Vita Nova - anno I - n. 7 - luglio 1925

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• I "';.im Dl!::==11=:=:=J 11~11 "=~\W ~ ~ w ~r ~VJ ~w ~,? ~Il/ ~-,mr~•~ '11' :"'\ CORPO MEi>ICO 49 CONSULENTE DELLA. CA.SA. Medicina interna : PROF. AUGUSTO MURRI DoTT. BOSCHI ENRICO DoTT. COCCHI GIUSEPPE PROF. DAGNINI GIUSEPPE PROF. FRANCHINI FILIPPO PROF. GNUDI ANTONIO PROF. MODONESI FILIPPO PROF. SILVAGNI LUIGI PROF. VIOLA GIACINTO Ordinario della R. Università di Bologna Chirurgia generale: PROF. GIACOMO NOV ARO PROF. GAMBERINI çARLO PROF. MONARI UMBERTO Ostetricia e Ginecologia : PROF. SFAMENI PASQUALE Rettore della R. Univrrsità di Bologna Oculistica : PROF. PES ORLANDO della R. Università di Modena Otorinolaringoiatria : . DoTT. BARACANI GIOVANNI Pediatria: PROF. FRANCIONI CARLO Ordinario della R. Università di Bologna Malattie nervose: PROF. BRUGIA RAff AELE PROF. fERRARI G. CESARE Dermoifilopia : PROF. PINI GIOVANNI Radiologia : PROF. BUSI ARISTIDE Ordinario della R. Università di Roma Ricerche di laboratorio : PROF. MANTO VANI MARIO Direttore tecnico : PROF. PINI GIOVANNI Cure idroterapiche ed elettroterapiche ' RISTORANTESTAZIONE BOLOBNA CAV. CESARE DE ANGELIS - CONCESSIONARIO Telefono N. 1-65 Teleg.: BUFFET STAZIONE • Bologna •••••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••••• ••• ••• ••• ••• ES.ERCIZIO DI PRIMO ORDINE CUCINA OTTIMA - PROVVIST.E PER VIAGGIO VINI FINI - CARRELLI Al TRENI SERVIZIO SPECIALE PER COMITIVE --_.:::::::-==-=---- •••••• • ••••• • ••••• ♦♦♦ ••• • ••••• • ••••• • ••••• • ••••• • ••••• • ••••• MAGAZZINI GARAGES ,....... , . a w ~ - --_,....- _,.,. - -- ~ w -- ... Piazza S. A16, 7 • BOLOGNA • Tel. 9.32 ...,.. _,_~ TUTTO IL FABBISOGNO PER L'AUTOMOBILISMO Bibliqtec·a Gino ■ 1 neo

LA SPIAGGIA MONDANA lii 1° ORDINE KURSAAIL CONCERTI GIORNALIERI - FESTEGGIAMENTI - MANIFESTAZIONI SPORTIVE - TÈNNIS - TIRO AL PICCIONE CAPANNO E SPIAGGIA RISERVATA Riduzione nei mesi di Maggio, Giugno e Settemb.re PER TARIFFE E !NfORMAZIONJ RIVOl6ERSI ALLA DIREZIONE· DEL 6RAND HOTEL A RIMINI Biblioteca Gino Bianco

ANNO I. Numero 7 LUGLIO 1925 Conto corrente con la pesta • Pubblicazionemensileillustratadell'UniyersitàFascistadi Bologna ABBONAMENTO ANNUO LIRE 60 .. FONDATORE: LEANDRO ARPINATI DIREZIONEE AMMINISTR. - CASA DEL FASCIO BOLOGNA - VIA MANZONI, 4 -- TELEF. 4--52 • • . . EDITA A CUR~ DELLA CASA DEL FASCIO DI BOLOGNA ~ VIA MANZONI, num. 4 • · Gino Bianco NUMERO SEPA-· ·RATO LIRE 6,- ,r •

SOMMARIO G10VANNI GENTILE GIUSEPPE .SAITTA - Il compitodella cultMrafascista - Fuori delle contraddizioni ÀLDO VALORI - La legione ROMOLO MuRRI - Il Fascismo: cronaca e storia ATTILIO. FRESCURA - La citta di Settimio Severo UGo SPIRITO - Il pregiudizioantiriformistico ANGIOLINO BoRIANI - Rodi : la nuova chiesadi S. Giovanni A. M. P. - GiacomoBoni . CARLO A.· FELICE - La ragion d'essere delle biennali di Monza ~ASSEGNE: - CARLO CuRc10 Politica interna Politica estera Letteratura Economiapolitica Cultura fascista Politica scolastica - w. CESARINI SFORZA - SEBASTIANO SANI - 0BSERVER - G. M. SANGIORGI - G. S. 1(ECENSIONI: FAUSTO M. MARTINI - Il cuoreeh~m'hai dato (M. Pensuti) QUESTIONI VEL GIORNO: Note di CARLO ZANGARINI ~OI E GLI ALTRI: Spunti polemici di RusTICUS VOCUMENTI PER LA STORIA 'IJEL FASCISMO: .. I. - Un discorsodi Mussolini al V Congressof0:scista. I I . - Lo S iato e le sette segrete~ • • 18 CO

