VITA NOVA sorgeva nel punto più elevato del Collachio, la cittadella più propriamente cavalleresca,. che ospitava il Palazzo del Gran Maestro, l' Ospedale e le sedi delle varie lingue. Posta, come abbiamo detto, nel punto più culminante dell' isola, l' alta sua magnifica torre serviva di specola per le navi cristiane. Non era una costruzione di grande importanza artistica, ma ciò si spiega facilmente quando si consideri che essa sorse in uno dei periodi più travagliati della storia dei Cavalieri, i quali~si erano appena, e . . non senza contrasti, 1m- · possessati dell' isola. Nei • • • suoi sotterranei esistevano le tombe dei grandi mae-- stri d' Aubusson, d' Amboise, Carette ed altri. La prima pietra di questa storica quanto disgraziata costruzione, fu posta- dal Gran Maestro Fol~o di Villaret il 24 giugno 131O. Alla nudità struttiva del tempio, faceva però riscontro la grande ricchezza degli arredi e della suppellettile che in conformità alle clausole della resa della piazzaforte al Sultano Solimano, furono • • 1n gran parte trasportati a Malta dove si trovano · tuttora custoditi in quella chiesa di San Giovanni. sul colle, a specchio del Mandracchio. mare, l~ngo il porto di . *** Come abbiamo già detto, alla inaugurazione della nuova chiesa assistevano anche i rappresentanti dei Cavalieri di Rodi, che hanno nella storia di questa isola un notevole valore. Essi entrano nella storia delle lotte dei cristiani contro i mussulmani, per la Terra Santa. Non è esattamente conosciuta la prima origine dei cavalieri nominati successivamente Ospitalieri di S. Giovanni di Gerusalemme o Gerosolimitani di Rodi e di Malta; pare peraltro sia anteriore alla prima crociata. L' anno • 1048, alcuni mercatanti d'Amalfi, secondo Gu,.. glielmo di Tiro, comprarono dai califfi d' Egitto la concessione di fondare in vicinanza del Santo Sepolcro un convento di culto latino dedicato alla Vergine, accosto al quale . . . poi 1 monaci eressero un ospizio destinato a soccorrere e· curare i pellegrini malati o bisognosi. L' Ospizio fondato sotto il patronato di S. Giovanni Battista si fece di buo- ' . n ora osservare per eminenti servigi, ed il suo superiore Gérard, proDopo che i Turchi ebbero conquistata l' isola di Rodi, la chiesa conventuale dei Cavalieri di San Giovanni, come tutti g!i ~Itri_monumenti religiosi cristiani, fu convertita in luogo di cµlto mussulmano e chiamata der Givàn Giamissi o Giami ì Kebir, cioè grande moschea. E così rimase sino a quando, nel 1856, un I CAVALIERI DI SAN GIOVANNI IN GRANDE UNIFORME, PRINCIPE DEL DRAGO, CONTE DENTICE DI FRASSO, PRINCIPE CHIGI, MARCHESE DE BISOGNO, SULLA SOGLIA .v~nzale, che lo reggeva con titolo di custode o guardiano, dimostrò in breve tanto zelo ed attività, che, dopo la presa di Gerusalemme, meritò i particolari favori di GoDELL" OSPEDALE DEI CAVALIERI fulmine, cadendo sul minareto costruito sull' area - occupata già dal campanile, appiccò il fuoco ad un deposito di polvere, che giaceva ignorato ne! sotterranei, forse ancora dall'epoca dell'ultimo assedio, e, per l' avvenuta esplosione, l' edificio, di così grande importanza storica, andò completamente distrutto. La nuova chiesa, il cui progetto è dovuto ali' ingegnere architetto Florestano di Fausto, il quale si è attenuto, sia per l' insieme che per i particolari a quanto dell' antico tempio raccontano le storie, in modo da poterne fare la ricostruzione più esatta che fosse possibile, a differenza dell' antica, sorge anzichè Biblio eca Gino Bianco ffredo di Buglione ed altri principi cristiani. D' allora in poi, i fratelli Ospitalieri fornirono scorte armate ai pellegrini, a fine di proteggerli contro le bande dei Mussulmani che correvano infestando la Terra Santa. Nel 1113 ottennero dal Papa la facoltà di scegliere e nominare essi medesimi i loro superiori. Raimondo du Puy, il quale, l'anno 1118, succedette a Gérard, mutò il titolo di guardiano in quello di Maestro dell' Ordine, del quale regolò definitivamente gli statuti, misti d' aristocrazia e di democrazia, e ne fu, per così dire, il vero fondatore. Prescrisse ai cavalieri il triplice voto di obbedienza, castità e povertà, li assoggettò alla regola di S. ·Agostino, e comprendendo i grandi vantaggi che si potreb-
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