Vita Nova - anno I - n. 7 - luglio 1925

,. 14 ---·-·- - - -------- ---- - VITA NOVA gli ordini da Mosca : minoranza non numerosa nè spiritualmente valida, ma che profittava e si accresceva della debolezza degli altri e dello ·Stato, e rafforzava tutte le tendenze di disinte~ • graziane. · Il fascismo si volse dapprima con maggiore impeto- contro questo secondo nemico. Esso ebbe, in quel périodo, le siinpatie e il consenso e I' appoggio ·di ·molti, già avviliti e impauriti, che ripigliavano fiato : e facile gli. fu la priilla vittoria e grande i' premio. Ma l' antitesi vera e prof onda non era quella, nè il comunismo il maggior nemico da debellare. E i guai e le confusioni e le alte grida vennero dopo, in un secondo tempo, quando ·si trattava di affermare, su l' Italia Ra ccida e scettica e dispersa e facilona e mercanteggiante con l'astuzia tutti i valori spirituali, una volontà nazionale salda, diritta, dalla fede inebriante e dagli ampi orizzonti di vita. Qui le difficoltà si facevano davvero serie ; e per il nemico da vincere, che è onnipresenté, · e· facilmente trasformabile ali' aspetto ed ama le fughe tattiche e le penetrazioni insidiose e le attese pazienti, e per le armi ·da impiegare. La battaglia non si combatte più, solo o principalmente, con gli attacchi frontali e sul terreno politico ; non è più questione solo di governo o di partito, ma di una vasta attività nazionale, in tutti i can1pi, e con le risorse e le opere meno appariscenti, ma che vanno più addentro, per creare il nuovo spirito nazionale e tutto quel che giovi ad esprimerlo e ad educarlo. E al g~verno e al partito fascista, nel giudicare del1' opera loro, va tenuto conto di questo : che il primo non può limitarsi a governare nè il secondo ad organizzare i suoi : .ma, per l' altezza del compito:, che li trascende, per la necessaria solidarietà con gli artefici - che son pochi ·- e con le vicende di quest' altra più vasta e diuturna battaglia, debbono cercar di essere agitatori ·e suscitatori, di rimescolare - profondamente il suolo morale della nazione. E, in questa battaglia, non c' è tanto da temere quell' antifascismo risoluto ed intransigente che è anche un post-fascismo ed abbisogna di sincerità e di coraggio ; quanto la massa enorme dei pigri e dei riluttanti, le mezze coscienze e i mezzi caratteri ; o, addirittura, il gran numero di quelli che non sono nè coscienze nè volontà ; ib iot a Gino ■ 1an o • incapaci, quindi, di elevarsi a un ordine nazionale e di prendervi il loro posto. In• tali condizioni - a questa altezza di visione il sentiero doveva condurci.-, il fascismo doveva esser condotto logicamente e quasi ines~rabilmente, per las~iar fuor~ di sè tutto quanto non fosse compatibile con esso, per farsi una personalità in cui apparissero i lineamenti di quella coscienza nazionale che cerchiamo e vogliamo, a negare in qualche modo tutto il presente :=- l' Italia neutralista ·gretta loquace astuta scettica pigra di ieri - per ricollegarsi al passato e prefigurarsi l' avvenire ; per cercarsi avidamente nel s·uo proprio genio e tradizione e realtà morale di secoli, e per porsi, senza infingimenti e senza impacci, .. le mete che le convengono, e al raggiungimento di quelle prepararsi ed educarsi animosamente. E un distacco tattico e, diremmo, più che negazione ideale e totale, dubbio metodico. Di tanta congerie e confusione di idee, di istituti, di tendenze nulla ci con~iene che non sia radicato nel passato nostro e non giovi a farci italiani ed Italia come vogliamo essere. Qualità e atteggiamenti morali che ripudiamo hanno, nello sforzo di giustificarsi o di mascherarsi, empìto di sofismi il nostro mondo dello spirito : git1dicheremo idee e formule dall'animo che appa- · risce in esse. La libertà, che offriva libero campo e libero giuoco a tutte queste menzogne e tendenze, si riduca o si elevi ad essere norma scritta o tacitamente accettata delle attività concorrenti ad una creazione .di vita in cui tutti si riconoscano e si sentano più ricchi, i figli di uno stesso paese. Ma .il passato non ci giova così come è - nessuno pensa a un ritorno indietro, ·di secoli, molto pi'4 che questi secoli che si volesse r~salire a ritros~ ·sono quelli della nostra peggiore decadenza e servitù - ; ed è difficile sostenere che l'avvenire possa esser lungamente affidato; per farsi realtà, al fervore dì · una volontà esuberante e impetuosa che irrompe contro gli ostacoli e spezza i limiti, non ancora solle~ita di tracciarsi le sue vie e precisare, con meditata consapevolezza e chiara visione le sue . ' mete prossime e la disciplina morale della marcia. Passatismo e futurismo, per usare due parole correnti, non perdono l' esagerazione e l'unilateralità che indica quell' ismo finale, se

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