. .. . IL COMPITO DELLA CULTU~A FASCIS1~A Caro Arpinati, Le mando i più caldi auguri per Vita Nova, che con pi~cere apprendo volersi mettere in regola col suo bel titolo, cessando di essere una rivista di varietà, come ce n' erano già tante, e alcune fatte bene per lo scopo che simili riviste si propongono : uno scopo, che ha certamente il suo valore, ma è inadeguato· a quel modo di vivere, e perciò d' intendere la vita, in cui anche M11ssolini riponeva testè l' essenza del Fascismo. Il nostro modo è il modo serio, io dico religioso, di concepire la vita e di vi~ verla. Un modo, che tra l' altro, non ci consente più di contentarci di una rivista passabilmente dilettevole e magari istruttiva e ricca di notizie e di curiosità atte ~ stuzzicare anche i gusti più difficili e più raffinati, se insieme col diletto, con l' istruzione e con l' interesse, e .attraverso alla materia più svariata non si vegga l' uomo e non si senta la sua passione : una passione intensa e vigorosa capace d' investire tutta la vita e reggere tutto I' animo con quella unità costante e veemente che è ·una delle caratteristiche più notevoli dello spirito religioso. Questo è il modo fascista di vivere. · E a questo modo devono pure conformarsi i nostri periodici, se vogliamo essere in tutto fascisti,· come si deve essere per potersi chiamare meritamente tali. Nei nostri periodici non si può fare della· semplice letteratura amena, o astratta e oziosa opefa di divulgazione o vagabondaggio dilettantesco attraverso gli attraenti aspetti del vasto mondo delle cose o delle idee. Tanto meno è lecito abbandonarvisi a quell'umorismo più o meno scettièo, di cui si sono sempre compiaciuti troppo gl' ita - liani, e che ora dilaga non so con quanto vantaggio del ·carattere italiano, intorno al fascismo, in mezzo alla massa ·incolore di quanti ci fanno corona, quasi spettatori, in· capaci di scorgere che cosa significhi il fascismo nel suo spirito, che è la sua potenza. Al qual proposito vorrei qui per incidente osservare che mal si tenta nel campo fascista di gareggiare in questo genere di letteratura leggiera con gli avversari; quasi per strappar loro di mano l' ultima arma. Intanto di quest'arma non converrebbe darsi nessun pensiero rarrimentàndo che cosa stampavano nel periodo migliore del Risorgimento Nazional~ i giornaletti umoristici del tempo contro gli uomini più insigni che erano a capo del movim~nto ·: scherzi innocenti e maligni di ogni specie, di cui i contemporanei fecero le più matte ' risate, e che la storia ha dimenticati. E una • • • • gara per noi sconven1ent1ss1ma. Ma io dico che non .può dimostrare I' inferiorità dei fascisti, per una ragione ovvia: che cioè il riso è di Mefistofele, e chi ha una fede non conosce altro sorriso che quello dell' amaro sarcasmo ;. che no.n _fabuon sangue e non può piacere a chi non ne assapori il gusto profondo. Recentemente mi è accaduto più volte di toccare questa morale del riso. E non mi meraviglio che nessuno dall'altra sponda m' abbia capito, pèrchè chi capisce questa morale, perciò solo sarebbe indotto . a passare di qua. Ma. i f asèisti devono •

4 VITA NOVA . . avere chiaro in mente questo concetto: che compiamo scrivendo e parlando·a tutti, che nel mondo non c' è proprio da ridere. . anche in una rivista. · Il che non signific; (per l' amor del cielo!) La fede, badiamo, è, da un lato,. fede che non sia più poito se non per una stu-- politica, in quanto vivere, come ognun pida musoneria. L'uomo che non sapesse vede, è vivere politicamente. E chi vuole più ridere non sarebbe più uomo. 1 'Vuol starsene a sè e lavarsi le mani come Pilato, dire semplicemente - e non ci dovrebbe ha pure a suo modo il suo atteggiamento essere bisogno di dirlo - che non· si deve .politico, e commette, se non -altro, i suoi insistere in questa parte negativa e sÌavo peccati di omissione : assume anche lui la per dire lassativa della vita spirituale, la sua responsabilità, poichè partecipa anche quale deve riprendersi rapidamente e rac-- lui, sia pure col non far nulla, alla stori~. cogliersi per tornare al suo lavoro e alla Ma la fede è poi, sopra tutto, filosofica. E sua costruzione. ben noto che anche la polemica contro la I fascist; perciò non hanno da invi-- filosofia (anche quella del Presidente del diare agli altri codesta arte che è arte infe,. Consiglio nell' ultimo suo discorso, il cui riore e propria della società in isfacelo e significato per altro è sfuggito solo a chi degli uomini smidollati che, posti in faccia era contento di lasciarselo sfuggire) è conalla vita, non sentono che lì res sua agitur; tro una certa filosofia: e perciò è essa stessa e agli occhi di chi vi sta dentro e ne prova una forma di filosofia. Dunque, intendiail tormento, danno immagine di ebeti o moci bene. Al Fascismo tocca oggi di conebbri, che ridano osceni delle proprie durre la sua polemica, e perciò rendersi disavventure domestiche. conto della propria filosofia. La sua po)eE per tornare all'argomento, il dovere mica _ècontro la filosofia intellettualistica, dei fascisti è quello di ricondurre tutto ai teoretica, teologizzante che vuol lasciare ·la ~roblemi centrali, e dal punto di vista terra degli uomini e dei loro dolori per pratico e dal punto di vista speculativo, rifugiarsi nel cielo dei contemplativi e dei poichè questi due punti in fondo s' im-- beati : vuole staccare il pensiero dalla vita medesimano. Non già di mescolare arte o e farne una sorta di ·critica estrinseca, vo-- scienza con politica e filosofia, come inter-- latile al di sopra del mondo, a cui non c'è preterebbe taluno che non vuole inten- uomo che non abbia il dovere di sentirsi dere ; bensì di integrare nell'animo e quindi aderente e collaboratore anche nel segreto nella vita e in tutte le manifestazioni di del suo cuore e fin nella cima dei pensieri. essa quello che è una sola parte dei nostri Vita Nova, dunque, sarà in questo interessi o del nostro mondo interiore con senso una rivista di_fede, con' una ispira-- tutto il resto ; per ehè ogni parte si appoggi zione dominante che sia la fede degl' ita-- a' quello che è il fondamento e il fine ultimo liani di oggi ; e che è già dei migliori ; di tutto l' esser nostro e della nostra con-- ma che dev' essere sviluppata e promossa dotta totale: a quel principio profondo e con ùn lavoro franco, duro se occorre, unico, che dà il tono e la tempra e l'energia incessante, di tenace autocritica. Questo, alla nostra persona. LO stile è l' uomo; mà almeno secondo me, il compito delle ri-- è l' uomo anche l' azione; anche l' azione viste del fascismo. Saluti cordiali. Roma, 19 luglio 1925. GIOVANNI GENTILE Bibliote a Gino Bianco

