Vita Nova - anno I - n. 7 - luglio 1925

, unico Alto Commissario per il Mezzogiorno è seguita quella assai più pratica di costituire tanti Commissariati regionali, con speciale riguardo alle opere pubbliche, ma aventi, altresi, capacità di provvedere a problemi d' ordine scolastico e sanitario. I Commissariati saranno relativamente auto- - nomi e agiranno con sollecitudine e con indirizzo eminentemente pratico, assistiti da consigli di esperti. Il Ministro Giuriati, cui è affidato, ora l' alta missione della direzione de' lavori - assistito dal sottosegretario on. Petrillo, meridionale e meridiona~ lista di magnifica tempra - s' acquisterà un merito imperituro, non solo di fronte alle popolazioni meridionali, ma al cospetto. dell' Italia intera, che deve· guardare alla questione del Mezzogiorno non già come a fatto particolare, ma come al centro .di una più vasta questione di carattere nazionale: nel Mezzogiorno, infatti, l'Italia deve ritrovare non solo :quella capacità di produzione necessaria ad equilibrare le forze della nazione, ma deve trovare i-1 suo orientamento sicuro verso una proficua politica mediter - ranea ed orientale, che si deve <~ creare » e deve dare indubitabili frutti di nuova potenza. . *** Accanto a questa, che po_trebb'essere il pagamento di una vecchia cambiale, il fascismo problemi più nuovi, esigenze più recenti ha affrontato. Se è vero che quella d' ottobre fu una rivoluzione, vuol dire c"he c'era davvero un mondo da rifare, un ambiente da sanare, un organismo a cui dar vita nuova. La rivoluzione fascista, moto spontaneo e logico ad una situazione impossibile, aveva senza dubbio degli obbietti, un contenuto, un' idea nuova. Doveva, necessariamente, mirare .a ringiovanire lo Stato italiano nelle sue leggi, ne' suoi ordinamenti, nella sua struttura. I liberali, i democratici, gli oppositori di tutte le tinte han gridato allo scandalo. Toccare lo Statuto! Sacrilegio massimo! I progressisti di tutte le tinte, cosf, son diventati, d'un . . . ' . . tratto, 1 conservatori piu accan1t1. La verità è che anche le leggi e gli Statuti invecchiano. Non è una scoperta, ma una necessità, che anche gli scrittori più conservatori han sempre ammesso. Se le leggi, infatti, sono in rapporto a condizioni di tempo, di stati d'animo, di luoghi e d' esigenze diverse; se sono, cioè, essenzialmente un prodotto storico, non possono essere immutabili. Ora che cosa vuol • • I I CO . VITA NOVA dire che il fascismo vuol « riformare » lo Statuto? Che vuol farlo daccapo? Vuole abbatterlo? Certamente no. Il fascismo vuol soltanto p0rtare la carta del '48 alle esigenze del 1925. Nel 1925, vi sono, senza dubbio, idee, necessità, orientamenti politici ed economici che erano ignorati ottant'anni fa. E poi, c'è stato in Italia un esperimento democratico ...socialista che aveva svisato quello stesso ordinamento antico. La questione era, dunque, questa: far rientrare la legge dello Stato nella linea della tradizione nazionale, inserendo•1i gli elementi nucvi. dettati dall' esperienza e dalla . ' necessita. Quest' è ~tato il compito della CommisRione dei Diciotto, presieduta da Giovanni Gentile, e che ha ultimato in questi giorni i suoi lavori. Sui quali, sinchè non saranno approvati dal Duce e dalle alte assisi del Partito, nulla di preciso si sa, tranne indiscrezioni sommarie. Ma è certo questo : che la riforma mira a dare essenzialmente, un maggior valore al potere esecutivo, in questi ultimi anni ridotto quasi a nulla; un nuovo ordinamento all' attività legislatrice; e, quello che più interessa, un ordinamento assolutamente nuovo alla costituzione interna· dello Stato, aggruppando i cittadini in vaste categorie di produttori, in grandi corporazioni, esplicanti una vera e propria funzione modera ... trice, politica ed economica. Tutto ciò, pare, senza influire sull' organizzazione e la disciplina de' sindacati, che acquisteranno una personalità giuridica pienamente valida, ed un valore, anch' esso, perciò, di grande importanza. Questo è lo spirito nuovo, non v' ha dubbio: reintegrare il potere esecutivo, le funzioni della Corona ed inquadrare i cittadini in un ordine c~e, essendo in rapporto alla loro capa~ c1tà ed alla loro attività, dia insieme disciplina e calore alla vita della nazione. Il vecchio liberalismo atomistico è seppellito. S' è, in effetti disgregato da sè. ' È necessario che nella vita della n~zi<;>ne,1;>eri suoi bisogni, le sue funz1on1, es~sta 1:1-nordine rigido, cui sottoporsi per 11benessere di se stessi e del paese. Ed anche quest' ordine è volontà libertà: riconoscimento del bene eh~ si vuol creare e del male che si vuol . evitare. *** Entro la concezione di quest'ordine di quPsta disciplina, il fascismo ~ questa volta specialmente nella ~ersona del Capo, ha affrontato un grandissimo e vitale problema: quello della produzione granaria. S'è parlato di una « battaglia del grano»: ed è giustissimo. Il pane è l'elemento principale della nostra vita quotidiana e l' Italia deve comprarne, in parte, dall' estero, con un danno enorme all' economia della nazione. Produrre più intensamente grano e sottrarsi il più possibile ali' importazione esterna: questo è il problema. Il quale, d' altra parte, può ridursi a quest' altro: l' Italia deve bastare a se stessa. Bastare a se stessa significa non esportare oro; significa migliorare le condizioni economiche e finanziarie del paese ; significa porsi in una asso- . Iuta condizione di indipendenza. Lo abbiam visto con l' ultima offensiva contro la lira: cause non facilmente individuabili, ma alle quali non sono certo estranei e la nostra dipendenza economica verso gli Stati più ricchi e la ingorda speculazione de' soliti mostri nazionali ed internazionali, han minacciato seriamente la nostra finanza. Anche qui è intervenuta prontamente I' opera del Presidente del Consiglio: una « battaglia della lira » è stata impegnata e, possiam dirlo, in gran parte vinta; ma resta immutato il problema centrale: che è un problema di produzione e di valorizzazione di noi stessi, del paese, del lavoro. . Lavorare per la patria per sentirsene più forti e più degni: questo dev' essere il motto delle nuove generazioni italiane. *** Intanto proprio questa considerazione, di · fronte ai pericoli provati nell' offensiva contro la nostra economia, ha portato due ministri alle dimissioni : l' onorevole De Stef ani e I' onorevole Nava. Dell' on. Nava non si può fare, in verità, nè l' elogio che si concede ai caduti, nè il rimprovero a chi ha troppo male operato. La verità è che l' on. Nava non lascia tracce nè buone ' . ne cattive ; e questo non è certo un complimento. L' on. De Stefani ha subìto la sorte ~e' ~nan~ieri della Destra : ha portato 11 b1la_ncio al pareggio ed è caduto. Non s1pensi che sia un' ingratitudine: tutt' altr<;>; è, invece, tutto questo n~ll~ logi~a. stessa della politica fìnanz~aria. _L ideale della . Destra è il · r1~par~io nelle spese, la classica stretta d! freni, la maggior pressione possibile al paese. Tutto ciò è stato fatto ed ha_dato frutti ottimi ed anche men~ buon 1. Non solo c' è il pareggio, ma .. ..

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