Piante da essenza. La prossima ricorrenza di S. Giovanni, richiamandoci alla memoria una antica, caratteristica e gentile costumanza - la distribuzione delle fragranti infiorescenze di lavanda che, riuniti in mazzetti caratteristicamente confezionati è d' 1110, specialmente tra i ceti rurali, conservare framezzo alle biancherie per impartirvi un gradevole e riposante profumo - ci richiama alla memoria le sorti e gli alti fastigi raggiunti da un'arte antica I' erboristeria, facendoci pensare a quelli ai quali attualmente potrebbe assurgere, avendo la formacopea e la medicina ormai ~egnato decisamente un ritorno ai medicamenti di origine schiettamente vegetale, e la industria delle essenze da profumeria e liquoreria ha raggiunto un notevole sviluppo, tendente per altro sempre ad aumentare. Siamo indotti cioè a dire brevemente di alcune piante., che grande importanza ebbero, e sempre più potrebbero avere, tanto per la utilizzazione di terreni improduttivi o scarsamente produttivi, quanto per le industrie ed i commerci che, come avveniva in passato ed anche attualmentein alcuni paesi, potrebbero rigogliosamente alimentare. Dopo di avere premesso' che una moderna erboristeria (per mantenere l'antico termine) dovrebbe essere la risultante, oltre che dello sforzo sapiente di elette maestranze - pe_r quanto particolarmente ha riferimento alla ricerca, preparazione e conservazione di quelle piante medicinali od aromatiche spontaneamente crescenti nei nostri terreni -- per talune di queste anche di quelli degli agricoltori, che, non dovrebbero disdegnare di introdurle nelle loro aziende laddove specialmente, avendosi terreni suscettibili di scarso rendimento o tutt' affatto improduttivi, basterebbe migliorarvi quelle condizioni sotto le quali allo stato naturale allignano, nello stesso ambiente od in ambienti consimili, per ricavarne utili tutt'altro che disprezzabili che potrebbero divenire cospicui qualora se ne facesse~ di talune specie, oggetto di una coltura specializzata in terreni particolarmente adatti normalmente facenti parte degli -ordinari avvicendamenti. La c~ltivazione delle piante medicinali ed aromatiche, di questi ultimi tempi, ma specialmente dopo la conflagrazione mondiale, ricevette, per le ragioni indicate, nuovo e notevole impulso. In Italia fu appunto durante e dopo la grande ·guerra che se ne valutò la necessità della estensione attraverso la amara constatazione, (più amara in quanto riferita ad un ambiente generalmente più di ogni altro adatto a queste colture) della deficienza dei ricavati dalle piante stesse, degli elevati quantitativi· che di questi dovevamo quindi e dobbiamo importare dall'estero a coprire il fabbisogno nazionale, e dei loro prezzi divenuti vertiginosi. Ed appunto per coprire tale deficienza e colmare una lacuna, che oltre tutto non torna certo ad onore della agricoltura italiana, la benemerita federazione Pro Monti bus - et Silvis si mise, coli' aiuto di valentissimi tecnici, coraggiosamente all'opera per diffondere, sia con pubblicazioni, che con conferenze ecc., le conoscenze relative a queste piante, ed il senso della necessità di opportunamente coltivarle, ove sia possibile, giudiziosamente ricercarle prepararle, conservarle ecc. In definitiva dimostrare « che le nostre ricchezfe botaniche (in piante aromatiche e medicinali) sono tali da disimpegnarsi in gran parte, per un simile commercio da ogni contributo verso le nazioni estere ~. Nella nostra provincia. in virtù specialmente della attività e della solerzia dèl conte Cesare Ranuzzi Segni, presidente della sezione Emiliana della predetta Federazione, venne già fatto molto. Merita di essere ricordata la pregievole pubblicazione, dovuta alla sagacia ed alla valentia di G. Ungarelli. « Le piante aromatiche e medicinali nei nomi e nell'uso