Vita Nova - anno I - n. 7 - luglio 1925

VITA NOVA ~ 29 ~~------------------ - ------ ___________ sacerdote di una religione lirica che aveva per divinità Roma, o, se meglio vi piace, l• Italia. Nell' opera sua c' era un po' della divinazione: egli era uno scopritore e un animatore. Intuiva che in un dato luogo doveva esservi un rudero, poi - quando il simulacro tornava alla luce del sole - lo interrogava e ne cavava un cumulo di meravigliose notizie, quasicchè quella pietra avesse unà favella perfetta. E invero nessuna rovina imperiale è rimasta muta davanti al mirabile indagatore e giudice; tutte le pietre hanno avuto per lui una favolosa eloquenza, cosicchè egli poteva illustrarle vivificarle renderle celebri agli occhi del mondo. *** Dal Foro e dal Palatino Giacomo Boni potè parlare cotidianamente al mondo intero come da una grande cattedra e la sua parola era come una rivelazione. Questo .prodigioso minatore della civiltà romana seguiva, in fondo, i metodi e le traccie dei geologi, i quali penetrano negli strati più profondi della terra e li sezionano e ne leggono la storia come in un. volume aperto; anche Giacomo Boni ha fatto così, interrogando le sacre reliquie della valle situata fra i sette colli e sondando i sedimenti che i secoli hanno stratificato nel seno dell' Urbe; ma le sue ricostruzioni hanno sopra quelle dei geologi il vantaggio di una più umana logica, d'una meno arbitraria e più facilmente controllabile attendibilità. · Fra l'Anfiteatro e il Circo Massimo era il suo cuore. E come il sacerdote antico scrutava le fumanti viscere degli animali sacri per trarne gli oscuri oroscopi, così Boni trapanava le pietre il terriccio i carboni delle quercie millenarie e le vestigia trionfali del-- 1 'Aquila e della Scure, sognando nuovi faustissimi auspicii per la Dea Roma. Abbiamo detto eh' egli agiva in certi momenti - i più importanti - come sotto l'influenza d'una misteriosa forza sovrumana. E.gli stesso infatti, in una stato di ·grazia della moderna. • • v1s1one *** imperiale dell' ·Italia Si è detto più sopra che ·Giacomo Boni non era un arido, un herr professor, un museomane. Era anzi tutto il contrario, pur essendo un virtuoso della scienza archeologica. Un felice connubio di idealità e di praticità prosperava in lui, cosicchè egli poteva occuparsi contemporaneamente ed efficacemente di mille cose diverse. Sognava letture di. Lucrezio sul Palatino, e dalla caliga delle milizie romane componeva intanto la controscarpa che evitasse il congela-- mento dei nostri fanti immersi nel fango delle trincee; per onorare Virgilio voleva trasformare in lucus sacer una boscaglia presso Mantova, . propter aquam tardis ingens uhi /l.uctibus errai Mincius, e nel frattempo ideava gli impermeabili biancazzur:ri per sottrarre alla vista dei nemici i soldati marcianti sulla neve. Le stesse piantagioni palatine del lauro e del mirto so·no· la riprova di questa sua · praticità, posta al servizio della sua squisita sensibilità di idealista. Ma non ci si fraintenda. Artista generoso e impetuosissimo fu soprattutto, Giacomo Boni, e la sua praticità era subordinata a un ordine ideale di fatti : la speculazione bottegaia lo sdegnava costantemente. Una prova? basterebbe leggere una lettera del 1_9O1 con cui il Boni respingeva un'offerta mirabile" di ricchezza e di gloria, avanzatagli dalla « Rockefeller Foundation », la quale si riprometteva di esplorare l' antica terra d'Asia, aprire tumuli famosi, sondare gli scomparsi ipogei, in una parola sconvolgere gli strati archeologici, sedimento di civiltà millenarie, prodotto della lenta combustione di ·intere stirpi. Il solo dubbio che si trattasse di « raccogliere oggetti di valore commerciale, scambiato talvolta con quello scientifico » fu suffìcente perchè Giacomo Boni rifiutasse l'offerta. *** mirabile lettera a J. Ruskin, cui dava notizia di certe Ora Giacomo Boni dorme fra i sacri lauri del sue nuove scoperte, parlava dello « stato d' animo Palatino, eh' egli amò e in mezzo ai quali visse fino penoso» in cui si viene a trovare chi scopre qualche ali' ultimo giorno, attendendo il mausoleo che, per importante rovina, e d'una « speciale inquietudine ed volere di Benito Mussolini, sarà costruito coi frameccitazione, accompagnata da chiarezza assoluta di menti degli inestimabili marmi antichi provenienti vista e di memoria». dagli scavi palatini. Nume pensoso e sereno egli Non vi par di capire, da queste parole, che nel · vigila dall '.alto sull' Urbe, per la quale il suo spirito Boni esistesse come un sesto senso? Egli· ci appare ripete il vaticinio antico del Natale di Roma: talvolta come un favoloso rabdomante che con la - Abbia essa lunga vita e la supremazia su tutta la bacchetta fatale senta le misteriose vene del sublime terra; e l' Oriente e l' Occidente siano sotto il suo elemento liquido che abbevera la terra. Non dissimile dominio. Roma! l'Italia! doveva essere la sacra esaltazione dei più grandi Chissà che l'eco delle salve rombanti sul mare di profeti dell' umanità quando un nume li invadeva; Ostia, mentre egli moriva, non gli abbia alleviato il e profeta era egli stesso questo Veneziano dalle privii:- pensiero dell' imminente fine e che la voce fragorosa legiate e portentose intuizioni. della nostra flotta, schierata dopo tanti secoli davanti Roma eterna! l' Urbe ! l' Impero! la gloria del alla costa della Città, non abbia popolato gli occhi del mondo! morente d' una grande visione turchina ..... Ecco in qual modo, dal suo avvampante sogno di La visione del mare « che fu di Roma e tornera ad archeologo e di storico, Giacomo Boni perveniva allo essere di Roma». · A. M. P. B1bliote a Gino s·anc ,, •

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