. . FUORl DELLE CONTRADDIZIONI Dopo la grande guerra, nei quattro anni di crisi tremenda che precedettero l' avvento del Fascismo al Governo, non c'era partito, da] repubblicano e socialista fino al liberale, che non parlasse continuamente della necessità di rinnovare fondamentalmente lo Stato. Quegli stessi che oggi con grande accaniffiento vanno proclamando e conclamando l' intangibilità dello Statuto, approvavano~ quando addirittura non applaudivano, le richieste della famosa Conf ederazione gel)erale d~l Lavoro, la quale si preoccupava delle rivendicazioni della · classe operaia, ma avanzava baldanzosamente il proposito di trasf èrire dal Parlamento ai Corpi Sindacali la parte tecnica delle leggi sociali. La lotta contro il parlamentarismo era dive_. nuta di moda: in esso si riconosceva un forte inceppamento allo sviluppo di quel rinnovamento nazionale, che tutti i partiti da punti di vista .diversi, se non talora opposti, riconoscevano come il problema centrale della nostra vita politica. . .. Bisognava eliminare (questo era il concetto comune in cui convergevano come ad un segnale dato i desideri, le aspirazioni, i propositi di tutti i partiti) tutte le forme e le formule politiche non più rispondenti alle esigenze dei tempi nuovi ..11che voleva significare un rinnovamento fondamentale dello Stato, e quindi, senza falsi pudori, si chiedeva la convocazione della Costi ... tuente e la limitazione d'un preteso potere arbi~ trario del Governo. ·Non occorre rilevare quanto di esagerato o d' eccessivo ci fosse in questa aspirazione di rinnovare le baii stesse dello Stato, ma bisogna confessare francamente che essa era l' espres_, sione più viva, più gagliarda dei bisogni che con tanto impeto richiedevano di essere soddi-- sfatti. Il socialismo italiano, anche quando sembrava smarrirsi nell' atomismo più sfrenato o nel materialismo più -cinico, serbava una certa fede ad un ~ontenuto spirituale, che gli derivava da taluni principi del Marx, che sviluppati adegua- . Bibli teca Gino Bia co tamente sarebbero capacissimi di scuotere dalle fondamenta lo stesso materialismo storico. Segnatamente il p_rincipio dell' economia come prassi conferiva in generale al socialism0 un afflato decisamente idealistico e si dimostrava un tremendo eversore della vecchia economia borghese pencolante costantemente fra un razionalismo. che si pasce soltanto di astrazioni e un programma infecondo. · L' opposizione di tèoria e pratica, di ragione e ·di azion~, se si scruti bene, costituisce tutta l' ossatura, ma ~nche tutta la ·fragilità della vecchia economia borghese o liberale, la quale, in nome di una libertà che è poi la negazione della vera libertà, ha insistito con una tenacia inflessibile, al solo fine di conservare i suoi pre_, vilegi, nel logoro concetto che l' azione è contin ... gente, parziale, caduca, materiale, laddove il pensiero è puro, eterno, vero. Di qui l' escogi...- tazione di simmetrie universali o di immortali principi, che vorrebbero incatenare la vita, che si compiace invece della varietà sterminata di forme. Le armonie universali o che si drap_, peggino del titolo di filosofi.ao di quello di poli_, tica sono, in fondo, dei comodi rifugi, in cui il nostro spirito per stanchezza o per pigrizia mentale ama nascondersi. La vita è essenzialmente-. ·attività, slancio creativo, lavoro. Questo concetto è vivo e p·re_, sente nel socialismo, il ·quale quando ha posto il lavoro come un dovere che tutti dobbiamo realizzare, obbedisce ad un principio, che· è il frutto più squisito del pensiero moderno e che consiste nel concetto dell' umanità come eterna attività che crea a sè stessa il suo destino. Ma, riconosciuto questo, bisogna dire con tutta franchezza che il socialismo, specialmente no... strano, risale con sforzi spasmodici ad una sua visione della umanità come uniformità, tipicità che è la grande contraddizione in cui esso pesantemente si abbatte e che costituisce la sua esasperazione, la tremenda tragedia che non può assolutamente comporre o superare. Il concetto

