi immediato da doverci domandare assai spesso se siamo in Asia o in Europa. Se pensate che a Constantinopoli la separazione tra Europa ed Asia, costituita dal Bosforo, è larga in qualche punto meno del Po, voi capirete che qui Asia ed Europa è realmente tutt'uno, cosicchè Costantinopoli è sempre stata un centro, un ponte, qualche cosa di mezzo fra l'Europa e l'Asia, non soltanto, ma tutta quanta la penisola si è. trovata in queste condizioni, di essere penetrata da un lato da influenze che vengono dal nord e dal nord-est, che sono tedesche, che s·onoslave, le quali vengono giù lungo la linea del Danubio o dalla pianura russa, e da un altro lato da influenze che vengono dati'Asia attraverso lo stretto. E l'esempio di ciò l'abbiamo continua-· mente nelle vicende storiche della penisola. Anche la guerra ultima è stata una dimostrazi.one di questo fatto, prevalendo· qùe~ta volta l'influenza tedesca ; era l'occupazione austriaca che si minacciava dal nord, la quale si ava-nzava versd il cuore della penisola balcanica e pretende~a di sottometterla completament~ coli' occupazione della Serbia : era I' influenza tedesc~ prep?tente a Costa·ntinopoli, per cui la ' Turchia veniva attirata del tutto nell' orbita I
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