Vita Nova - anno I - n. 7 - luglio 1925

36 I' Italia a pagare il suo debito, la cui cifra è stata fissata in due miliardi e centotrentotto milioni di dollari, compresi gli interessi. Naturalmente non si parla più della connessione fra i debiti e le riparazioni, ed è inutile far calcoli su di una presunta generosità americana ; basterebbe tuttavia che a New York dimostrassero un po' di buon senso e riconoscessero che l' I talia non è la gallina dalle uova d'oro, e. che lo sforzo nostro a pagare non può non essere proporzionato alla nostra capacità di pagamento. Appunto per definire, nel frattempo, la misura di questa capacità, le conversazioni con l'America sono state rinviate al prossimo autunno. Ali' attivo dell' Italia bisogna oggi segnare - sempre in rapporto alla liquidazione dei problemi male risolti o posti ex novo dalla guerra - i nuovi accordi con la Jugoslavia per Fiume e la Dalmazia; ali' attivo, perchè con questi accordi firmati a Nettuno, dopo lunghe trattative a Firenze, il 20 di luglio, si è trovato il modo di render possibile, in due punti sensibilissimi dell' orizzonte adriatico, lo svolgi-- mento · di attività economiche la cui soffocazione era ormai di intollerabile danno sia per le città riconqui~tate . sia per l' economia generale dei due paesi. La capacità realizzatrice del governo dell' on. Mussolini ha qui dato, di sè, un' altra brillante dimo-- . straz1one. Un capitolo di estrema importanza nella politica internazionale è quello che la Francia sta scrivendo nel Ma-- rocco. Finora è sembrato che chi lo dettava fosse Abd--el-Krim, il capo degli insorti riffani che vuol liberare il Marocco dal predominio francese; ma nel silenzio che in questi ultimi giorni circonda gli .avvenimenti ma-- rocchini si prepara senza dubbio un poderoso sforzo della Francia per consolidare la sua posizione in quel-- I' angolo d'Africa che è uno dei piloni del suo impero. Gli avvenimenti del Marocco sono inseparabili, nelle .loro cause e nelle loro ripercussioni, da tutto quel complesso di situazioni coloniali e internazionali che defìni-- scono la realtà ·mediterranea e riser ... vano a questo mare una funzione, nella storia del mondo, forse ancora più importante di quella che ha avuto fin qui. Ma finora il loro svolgimento non ha avuto alcun carattere defìni-- tivo, e intorno ad essi può essere . perciò risl?armiato un commento che non sarebbe che provvisorio. w. CESARINI SFORZA Biblioteca o • I n VITA NOVA ~ LETTERATURA ~ Cominciamo dal romanzo di Panzini dal titolo antico nella dicitura, ma moderno nelle intenzioni. Cotesto modo di dire le cose con intenzioni recondite, è abituale a molti sc.rittori contemporanei; a quelli in . ispecie che, avendo poco da dire, mascherano il loro poco, e la scarsa originalità dell' ingegno, sotto il velame di parole difficili, combinate in modo da parer simboliche, pur indicando una determinata realtà, un fatto comune insomma, di quelli che la letteratura degna di questo nome ha dimenticati per sempre; ma per Panzini, un tal modo non è pretesto o artificio di stile; è invece la naturale espressione della· sua arte che, essendo melanconica e patetica nel fondo, puritana e aristocratica, ha dovuto crearsi un linguaggio tutto particolare~ analisi e sintesi insieme della molteplice sua sensibilità, e dèi fini etici che la governano. Ogni ironista è immoralista, e le· verità d' ordine morale fanno come da condimento alla materià di pura arte, nei libri di Panzini; e se non sempre il fine, è per lo meno il mezzo che lo scrittore abilissimo adopera per dar sapore alle invenzioni della sua fantasia. Cosf, in questa Pulcella senza pulcellaggio, che a chiamarla romanzo, si dice troppo, ed è assai più di una novella, e manca di quella unità narrativa, per la quale un libro di letteratura àmena acquista valore organico di cosa viva e vitale. La troppa abilità sta forse per sopraffare lo ·scrittore, a detrimento del1' arte, e se continua cosf, l' autore di Santippe corre il serio pericolo di diventare verboso, frammentario in- . , consistente. . L'arte sua sta cedendo, un po' alla volta, ai difetti, anzi che ravvivare i~, ogn,i.nuov~ opera le p~oprie quahta. S 1ndug1a, per esempio, a bulinare, con finissimo ma soverchio lavoro, certe parti secondarie, infarcendo 1~ narrazione, di una minutaglia, anche inopportuna, di osservazioncine, di pettegolezzi. di sentenze oleonastiche, oppure sciupa il bello di una . scena, il vigore di uno scorcio, un bel tratto di osservazione psicologica, con tutto un punteggio di intercala~i e di co·mmenti, ottimi, poniamo, in un trattato di morale, ma per nulla dìver- . . tenti 1n un romanzo. Questo, in linguaggio rettorico, si chiamerebbe bizantinismo, e ci ricorda· per approssimazione, le sdolcinature e le stilizzazioni cui giunsero i parnassiani, a furia di voler far dire alla parola, tutto, ed anche di più di quanto la parola possa dire. Ma poichè Panzini è anch' esso un· artista, si pescano perle scintillanti nelle stesse pagine superflue, in quelle che si rincorrono a vicenda per poi alla fine, raggiungere tutte insieme, l' una dietro all' altra. il nocciolo sostanziale del romanzo, e tra le digres• sioni, fa brillare ogni tanto il sorriso suggestivo di una bella immagine, incastona, perfetto nella form~, un vigo- . roso pensiero. . Ai fini dell' arte. cotesta abilità, non scusa i difetti, anzi li aggrava; ma, per fortuna, non tutti i lettori mettono gli occhiali d 'Aristarco, quando leggono un libro, o quegli altri, me compreso, non fanno fatica a lasciarsi persuadere all' indulgenza, per il piacere che la prosa di Panzini, a chi la legge, narri pur male o bene, poco importa, cose piccine o mediocri. La P~lcella senza pulcel/ag_~io: racconto d amore, che ha per prot~gonisti della piccola gente di provincia, e per isfondo Bologna di qualche anno fa, non aggiunge nulla alla fama già grande dello scrittore romagnolo, ma non può essere confusa, per questo, con quella solita letteratura, che i moltissimi romanzieri del di d' oggi, regalano prodighi e presuntuosi, al commercio non opulento del patrio romanzo. In ogni libro di Panzini c' è sempre una prof onda dignità d' arte, ed una amara, sf, ma indulgente sapienza di vita: due cose che ..bastano da sole, per conferire ad uno scrittore i più legittimi titoli di nobiltà. *** Marino Moretti, ha raccolto in volume, le ultime sue novelle: le migliori, mi pare, fra quante ne ..scrisse tra il 1924 e il 25. .. È proprio il caso di dire: nulla dies sine linea. Anche quest'altro romagnolo d' una specie opposta a quella cui appartiene il Panzini, pubblica in media due libri all' anno, e batte la sua strada, con passo misurato ma instancabile. Moretti è uno scrittore metodico nel_senso tecnico della parola. Non si s~r1vequesta sua prosa compatta, labor1?sa, soda e quadrata, cosi, alla prima, d1 getto, nella gioia o nel tormento di una improvvisazione fantastica· ma la si compone, la si ordina, ~rima dentro all'anima, quindi, adagio, con cautela, con intenso sforzo d' intel- ...

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