r .... Bi VITA NOVA di classe o di categoria per cui l' interesse parti-- colare è elevato alla dignità d' interesse generale o politico, sv~lut~ interamente ciò che vi ha di veramente vivo e fecondo nel socialismo. Di qui deriva per linea diretta l' organizzazione sindacale che considerata in sè per sè è la minaccia sempre presente di qualsiasi organismo statale. Giacchè gl' interessi d' una classe o di ·una cor-- porazione, se sono presi come asso_luti, cioè aventi ·un valore per sè, si chiameranno tecnici, ma avranno un significato squisitamente ·politico. Difatti tutti i tentativi intesi a circonscrivere gl' interessi dei sindacati non sono riusciti : questi non possono non rappresentare che tanti Stati nello Stato anche se cercano di rinchiudersi nel loro tecnicismo. In tal caso, non può stupire èhe i vari Sindacati, gelosi di conservare e di accrescere i loro previlegi, facciano una politica vera e propria e conducano così alla dissoluzione dello Stato, co~e l' unico organismo capace di comporre, sollecitare, promuovere gli inter~ssi di tutte le classi o di tutte le categorie in vista dell' interesse generale. · Sicchè, di fronte agli interessi specifici, lo Stato non può apparire che come un potere dispotico, e quindi come un nemico che bisogna abbattere con tutti i mezzi. , Si può recalcitrare a questa conseguenza, a cui ci ha condotto la concezione socialistica della politica, ma non si può negarla con i soliti sofismi attinti ai più vieti luoghi comuni. Giac-- chè è ancora vivissimo il ricordo del disagio esasperante in cui noi vivevamo, per le raffiche rivo-- luzionarie del socialismo, il quale non potendo, per la sua intima contraddizione, assumere la direzione dello Stato, s' era ridotto ad eccitare gl' interessi e gli appetiti delle varie classi sociali. La decadenza dello Stato italia~o in quel tristo periodo della nostra storia non proveniva appunto che dalla· scarsissima o nessuna coscienza di questo grande principio, che i bisogni delle classi sociali non possono essere soddi-- sfatti, se essi non siano di volta in volta considerati alla luce dell' interesse comune. lJma-- nità, re~ltà sociale, Stato sono concetti che hanno un preciso significato, se l' individuo come classe o come partito scorga in esso il suo vero valore. Invece i Sindacati tendevano a porre i propri interessi come gli unici interessi, e in nome di essi si proponevano di rovesciare lo Stato chiedendo la Costituente, I' eliminazione del parlamentarismo, ecc. ecc., come se le ·forme politiche fassero in arbitrio dell' individuo o si potesse ad un dato momento rompere la tradizione storica, di cui s' alimenta la vita del nostro popolo. . . Eppure, tranne poche anime di fede sicura, la più p~rte degli italiani non osava protestare contro lo sfacelo delle buone norme storiche giuridiche e filosofiche che con irruenza barbarica venivano calpestate dagli apocalittici apostoli d'una .società avvenire. Gli stessi liberali· migliori rimasero attoniti o assenti dinanzi alle esorbitanze sempre più incalzanti del socia- .lismo che sembrava divenuto il dominatore della vita italiana. Ma mai come in quei quattro anni, in cui parve spegnersi. fino il ricordo della passione che ci aveva condotti alla guerra, sperimentammo che non è possibile operare nella realtà politica qualcosa di veramente duraturo, venendo meno alle leggi eterne che governano la realtà spirituale. Il socialismo sospinto dalla logica contradditoria che gli è · connaturata non seppe se non aggirarsi• dentro un circolo di velleità e di arbitrii, che dove~ vano· condurlo alla disfatta pii1 tremenda. Pure l'esperienza socialistica non e stata vana, perchè . essa ha sollecitato il formarsi del Fascismo, che non è solo un partito, ma 1:1nanuova, originale concezione la quale. s' inradica profondamente nell' anima italiana. . Chi si fermi a certe manifestazioni più o meno clamorose, può essere indotto a vedere in esso un movimento rivoluzionario, ma chi cerchi invece di scrutarlo nella sua intima natura, . ' . esso s1 presentera come una concezione superiore che prendendo coscienza dell' esperienza politica, che è la stessa esperienza storica, ripiglia i problemi rimasti finora insoluti e li pone sotto una visione nuova .per risolverli in maniera davvero concreta, positiva. Questa nuova visione che risponde allo sviluppo spirituale di quest' ultimo ventennio è data dal concetto dello Stato non solo come realtà che è forza salda, ma anche come realtà -che è creazione continua. Perciò i problemi politici che esso cerca di risolvere e va risolvendo continuamente, possono apparentemente essere gli stessi di quelli che liberali e socialisti si ponef