e" nella tradizione bolognese ~ avvenuta sotto gli auapici della Sezione stessa, con la quale l'autore, notissimo nella lessicografia dialettale, fornisce e traccia una guida • , • ■ 1n s·anco .. precisa e sicura nella non facile ricerca delle piante utili secondo i suesposti fini, sia per gli erboristi di professione, che per gli agricoltori in genere e per gli studiosi. · Ma, veniamo alla lavanda, dalla quale avemmo occasione di prendere questo spunto. . *** Appartiene ali~ famiglia delle labiatè. Il ·suo nome (La1'andula Spica L.) deriva dal latino lavare, poichè sin da tempo remoto, veniva adoperata per profumare r acqua dei bagni. Circa le sue caratteristiche botaniche, ci limitiamo a dire che è pianta perenne, formante arbusti cespugliosi, alti sino ad un metro, con foglie lineari, verdéts.tre e con orli un poco ravvolti in sotto. I fiori raggruppati in glomeruli di 3 a 5, costituiscono spicastri gracili lungamente peliceliati; hanno la coralla violacea, che talvolta può divenire anche bianca. . . E pianta per niente esigente. Viene coltivata in qualche località, non p,erò come lo potr~bbe in considerazione delle cure sommaria che richiede. Più spess'ò è spontanea; si sviluppa nei luoghi aridi, sassosi della regione mediterranea e sub-montana. Nelle nostre colline, ove si trova spontanea, potrebbe essere suscettibile di una notevole coltivazione che permetterebbe di ricavare µtili notevoli da terreni nei quali appena appena qualche profitto· è possibile rit.rarre col pascolo. Si procede alla piantagione della lavanda, o per seme, o per talee. Generalmente ci si attiene a questo secondo metodo. Si formano, staccando dai cespi, spontanei o coltivati, in agosto delle talee che si pongono a radicare in un piccolo vivaio. L'anno dopo, in settembre-ottobre, ven- \ gono poste a dimora disponendole in file distanti ali' incirca un met, o, ed a 60-70 centimetri distanziata tra di loro. Le cure di coltivazione si limitano, di solito, ad una cimatura, che vi si pratica il primo anno dopo l'impianto e che ha lo scopo di renderne robusto l'apparato radicale. Nel1' anno successivo e'ntreranno in produzione. · Il prodotto è costituito dalle infiorescenze, che si cominciano ad ottenere dalla seconda decade di giug110 sino ali' agosto. Si raccolgono in · mazzetti che vengono passati alla ·distilleria. Una difficoltà è costituita dal sapere cogliere il momento giusto per la massima resa in ess~nza od olio etereo. Questo di solito, coincide colla fioritura spiegata e non si ha a fioritura, incipiente come qualcuno ritiene. *** L'anice (Pimpinella Anisum L.) appartiene alla famiglia delle ombrellifere. È spontanea nelle nostre regioni collinari ove per altro, ·specialmente in romagna (alto Faentino, Castrocare, Rocca S. Cassiano, ecc.) veniva, per· quanto in modo primitivo, largamente coltivato ed attualmente lo potrebbe essere, come in altre zone analoghe del bolognese, - certameute in modo proficuo. È pianta annual~. erbacea che può raggiungere financo l'altezza di m. 1.50. Ha· foglie picciuolate con lamina trilobata ed i fiori di colore rosso porpora raccolti in infìorescen7e, od. ombrelle ali' estremità del fusto e dei rami. Il frutto o seme, che si divide in due acheni, è di color grigio-verdastro. Ha odore aromatico, gradevole, e sapore caldo, dolce e molto • piàcevole. É abbastanza esigente in fatto di coltivazione. Prospera bene nel clima mediterraneo. Predilige un terreno di colle, leggero, contenente un buon grado di calcare, fertile, bene esposto, (preferibilmente a mezzogiorno) . accuratamente lavorato ed opportunamente concimato (30 q.li di letamt, 2 q.li di perfosfato e 3 q.li di gesso per ettaro). In marzo e aprile se ne effettua la semina, alla volata od ~ righe, 45 - • I '
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