r .... GlACOl\10 SONI . ' Giacomo Boni il grande Scomparso la cui recente morte ebbe una eco profonda in tutto il mondo civile - non è stato soltanto il « mago del Palatino », il « poeta degli sc~vi », il superbissimo archeologo, ma un grande Italiano nel senso civile e storico della parola, uno degli uomini più altamente rappresenté\- tivi di quella rinascita spirituale e imperiale della Patria che è impersonata dal Fascismo. Intendiamoci bene: non tanto la sua adesione ufficiale al Partito e l' accettazione del laticlavio offer- . togli dal Duce sono i.fatti che ci autorizzano a considerare Giacomo Boni come uno dei più grandi fascisti dell' Italia nuova; se il sen. Boni fosse venuto al Fascismo per quella inerzia automaticamente acquiescente con cui molti chiari uomini d' età prendono talvolta le loro decisioni nel campo politico, il valore della adesione non supererebbe quello dell' ordinario fatto di cronaca : viceversa noi possiamo oggi esaltare il grande Veneziano come upo dei più alti e luminosi fascisti dell'ora, perchè egli appariva inconsciamente tale fin dai primi lustri di vita e la sua stessa opera gli additò a un certo punto - fatalmente e imperiosamente - la via da seguire. La sua fiera anima di rievocatore di Roma imperiale mal sopportava le angustie spirituali e · le miserie morali dell' Italia di Adua e del « parecchio >>; egli sentiva che l' Italia, per essere .degna del suo destino, doveva ispirarsi alla grandezza e allo spirito di Roma, non alle ideologie entro cui· certi storici contemporanei vorrebbero chiudere le ansie generose e gli impeti eroici del Risorgimento. Squarciare la terra muta e ricondurre al sole i vestigi della nostra grandezza non era per Ciacomo Boni mero còmpito di dotto e di archeologo: era opera di poeta e di Italiano. E nel Fascismo egli salutò fin dalla prima ora la rinascita eh' egli . aveva sempre auspicata, in cospetto alla risuscitata maestà del Foro. Questo poeta della nostra antica bellezza imp~- - riale, questo grande interprete della nostra antichissima anima è stato, per interi lustri, uno dei pochi e certamente il più eloquente assertore della nostra grandezza, contribuendo alla formazione della coscienza contemporanea italiana, dimodochè la sua opera silenziosa fattiva e feconda di eventi valse infinitamente di più di tutta la propaganda scritta e verbale svolta in quest'ultimo ventennio. Salutando in Giacomo Boni il grandissimo archeologo, noi intendiamo, dunque, anche levare in alto il nostro braccio, davanti alla memoria d'uno dei più istintivi e insigni fascisti dell' epoca nostra. Biblioteca Gi o Bianco *** Dire che Giacomo Boni era nato a Venezia nel 1859 e dare un nudo elenco delle sue scoperte e delle sue pubblicazioni non avrebbe significato per la maggioranza dei lettori, i quali probabilmente conoscono le biografie recentemente apparse sui giornali cotidiani. Chi volesse in ogni modo farsi una: minuta idea dell' opera svolta dal Boni, non rimpiangerà il pro- ► prio tempo se ricorrerà alla recentissima Guida di Roma del T ouring . Noi, piuttosto, vogliamo qui rapidamente ricordare quali siano stati - nella vita del mondo - i fasci di luce che il genio del Veneziano ha proiettato sulle glorie dell' antica civiltà mediterranea. , Poeta filosofo storico e cronista dell' archeologia romana, scopritore del Foro e del Palatino: questi sono i titoli più fulgidi per Giacomo Boni; ma quando ci si limitasse a queste frasi, la figura del Veneziano non riuscirebbe ~elineata in tutta la sua grandezza. Giacomo Boni,- infatti, non è stato soltanto il continuatore della nobile tradizione archeologica che affonda le origini nell' opera di Ennio Quirino Visconti, del Winckelmann e d·ello stesso Canova; egli, che avrebbe potuto diventare .un occhialuto rigido frigido e meticoloso sire degli scavi, ha invece ripudiato ogni e qualsiasi forma professorale, animando la materia di per sè stessa arida di un soffio lirico che oseremmo chiamare soprannaturale. La grandezza del Boni è appunto in questi aspetti; egli fu un creatore, fu l' artista più originale dell' archeologia latina, nei cui fasti moderni ha segnato una impronta che resterà. Poteva - ripetiamo - diventare un freddo biblio- . tecario di pietre, ne è stato invece un esaltatore infocato : tutto l' impeto lirico del suo ingegno e del suo cuore è stato ·messo al servizio d'una stupenda rievocazione della bellezza eterna ed egli ha dissepolto dal deserto e dalle macerie abbandonate quasi una novella Roma, novella nel senso che era rimasta ignorata e inosservata agli archeologi e agli scavatori dei secoli precedenti, mentre ora ostenta finalmente al sole le vestigia autentiche del suo passato incomparabile. · Anatole France, che è stato ·uno splendido esteta e u!l lucente poeta, ha saputo cogliere appunto in pag1n_esu~erbe (Sur, la pie~reblan~he) il vero spirito aleggiante intorno ali opera del Bon1, ha saputo diffondere nell' animo delle folle la sottile commozione che · formava la sensibile e privilegiata atmosfera ·in mezzo alla quale il prodigioso Uomo lavorava. E l'esistenza di una tale atmosfera spiega un po' la vera essenza dello Scomparso: egli era un alto e incomparabile
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