VITA NOVA ---------------. 7 vano, ma in realtà essi assumono di volta in volta un nuovo colori~o e un nuovo aspetto, e quindi la loro soluzione non può non essere diversa da quella degli altri. Le incoerenze, .le contraddizioni, che è facile notare negli altri partiti, si frangono nella realtà dinamica dello Stato quale è concepito dal Fascismo. Così ci spieghiamo come non solo la· ·guerra spietata al parlamentarismo, ma anche la stessa organizzazione sindacale non siano più elementi dissolvitori della vita statale, bensì elementi di forza e d'espansione dove s'accresce e si rinnova il nostro valore politico, su cui si fonda e si regge lo Stato. Gli oppositori di qualsiasi sorta, questo debbono riconoscere, che il F(jlscismo ha con azione sempre rinnovata prodotto il grande miracolo di fare convergere i bisogni e gl' interessi delle classi nei bisogni e negli interessi · dello Stato. Perciò è diffusa ormai la coscienza, che non è possibile agire per il nostro interesse senza riconoscere che lo Stato rappresenta il nostro io migliore, più profondo, a cui ci sentiamo legati con tutti i nostri averi, le nostre speranze, i nostri voleri. Ecco perchè il Fascismo può affermare di essersi posto fuori delle ·contraddizi~ni, in cui affogavano la concezione liberale e quella socialistica. Esso ha guardato in faccia tutti i contrasti sociali e politici e li ha conciliati coli' ardimento eroico, collo slancio e col vigore ID orale, colla fede indomita di chi solo nello Stato riconosce l' unica forza, l' unica libertà. Onde è naturale .che esso non ponga nessun limite al rinnovamento dello Stato. Giacchè se lo Stato è la stessa forza creatrice, esso non può mai fissarsi in una sua determi-- nazione che rappresenta il quietismo, e quindi la contraddizione. Che importa che molti fascisti non sappiano chiaramente rendersi ragione di questo nuovo spirito che guida le loro azioni? Ma essi avvertono che è necessario spezzare tutte le opposizioni, ·tutti i contrasti, tutte le èontraddizioni, se si vuole che il cittadino abbia netta coscienza della necessità della legge statale, che è la legge dell' interesse generale ed anche di quello particolare. Vivere fuori delle contraddizioni è, insomma, la caratteristica originale del Fascismo .. · · GIUSEPPE SAITT A .. Ognuno di noi nasce in oggi in un'atmosfera d'idee e di credenze, elaborata da tutta l'umanità anteriore·: ognuno di ·noi porta, senza pur saperlo, un elemento più o n1eno importante alla vita dell'umanità successiva. La educazione dell'umanità progredisce come si inalzano in Oriente quelle piramidi alle quali ogni viandante aggiunge una pietra. MAZZINI (1Joveri dell'uomo) . • · o Bianco •

r .LA LEGIONE· ,,. La storia dell' arte militare non conosce nulla di più glorioso e di più tecnicamente· perfetto della Legione romana. Questo concetto è larga~ mente diffuso, e non senza ragione il Fascismo nell' organizzare le schiere· della sua Milizia ha -conquistarono ·il mondo; ma a questa vaga nozione pochi si; curano di sostituire idee più precise. Ed anch; nelle scuole la Storia antica si suole insegnare, generalmente, in modo che la superiorità militare dei Romani rimane quasi \Ji - • cr,) ~/i, 1 1-i 1t\ '\. ., ....... ~'(11 '.\.~' I I .. ~) ~ . •~~ I - -- ,· LEGIONARI ROMANI (Da un bassorilievo: della colonna traiana). voluto ripristinare l' uso di quel magnifico vocabolo - la Legione - che del resto era sopravvissuto sporadicamente anche in ·altri periodi storici e in ambienti diversissimi: basti ricordare le legioni garibaldine. Ma nella coltura comune I' eccellenza dell'ordinamento militare romano non è abbastanza considerata e sopra tutto non è spiegata come si deve; tutti san:rio che in virtù d~ quell' ordinamento i Remani iblioteca Gi Bi neo un mistero : si assiste alle loro vittorie senza spiegarsele,, o siamo ridotti ad attribuirle soltanto alle qualità « morali « dei nostri progenitori e specialmente alla disciplina. Ora è vero che la disciplina nell' esercito romano fu rigorosissima; non più però di quello che fosse in altri eserciti coi quali esso dovè misurarsi; per esempio quelli punici e macedoni. Quanto alla superiorità morale dei Romani sui •

VITA NOVA 9 loro avversari, essa emerge dal racconto delle loro gesta come un elemento generico di valore indubbio, ma che ne spiega solo a grandi. linee i buoni successi. Nel fatto concreto, nell' epi- -~ \ ~. -~ -~ j ,-..,. ·> J \) tP Q i -~ ~ ,) ~ -~ . ~ • 1 J i"' I~ 1, ;, ·) -~ ~ -~ '-. lJ':) j ' 1, - - - l i ~ .1 or t., e politica de.i nostri progenitori sui loro avversari, taluni dei quali per civiltà, per ricchezza, per evoluzione tecnica erano in tutto degni di lottare con .essi. Ora, pur riconoscendo che le -~ ,J () T .) ·1 j 1 rc3 "' ("(.. •, tj) ~ J ') (p ~ n ~ - - ~ J ~ I ' '-' ,) ~~ ' -~ j li ~ o :~ J . I.: J u9 ~ o~ l ~ ~ Il -~ qo"k e~~ ,~~) ~~~ d"'~'lwtt ~.,ù/ ~d~ ~~~ . ~v&Je,~. ~ ~ ~~~ "~~(e,,~ }0/\A ~~~ ~c..L'<x:o.. ~~ ~~ d..<.t~~~\ I. ~V .. ~) r 11 PIANTA DI UN CAMPO ROMANO sodio saliente della guerra, nella « battaglia >> cioè, gli elementi morali devono tradursi in una superiorità pratica, effettiva, di natura « militare», se si vuole che la vittoria ne segua. Bisogna dunque ammettere nelle tradizioni militari romane l' esistenza di un « metodo » atto a faciltiare il concretarsi della superiorità morale Biblioteca Gino Bianèo applicazioni di questo « metodo » militare romano dovettero essere necessariamente assai complesse e soggette a continua trasformazione in dieci secoli di vita gloriosa, si può tuttavia asserire che i principii fondamentali non cambiarono mai, pur adattandosi alle esigenze del tempo. In questa capacità di perfezionarsi senza • .,

