Vita Nova - anno I - n. 7 - luglio 1925

. .. . IL COMPITO DELLA CULTU~A FASCIS1~A Caro Arpinati, Le mando i più caldi auguri per Vita Nova, che con pi~cere apprendo volersi mettere in regola col suo bel titolo, cessando di essere una rivista di varietà, come ce n' erano già tante, e alcune fatte bene per lo scopo che simili riviste si propongono : uno scopo, che ha certamente il suo valore, ma è inadeguato· a quel modo di vivere, e perciò d' intendere la vita, in cui anche M11ssolini riponeva testè l' essenza del Fascismo. Il nostro modo è il modo serio, io dico religioso, di concepire la vita e di vi~ verla. Un modo, che tra l' altro, non ci consente più di contentarci di una rivista passabilmente dilettevole e magari istruttiva e ricca di notizie e di curiosità atte ~ stuzzicare anche i gusti più difficili e più raffinati, se insieme col diletto, con l' istruzione e con l' interesse, e .attraverso alla materia più svariata non si vegga l' uomo e non si senta la sua passione : una passione intensa e vigorosa capace d' investire tutta la vita e reggere tutto I' animo con quella unità costante e veemente che è ·una delle caratteristiche più notevoli dello spirito religioso. Questo è il modo fascista di vivere. · E a questo modo devono pure conformarsi i nostri periodici, se vogliamo essere in tutto fascisti,· come si deve essere per potersi chiamare meritamente tali. Nei nostri periodici non si può fare della· semplice letteratura amena, o astratta e oziosa opefa di divulgazione o vagabondaggio dilettantesco attraverso gli attraenti aspetti del vasto mondo delle cose o delle idee. Tanto meno è lecito abbandonarvisi a quell'umorismo più o meno scettièo, di cui si sono sempre compiaciuti troppo gl' ita - liani, e che ora dilaga non so con quanto vantaggio del ·carattere italiano, intorno al fascismo, in mezzo alla massa ·incolore di quanti ci fanno corona, quasi spettatori, in· capaci di scorgere che cosa significhi il fascismo nel suo spirito, che è la sua potenza. Al qual proposito vorrei qui per incidente osservare che mal si tenta nel campo fascista di gareggiare in questo genere di letteratura leggiera con gli avversari; quasi per strappar loro di mano l' ultima arma. Intanto di quest'arma non converrebbe darsi nessun pensiero rarrimentàndo che cosa stampavano nel periodo migliore del Risorgimento Nazional~ i giornaletti umoristici del tempo contro gli uomini più insigni che erano a capo del movim~nto ·: scherzi innocenti e maligni di ogni specie, di cui i contemporanei fecero le più matte ' risate, e che la storia ha dimenticati. E una • • • • gara per noi sconven1ent1ss1ma. Ma io dico che non .può dimostrare I' inferiorità dei fascisti, per una ragione ovvia: che cioè il riso è di Mefistofele, e chi ha una fede non conosce altro sorriso che quello dell' amaro sarcasmo ;. che no.n _fabuon sangue e non può piacere a chi non ne assapori il gusto profondo. Recentemente mi è accaduto più volte di toccare questa morale del riso. E non mi meraviglio che nessuno dall'altra sponda m' abbia capito, pèrchè chi capisce questa morale, perciò solo sarebbe indotto . a passare di qua. Ma. i f asèisti devono •

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