Vita Nova - anno I - n. 7 - luglio 1925

VITA NOVA da Massi nissa quella formidabile cavalleria, la cui mancanza aveva tenuto fino allora i Romani in condizione di penosa inferiorità. D'allora in poi i condottieri romani non temerono più di ricorrere largamente ali' im,., piego di truppe ausiliarie, che sole potevano assicurare la decisione del combattimento per mezzo · dell'urto. D'altra parte, alla gloriosa Legione cittadina ed italica doveva restare affidata solo · una funzione accessoria? Niente . affatto : petchè . ' c10 non accadesse, i Romani • sapientemente ne cambiarono e perfezionarono · l'armamento so- ~ ~ . stituendo le lun- , ghe e pesanti picche, proprie delle formaziorii falangitiche di vecchio tipo, coi pili~ ossia gia..- vellotti : armi, dunque da lan-• cio, in virtù del..- le quali i legi9..- • nari potevano • • 1ncom1n..- ciare l' a..- .•' zlone a I distanza, salvo poi LEGIONARIO a serrare • energ1ca..- mente il nemico non appena le sue file appa..- rissero sgominate o almeno disordinate sotto la pioggia dei pili. . Con ciò il problema era elegantemente risolto. L'uso del pilo richiedeva certo un alle..- namento atletico speciale, ma non superiore alla capacità media d' un uomo robusto; al tempo stesso esso permetteva alla Legione di uscire dalla sua funzione passiva; ne faceva cioè un ele..- mento rrzanovriero. Per accentuare questa sua capacità, un secolo prima dell'Era Volgare si cam..- Bi liote a Gino Bianco biò l'ordine manipolare nell'ordine per coorti: innovazione importantissima e degna veramente del genio di Mario; perchè questa unità intermedia fra la massa della Legione e l'eccessivo frazion·amento in manipoli permise ai capi di regolare con pochi comandi la disposizione delle forze. Col tempo tuttavia, l' importanza dellf: armi da getto andò sempre crescendo, così che non solo arceri e frombolieri aumentarono di numero accanto alle Legioni, ma finirono con l' esservi intercalati. Già a Farsaglia essi erano più numerosi dei legionari veterani di Cesare: più tardi costituirono intere coorti, frammiste alle ordi--- narie coorti di fanti; infine, sotto l' Impero, la Legione si arricchì di macchine da guerra in grande quantità, e di strumenti di distruzione o di difesa (cavalli di Frisia, triboli, ecc.) in modo . da costituire un vero piccolo esercito, nè più nè meno dell' odierna Divisione; e invece di ' contare, come in origine, da 4500 a 6000 uomin1, ne raccolse fino a dieci o dodicimila. . Col co1nplicarsi dell' orga_nismo l<'gionario eh~ toccò il massimo dopo gli i\ntonini, si ·vuol far coincidere l' inizio della decadenza dell'arte della guerra classica·; ma questo ·è in gran parte errato. La Lègione non fece altre che adattarsi OL ai s·uoi c<;>mpitisempre più compl-::.ssie difficiJi, col crescere dei numero degli avversari che d~veva combattere e che andavano dalle poderose orde germaniche e sarmati,:he alle brillanti . . . cavallerie partiche e arabiche. Del resto non è affatto dimostrato che il complicarsi degli strumenti di ~uerra implichi una vera dècadenza dell' arte militare: dal punto di vista estetico ciò ' . . puo essere 1n parte vero, ma tecnicamente è piuttosto vero il contrario, perchè le combina--- zioni intellettuali crescono di numero e d' interesse col cresc·ere dei mezzi che sono a disposizicne del capitano. . Comunque possiamo dire che per la perfetta fusione di elementi nazionali con elementi importati, per la capacità di adattamento e di frazio- _na~ento, per le crescenti qualità manovriere, per 1~ ricchezza di co~binazioni tattiche alle qual, s1·~restava_, la Leg1~ne romana è sempre stata p~r1alle esigenze dei tempi, li ha spesso precorsi e 1n sostanza resta sempre un modello i~imitabile di ordinamento militare. · ALDO VALORI

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