• r VITA NOVA • rinunziare ai criteri primitivi e ··originali, sta · la forza del _« metodo » militare romano, egual- . mente lontano dalla routine come dall' improvvisazione frettolosa e anarchica. Il capolavoro generato da quel metodo, nel campo organico non meno che nel campo tattico, è la Legione. Studiando la storia delle Legioni un po' meglio di quanto si faccia di _solito nelle scuole, si comprendono molte cose che per lungo tempo erano apparse oscure o inesplicabili. Per sviscerare I' argomento con qualche utilità bisogna sopra tutto correggere alcuni pregiudizi molto diffusi. Da un esame superficiale della storia militare dell' umanità si è indotti a credere che questa debba essere nettamente divisa in due periodi : quello anteriore ali' invenzione della polvere da sparo e quello successivo; e vien fatto di pensare che per ciascuno di quèi periodi l' arte militare dovesse risolvere problemi completamente diversi. E questo è un grave errore. In realtà l' ado-· zione delle artni da fuoco ~a dato alla guerra aspetti in parte nuovi; ma il problema fondamentale e direi quasi ideale della tattica antica e di quella moderna è rimasto identico, anche se le « dimensioni >) dei termini sui quali esso ' . . . s imposta sono enormemente cresciute nei tempi recentissimi.· Questo_ pro~lema consiste essenzialmente nel proporzionare i contingenti delle varie armi e nel precisarne il compito « agli effetti della manovra ». La distinzione fra corpi pesanti e corpi leggeri, fra cavalleria e fanteria, e infine fra le soldatesche atte a combattere da vicino e quelle adatte al combattimento a distanza·, è vecchia quanto l' arte militare; ed è un vero equivoco il nostro, di concepire le battaglie dell' antichità come urto brutale di masse omogenee destinato a risolversi in una serie di duelli a corpo a corpo. Invece l'uso delle armi da getto fu, fino -dalla più remota antichità, comunissimo, e spesso apparv.e decisivo. Noi ne sappiamo poco e vi soffermiamo appena il pensiero perchè le fonti classiche, alle quali finora dovevamo quasi esclusivamente riferirci, tendono a mettere in evidenza l'azione delle fanterie pesanti, forma te çlalle « milizie cittadine », lasciando nell'ombra tutto il resto; ma una visione più larga degli avvenimenti, lo studio comparato delle fonti, la scoperta di prezioso materiale archeologico, Biblioteca Gino ■ 1anco ci permettono ormai d_icorre~ger~ q1;1est~ par: zialità certo involontaria, degli ant1ch1 scr1ttor1. GÌi eserciti antichi, e specialmente quelli • • • orientali, erano adunque eterogenei e m1st1, e dobbiamo ammettere che i condottieri delle • • • • graridi campagne assire, p~rs1ane, eg1z1~n~, cartaginesi possedessero un eccellente d1sc1plina mentale e un' arte consumata per dirigere quelle spedizioni così complesse, alle quali partecipava110 fanterie di vario genere, cavalleria, carri falcati, elefanti, arceri, frombolieri, macchin·e leggere (artiglierie da campagna) e macchine pesanti (artiglierie d'· assedio). E certo che le armi da getto assumevano enorme importanza in quelle battaglie e che i movimenti dei vari corpi . nelle varie fasi dell' azione richiedevano nei capi qualità raffinate di tattici. Gli eserciti greci del periodo classico e quelli italici dei primi secoli erano ordinati con maggior semplicità; e ciò per d·ue ragioni: che la Grecia e l' Italia fornivano s·carsamente cavalli, e che gli ordinamenti civili dei due paesi (base eterna degli ordinamenti militari) non permettevano I' esistenza di eserciti professionali; bensì soltanto di milizie cittadine. Ora è chiaro che se queste possono costituire una salda fanteria, non si prestano a forni re quei corpi che sono destinati a maneggiare armi richiedenti uno speciale e lunghissimo addestramento, come l'arco o la fionda, o a montare focosi destrieri. La fante ria pesante fu dunque il nucleo degli · eserciti nazionali - come possiamo giustamente chiamarli - greci e italici primitivi. · Soldati improvvisati, animati da fortissimo amor patrio, ma privi di una vera istruzione tecnica, essi cercavano nella saldezza organica un compenso alla mancanza delle altre qualità: perciò si coprivano di robustissime armature e, . _muniti di lunghe picche, schierati su otto, dodici e perfino quattordici fìle di profondità opponevano la forza ·e la compattezza della massa alle evoluzioni più sapienti, ma non sempre più efficaci, del nemico. T aie formazione falangitica fece b~ona prova in taluni piccoli scontri come quello di Mara- • • tona, storicamente interessanti, ma militarmente insignificanti. In realtà la falange gr~ca ed anche quella romana (la Legione primitiva) da se stesse non potevano vincere nessuna gra~de ba_ttaglia. Esse era110 incapaci di mano- ..

VITA NOVA I 1 vrare e di ottenere la « decisione )) del combattimento. Dotate di grande resistenza ed efficacissime nella tattica frontale, potevano solo respingere lentamente l' avversario, ma non mandarlo in rotta nè avvilupparlo: al contrario si prestavano anche troppo ad essere avviluppate. Se i corpi leggeri nemici riuscivano ad avvolgere la falange, attaccandola sui fianchi o da tergo, il disastro era · completo. La falange infatti • non poteva eseguire conver- • • • • • s1on1,e neppure r1t1rars1ordinatamente; rotti gli ordini, ai soldati non restava che fuggire. Così pure, la falange non poteva scindersi durante il combattimento: ogni sua parte . seguiva le sorti del tutto : il tentativo · dì dividersi in due o più parti permetteva al nemico di penetrare negli intervalli 1' rendendo la sconfitta sicura. Così accadde presso Pidna ai Macedoni ; così presso Canne alle legioni falangitiche dei Romani (vecchio tipo); così, per portare un esempio moderno, a Melegnano ai battaglioni svizzeri composti pure falan- . . ' . . g1t1camente ; cosi a1 . . dell' avversario e lo teneva impegnato, mentre la cavalleria e le altre armi veramente atte ali' urto lo assaljvano sui fianchi e allé .spalla. Stabiliti questi principi, si vede come le falange isolata non potesse costituire uno strumento di decisione; e lo stesso può dirsi della · Legione di vecchio tipo, la quale infatti, se fu sufficiente ai .Romani per vincere gli altri popoli italici, rivelò la sua debolezza organica di fronte a ordinamenti più complessi e completi, come quelli degli eserciti di Pirro e d'Annibale. · La Legione falangitica, composta di manipoli omogenei, di. truppa pesantemente ar- -- - -... .............. mata e munita di picche, richiedeva d' esser integrata con altri mezzi per mettersi al livello di una tattica più evoluta. Evolvendosi a sua volta, nella glorios·a fase che va da Scipione Afri- · cano a Caio Mario, la Legione fìnì col pre- · sentare una struttura profondamente diversa, · mentre la stessa sua funzione nel complesso della battaglia si modi- · fìcava. Avvenne della Legione romana quel tercios spagnoli a Rocroy. Come si vede, a migliaia d'anni di distanza, gli eventi bellici tendono a riprodursi in CAVALIERE LEGIONARlO ·che era accaduto della falange greca, tanto di..:. versa ai tf~mpi d' Alessandro, da ·quella dei tempi di l\1ilziade o di Epaminonda. La visione che si ha generalmente forme simili ripresentando problemi analoghi. Come è noto, le battaglie moderne si com-· battono col fuoco e con l'urto.· Nelle battaglie - antiche si trova l' equivalente del fuoco nell' uso delle armi da getto, altrettanto efficaci nella pratica, fatte le debite proporzioni del numero e delle distanze. Ma l' urto come si otteneva? Non certo con l' impiego della falange, la quale aveva un compito soltanto difensivo e passivo. L'urto era ottenuto con la cavalleria o con artifici d' altro genere, come l' uso degli elefanti da guerra e dei carri armati. La fanteria pesante, ordinata i~ falange, sosteneva dunque l'assalto BibJioteca Gino Bianco , delle splendide vittorie di Alessandro,· nelle quali s' immagina la falange irta di picche avanzante con forza irresistibile, calpestando · le schiere persiane, è del tutto fantastica. Il gran re Illacedone vinse tutte le sue battaglie con I' impiego sapiente della cavalleria, che molte volte condusse personalmente ali' assalto, mentre le falangi quasi immobili tenevano impegnato il nemico e resistevano agli attacchi della, cavalleria e delle truppe leggere avversarie. Così Scipione potè vincere, rovesciando le sorti tremende della seconda guerra punica, quando, trasportato l' esercito in Africa, ottenne • fl

VITA NOVA da Massi nissa quella formidabile cavalleria, la cui mancanza aveva tenuto fino allora i Romani in condizione di penosa inferiorità. D'allora in poi i condottieri romani non temerono più di ricorrere largamente ali' im,., piego di truppe ausiliarie, che sole potevano assicurare la decisione del combattimento per mezzo · dell'urto. D'altra parte, alla gloriosa Legione cittadina ed italica doveva restare affidata solo · una funzione accessoria? Niente . affatto : petchè . ' c10 non accadesse, i Romani • sapientemente ne cambiarono e perfezionarono · l'armamento so- ~ ~ . stituendo le lun- , ghe e pesanti picche, proprie delle formaziorii falangitiche di vecchio tipo, coi pili~ ossia gia..- vellotti : armi, dunque da lan-• cio, in virtù del..- le quali i legi9..- • nari potevano • • 1ncom1n..- ciare l' a..- .•' zlone a I distanza, salvo poi LEGIONARIO a serrare • energ1ca..- mente il nemico non appena le sue file appa..- rissero sgominate o almeno disordinate sotto la pioggia dei pili. . Con ciò il problema era elegantemente risolto. L'uso del pilo richiedeva certo un alle..- namento atletico speciale, ma non superiore alla capacità media d' un uomo robusto; al tempo stesso esso permetteva alla Legione di uscire dalla sua funzione passiva; ne faceva cioè un ele..- mento rrzanovriero. Per accentuare questa sua capacità, un secolo prima dell'Era Volgare si cam..- Bi liote a Gino Bianco biò l'ordine manipolare nell'ordine per coorti: innovazione importantissima e degna veramente del genio di Mario; perchè questa unità intermedia fra la massa della Legione e l'eccessivo frazion·amento in manipoli permise ai capi di regolare con pochi comandi la disposizione delle forze. Col tempo tuttavia, l' importanza dellf: armi da getto andò sempre crescendo, così che non solo arceri e frombolieri aumentarono di numero accanto alle Legioni, ma finirono con l' esservi intercalati. Già a Farsaglia essi erano più numerosi dei legionari veterani di Cesare: più tardi costituirono intere coorti, frammiste alle ordi--- narie coorti di fanti; infine, sotto l' Impero, la Legione si arricchì di macchine da guerra in grande quantità, e di strumenti di distruzione o di difesa (cavalli di Frisia, triboli, ecc.) in modo . da costituire un vero piccolo esercito, nè più nè meno dell' odierna Divisione; e invece di ' contare, come in origine, da 4500 a 6000 uomin1, ne raccolse fino a dieci o dodicimila. . Col co1nplicarsi dell' orga_nismo l<'gionario eh~ toccò il massimo dopo gli i\ntonini, si ·vuol far coincidere l' inizio della decadenza dell'arte della guerra classica·; ma questo ·è in gran parte errato. La Lègione non fece altre che adattarsi OL ai s·uoi c<;>mpitisempre più compl-::.ssie difficiJi, col crescere dei numero degli avversari che d~veva combattere e che andavano dalle poderose orde germaniche e sarmati,:he alle brillanti . . . cavallerie partiche e arabiche. Del resto non è affatto dimostrato che il complicarsi degli strumenti di ~uerra implichi una vera dècadenza dell' arte militare: dal punto di vista estetico ciò ' . . puo essere 1n parte vero, ma tecnicamente è piuttosto vero il contrario, perchè le combina--- zioni intellettuali crescono di numero e d' interesse col cresc·ere dei mezzi che sono a disposizicne del capitano. . Comunque possiamo dire che per la perfetta fusione di elementi nazionali con elementi importati, per la capacità di adattamento e di frazio- _na~ento, per le crescenti qualità manovriere, per 1~ ricchezza di co~binazioni tattiche alle qual, s1·~restava_, la Leg1~ne romana è sempre stata p~r1alle esigenze dei tempi, li ha spesso precorsi e 1n sostanza resta sempre un modello i~imitabile di ordinamento militare. · ALDO VALORI

FASCISMO: CRONACA E STORIA La crisi che l' Italia sta ·attraversando in Ma la cosa non è poi, ad una considerazione questi anni è assai più vasta e prof onda di più attenta, tanto grave come ·pare. Tutto sta quello .che molti immaginino, di coloro stessi ad esser capaci di una considerazione più che la vivono, da una parte e dall' altra, con attenta : la quale esige che. si sappia far atto più intensa passione. Questa passione, mentre di umiltà e di distacco dai sentimenti e risentiè, di per sè, segno che il nostro più intimo menti dell' ora che corre, andare oltre alla , essere, di cittadini e di uomini, è preso nella cronaca, per leggere più addentro, nel silenlotta e si tormenta in essa e duole, porta troppo zioso travaglio della storia èhe, possedendo il spesso, nel fervore dei contrasti e delle pole- tempo, non ha le nostre impazienze nè cura il miche, a diminuire il valore e le ragioni del- nostro bisogno di comporre i pochi frammenti l' avversario, a negare quel che egli afferma, con di vita che ora ci occupano in una integrazione la stessa veemente esasperazione che egli mette fantastica, fugace ·come ·la stessa necessità che nell'affermare, a fare degli atti individuali e della la crea. cronaca spicciola una cortina o un velo agli oc- Il problema della nostra partecipazione alla chi, che impedisce di vedere la realtà obbiettiva guerra europea non fu solo un problema di delle cose e la logica possente che la affatica. azione : fu, per ·noi, un problema d' essere : · Così noi vediamo, ad esempio, quelli che non si•trattava solo di /ar la guerra, ma di far per qualche tempo fecero cammino insieme con noi stessi alla guerra : 'di vincere, cioè, una il fascisnio stupirsi, oggi, e i'ndignarsi, offesi, visione di vita, un costume, una pigrizia morale della · intransigenza aggressiva con la quale in cui la guerra non aveva senso, e di darci una questo, non solo si distacca da essi, ma nega visione e un ritmo di vita, una volontà di potenza al popolarismo, ·alla democrazia, al liberalismo per le quali la guerra avesse un senso ed un sin anche il diritto di vita, portando il contrasto risultato. L'interventismo, prima, e il fascismo, nel campo stesso delle ideologie e dei prin- dopo, vollero dunque darci una coscienza naziocipii ; e accanirsj quindi, per rivalsa, contro i nale ferma nelle sue certezze, ravvivante tutta ' tentativi che il fascismo fa di dar corpo di la tradizione nazionale, compatta, alacre, pronta dottrina e di visione politica generale ai suoi alla disciplina ferrea ed alla azione eroica, cap~ce impulsi o di tradurre in leggi ed in istituti di dominare i suoi mezzi e le opportunità, di quello che esso sente essere il suo spirito ani-· proporsi scopi alti e vasti. E ciò implicava matore. E,' certo, questo negare in blocco un ripudio delle qualità negative, sotto questo mondo di ·~ultura, di istituti, di costumi poli- aspetto, ed acquisto di 'quelle più atte alle tici del quale si è figli ; questo distacco reciso nuove esigenze. . dal presente e quasi voluta soluzione di conti- · Due nemici interventismo e fascismo hanno nuità e ricominciamento radicale nella storia _ trovato di fronte a sè in questa formidabile nostra ; questo disprezzo delle dottrine e della impresa : uno era I' incapacità di · volere, il critica e fiducia cieca in una specie di affiato vuoto di certezza, I' eclettismo scettico, i prinmistico hanno qualche cosa di paradossale e cipii-maschera, l' egoismo di individui, di catepongono gli uomini della generazione scavai- gorie, di campanile, l' astuzia delle combinalata nell'alternativa o di negare ogni credito zioni, l' inerzia pesante delle masse; l'altro, ai loro cc affossatori » o di chiedersi se davvero una volontà opposta, che poneva il fulcro della tutto quello che essi hanno pensato e voluto e nuova storia fuori della nazione e fuori delpregiato sin qui non fosse che un errore e non I' unità operosa degli elementi sociali che la maturasse che delle rovine. compongono, e prendeva, negli ultimi tempi, Biblioteca Gino Bianco

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